FERUFFINI, Girolamo
Nacque nel 1491, forse figlio del giureconsulto Giovanni, nominato consigliere di Giustizia del duca di Milano il 24 febbr. 1487.
Proveniva da una famiglia nobile, originaria di Alessandria stabilitasi all'inizio del secolo a Milano ove ricoprì le più importanti cariche della Cancelleria ducale. Giovanni fu il primo della casata a trasferirsi nel Ferrarese, al servizio degli Estensi.
Del F. non si hanno notizie fino al 1525, anno in cui fu ambasciatore dei Genovesi presso l'imperatore Carlo V, a Soncino. Nel 1527 chiese ad Alfonso I d'Este di entrare al suo servizio come segretario; gli fu invece concessa la nomina ad ambasciatore, impiego meno lucroso. Nel novembre di quell'anno partì per la prima ambasceria in Inghilterra, dove rimase fino al dicembre del 1529, con l'incarico di rassicurare Enrico VIII circa la segreta adesione del duca di Ferrara alla Lega di Cognac e di ottenerne l'autorizzazione a rettificare un capitolo del patto di alleanza.
Nel 1530, tra aprile e settembre, il F. fu inviato a Milano, alla corte di Francesco II Sforza, sia per organizzare un incontro fra costui ed il duca di Ferrara, dietro richiesta di quest'ultimo, sia per trovare alleanze contro le pretese gonzaghesche alla successione del Monferrato. L'abboccamento venne fissato per il settembre di quell'anno.
La successiva legazione francese, svoltasi tra il febbraio del 1534 e l'aprile del 1537, rappresentò uno dei momenti più importanti della carriera del F., che ricevette per l'occasione la nomina ad oratore residente.
Numerosi infatti ed assai delicati furono i compiti affidatigli: innanzitutto la riscossione del prestito di 150.000 scudi versati alla Corona di Francia dal duca Alfonso, nonché l'esazione dei censi e delle tredecime sul ducato di Chartres, la signoria di Montargis e la contea di Gisors in Normandia, per un totale di 12.500 scudi annui, che erano parte della dote di Renata di Francia, andata sposa nel 1528 ad Ercole, primogenito di Alfonso I. Il F. fu anche incaricato di richiedere a Francesco I sia l'intercessione per il cardinalato tramite l'intervento dei suoi ambasciatori a Roma sia la concessione di un beneficio in terra di Francia a favore di Ippolito d'Este, arcivescovo di Milano, altro figlio di Alfonso. Infine i legati francesi presso il papa avrebbero dovuto ottenere la riduzione dei censi sul Ferrarese che il duca era costretto a corrispondere al papa fissati in ragione di 7.000 ducati l'anno dal lodo di Carlo V del 1530.
L'ambigua politica di neutralità di Ercole II, succeduto ad Alfonso I morto il 31 ott. del 1534, certamente non facilitava il compito del Feruffini. Vane furono le insistenze di Francesco I perché il duca di Ferrara aderisse ad una nuova lega antiimperiale; dall'estate del 1536 le difficoltà del F. alla corte francese crebbero ulteriormente con l'affare di madame de Soubise e delle sue due figlie, dame di compagnia della duchessa Renata, accusate di aver fatto filtrare alla corte ferrarese gli insegnamenti di Calvino. Il F. riuscì nell'intento di far richiamare la nobildonna in Francia, ma ciò causò un peggioramento dei suoi rapporti col re, unitamente alla notizia che Ercole II, dopo aver inviato i segretari B. Prosperi ed A. Guarini in ambasceria a Napoli alla corte imperiale, aiutava finanziariamente in segreto l'imperatore e non permetteva ai suoi sudditi di militare sotto la bandiera francese. In queste circostanze, cui si aggiunse il rifiuto del duca di consentire il ritorno in Francia di Renata (per rinunciare pubblicamente ad ogni pretesa sul Ducato di Milano), alla fine della sua missione, quando da tempo infuriava la guerra tra Francia e Impero, il F. aveva ottenuto soltanto tre benefici per Ippolito d'Este, grazie anche alla presenza a corte del beneficiario stesso dal marzo del 1536; per quanto riguardava i crediti ferraresi, ottenne soltanto la promessa di Francesco I che essi sarebbero stati convertiti in assegnazioni a favore di mercanti ferraresi.
Fra l'estate del 1541 ed i primi del 1545 ebbe luogo la legazione del F. presso l'imperatore, che seguì prima a Napoli, poi in Spagna, a Genova, a Beïaia e all'impresa di Algeri del 1542, infine a Bruxelles ed in Germania, per concludersi con la campagna di Francia e la pace di Crépy.
Giunto a Genova, il F. ritrovò A. Rossetti, suo predecessore nell'ambasceria, ed insieme tentarono invano di concordare con A. Doria un convegno a Mantova fra l'imperatore ed il duca Ercole II. Il ruolo del F. si fece rilevante quando ricevette l'ordine di seguire da solo Carlo V nel Brabante, dapprima per chiedere la licenza per un'estrazione di salnitro dal Regno di Napoli a favore di Ercole II, poi per seguire le trattative dello scambio fra Francesco d'Este, fratello del duca e prigioniero a Fontainebleau, ed il marchese Gabriele di Saluzzo, ostaggio di A. d'Avalos, marchese del Vasto, luogotenente generale imperiale in Italia, che in quel momento occupava anche Brescello.
Fra le missioni affidate al F. vi erano anche la difesa dell'investitura imperiale degli Estensi proprio su questo territorio e su quello di Carpi, che i Pio desideravano riacquistare dall'Impero per 25.000 scudi, nonché la revoca del sequestro dei frutti dell'arcivescovato di Milano e della sospensione delle sue decime, attuati dal del Vasto ai danni del cardinale Ippolito d'Este, protettore del F. stesso.
Nel 1544 il F. fu a Spira durante lo svolgimento della Dieta, cui parteciparono anche Francesco d'Este appena liberato e Ferrante Gonzaga: tramite l'arcivescovo di Augusta il F. riuscì ad impossessarsi dei testi delle proposizioni di Carlo V e dei principi tedeschi e ad inviarli a Ferrara, tradotti in latino. Questa ambasceria registrò consistenti successi: oltre alla liberazione dell'Este ed alla decisione imperiale di assegnare nuovamente Brescello al duca di Ferrara per il fratello Ippolito, il F. riallacciò soprattutto i rapporti fra il suo signore e Carlo V, già deteriorati dalle informazioni ricevute da quest'ultimo circa i prestiti che Ercole II avrebbe concesso a Francesco I e dall'arruolamento di sudditi ferraresi nell'esercito francese. Pertanto il 9 sett. 1546 il duca lo ricompensò col concedergli in feudo la proprietà della Malvasia a Bardella, che si aggiungeva così ai terreni già posseduti nel Carpigiano e a Valenza in Piemonte.
Appartiene al settembre 1547, in seguito alla congiura contro Pierluigi Farnese, una breve missione straordinaria del F. a Roma, rivolta ad ottenere dal papa assicurazioni sulla sorte di Modena e Reggio, in cambio dell'aiuto fornitogli contro i congiurati. L'ultimo incarico fu una legazione a Venezia fra il 1549 ed il 1554.
Il F. avrebbe dovuto discutere col Senato veneziano nuove convenzioni relative alla cattura di banditi e contumaci nei territori di confine, chiedere l'appoggio per l'elezione del cardinale d'Este nel conclave del 1549, sondare l'atteggiamento della Repubblica riguardo alla situazione di Parma e Piacenza ed infine indurre il Senato a votare le contribuzioni finanziarie per le fortificazioni del Po.
Se inizialmente i Veneziani apparvero propensi a un'alleanza con Ferrara per formare una lega in funzione antimperiale o antipapale a seconda delle circostanze, in seguito optarono decisamente per la neutralità. La conclusione della guerra di Parma non apportò danni al Ducato estense, ma il F. non ottenne dal Senato se non concessioni minori.
Il F. era già infermo dalla fine del 1550; ai primi del 1553 vennero inviati a Venezia A. Rossetti ed il fattore ducale A. Guarini, per affiancarlo nella trattativa col Senato, relativa ad alcune navi ferraresi trattenute dalla dogana veneta.
Morì nel febbraio del 1554 e venne sepolto a Venezia, nella chiesa di S. Francesco della Vigna.
Sposatosi fra il 1537 ed il 1540, non aveva avuto figli. Adottò ed istituì erede Giovanni Velroux, figlio senza mezzi di parenti alessandrini, che tentò invano di avviare alla carriera diplomatica. Con costui e con Pier Francesco, figlio illegittimo di un fratello del F., si estinse questo ramo della famiglia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Modena, Arch. Estense, Carteggio ambasciatori, Francia, bb. 11-13; Germania, bb. 5-6; Inghilterra, b. 1; Spagna, b. 6; Genova, b. 1; Milano, b. 28; Roma, b. 47; Venezia, bb. 36-41; Carteggio di referendari..., b. 11;Particolari, b. 515; A. Maresti, Teatro genealogico et istorico...,Ferrara 1678, pp. 127 s.; A. Rozet-J. F. Lembey, L'invasion de la France et le siège...,Paris 1910, pp. 138, 141, 244 ss.; G. Hérelle, La prise, l'incendie et la ruine de Vitry-en-Perthois..., Vitry-en-François 1022, pp. 188-195; G. Bertoni, Clément Marot à Ferrare, in Revue des études italiennes, I(1936), pp. 188, 191 ss.; Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1948, p. 42 (per Giovanni); L. Chiappini, Gli Estensi, Milano 1967, p. 259; Id., La corte estense alla metà del Cinquecento...,Ferrara 1984, pp. 112 s.