DUODO, Girolamo
Primogenito di Pietro di Cristoforo e di Foscarina Foscarini di Francesco di Giovanni, nacque a Venezia nel 1436, probabilmente agli inizi di settembre.
La famiglia risiedeva allora nella parrocchia di S. Angelo, e solo nella seconda metà del secolo successivo si sarebbe trasferita nel palazzo di S. Maria Zobenigo, pure nel sestiere di S. Marco, che già le apparteneva: nella dichiarazione di decima inoltrata il 14 ag. 1514 il D. afferma che questa "casa grande da stazio" l'aveva affittata ad Andrea Priuli.
Tradizionale nella famiglia, che godeva di cospicue ricchezze, era l'esercizio della mercatura, ed al commercio col Levante (sia gestito in forma diretta sia mediante l'attività creditizia) il D. avrebbe continuato a dedicarsi lungo tutto l'arco della sua esistenza, in sostanziale uniformità con la tendenza - tipica di tutto il patriziato veneziano quattrocentesco - a considerare la proprietà fondiaria come una sorta di assicurazione, niente più che una riserva di capitale, contro i rischi della mercatura. Così, anche quando provvide ad ingrandire la proprietà di Monselice (dove alla fine del '500 sarebbe sorto uno straordinario complesso architettonico), il D. non cessò di far navigare le sue navi e di operare in ambito finanziario: nel 1475 garantì 175 ducati ad un agente dell'emporio realtino; nel 1500 assicurò la galera di Gian Domenico Contarini, che stava per recarsi ad Alessandria; nel 1502 una sua nave carica di stagno fu depredata da un corsaro portoghese, presso Rodi; nel 1515 risulta tra i principali sottoscrittori di un grosso prestito alla Signoria.
é probabilmente da imputare a questa attività il ritardo (e, almeno per i primi tempi, la discontinuità) con cui il D. si accostò alla politica: dopo aver sposato, nel 1467, Bianca Gabriel di Alessandro di Benedetto, dalla quale però non ebbe figli, soltanto il 7 genn. 1472 assunse il primo incarico, tra i cinque savi alla Pace, e un anno dopo fu eletto ufficiale di Notte; divenne quindi ufficiale alle Rason Nove (1481-82) e patrono all'Arsenale (1491-92), magistratura alla quale era allora appoggiata la realizzazione di uno dei più considerevoli ampliamenti della prestigiosa struttura.
Solo dopo la sessantina, tuttavia, l'esercizio dell'attività politica sarebbe prevalso, nell'animo del D., rispetto agli altri interessi; e sarebbe risultata, la sua, una carriera alquanto particolare, giocata - per cosi dire - all'interno dell'apparato statale: egli infatti non ricopri mai incarichi militari, né fu ambasciatore o rettore; pure godette di notevole prestigio presso i concittadini, forse a motivo delle ricchezze e della numerosa parentela, giacché più volte il Sanuto ricorda il suo nome tra quelli dei nobili che solevano accompagnare il doge nelle processioni ed in altre manifestazioni tipiche del rituale civico veneziano; ancora nel settembre 1501 partecipò attivamente alle votazioni che portarono al trono ducale Leonardo Loredan.
Il D. si occupò soprattutto di finanza pubblica e di acque. L'11 luglio 1500 fu eletto provveditore sopra l'Esazion del danaro e qualche mese dopo, il 16 febbr. 1501, tra i deputati alle vendite di beni demaniali, per far fronte alle esigenze finanziarie acuite dal duplice impegno militare che la Repubblica era allora chiamata a sostenere in Lombardia e nel Levante; e ancora fu tra i savi alla Tassazione il 12 marzo 1502; ebbe cioè l'ingrato compito di fare i conti in tasca ai commercianti ed ai bottegai veneziani, categorie con le quali intratteneva solidi rapporti: è ancora il Sanuto ad informarci che il terribile incendio che devastò Rialto, nel gennaio '14, causò gravi danni a diverse botteghe del Duodo.
Ma l'incarico più significativo della sua carriera, e che l'avrebbe assorbito per anni e anni, gli venne conferito il 21 maggio 1505, quando fu eletto nel collegio delle Acque, due giorni dopo che questa nuova magistratura era stata istituita, ad opera del Consiglio dei dieci.
Il problema, infatti, era di vitale importanza e consisteva nella salvaguardia della laguna, le cui condizioni risultavano allarmanti: "sta terra si fa malsana" ripete di frequente il Sanuto, in quel torno di anni, ed effettivamente il progressivo interramento di barene e velme, specie nelle zone di Torcello-Burano e di Fusina, sembrava fenomeno irreversibile. A partire dal 1501 si erano create commissioni di studio, dove matematici e idraulici, "proti" ed " inzegneri" quali Pietro Sambo, Nicolò Trevisan, Giovanni Carrara, Alessio Aleardi, fra' Giocondo da Verona fornirono pareri e stesero relazioni, non di rado contraddittorie: la necessità di separare le acque dolci dalle salse, l'estromissione cioè degli apporti fluviali dalla laguna era si avvertita, ma ancora evasivamente, a causa dell'imperfetta conoscenza di una meccanica lagunare fondata su nozioni approssimative. Agli inizi del 1505, comunque, si era stabilito di procedere ad una risistemazione del corso del Bacchiglione e del Brenta, ma la discussione era ancora aperta su come e dove deviare quest'ultimo. L'Aleardi aveva proposto di mutarne l'alveo a San Bruson per farlo sfociare nella laguna presso Conche, senonché questa proposta venne contestata, un anno più tardi, da fra' Giocondo (definito dal Sanuto "excellentissimo inzegner et mathematico"), che il nuovo collegio delle Acque aveva interpellato, dopo essere venuto a conoscenza delle opere realizzate dal frate a Parigi e a Blois.
Nell'ambito dei collegio, sin dall'ottobre 1505 il D. fece parte di una commissione ristretta di tre patrizi ai quali spettò il compito di organizzare i lavori della magistratura: egli ebbe dunque una parte decisiva in tutta la vicenda. La sua firma accompagna infatti le relazioni inoltrate al principe da fra' Giacomo e dall'Aleardi (la cui proposta fini per essere accolta, non perchè migliore, ma in quanto meno dispendiosa), e fu lui a proporre i principali provvedimenti contro i danni che venivano inferti alla laguna dall'incuria di marinai e pescatori; inoltre il D. - unico fra tutti i colleghi - ricoprì ininterrottamente la carica sino al luglio 1510, e poi ancora per un anno, dal settembre 1511, rappresentando in tal modo l'indispensabile continuità nella magistratura.
Senonché l'azione di quest'ultima venne praticamente bloccata dagli eventi bellici provocati dalla Lega di Cambrai e il corpo degli ingegneri, lo stesso fra' Giocondo, vennero per molti anni impegnati in opere di difesa militare: di politica delle acque si sarebbe ripreso a parlare solo a partire dagli anni Trenta del secolo, con la successiva generazione dei Comer e dei Sabbadino.
Il D. tornò a ricoprire cariche di natura finanziaria (il 1°ott. 1509 divenne governatore delle Entrade, nel luglio del '13 fece parte di una conunissione esecutiva contro i debitori pubblici), ma ottenne anche significativi riconoscimenti in ambito più propriamente politico, nell'ottobre 1512 fu eletto consigliere ducale e un anno dopo entrò nel Consiglio dei dieci.
Morì ottuagenario, a Venezia, tra il 4 ed il 18 aprile 1516; le due date riguardano infatti la stesura e l'apertura del testamento, con cui lasciava eredi i fratelli di una ingente sostanza e chiedeva di essere sepolto nella chiesa di S. Angelo, accanto alla moglie Bianca.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, Storia veneta 19: M. Barbaro-A.M. Tasca, Arboride' patritii…, III, p. 387, ibid., Avogaria di Comun. Balla d'oro, reg. 163, c. 203v; Ibid., Dieci savi alle Decime. Redecima 1514, bb. 15/32; Ibid., Sezione notarile. Testamenti, bb. 133/532; per l'attività mercantile e creditizia, Ibid., Avogaria di Comun, reg. 179: Provedi etàper patroni di galera, c. 55r; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss. P.D. C 824/57; per la carriera politica, cfr. Arch. di Stato. di Venezia, Segretario alle Voci. Misti, reg. 6, cc. 3r, 30v, 37v, 47r; reg. 7, cc. 6v, 9v, 28v, 37v; Ibid., Segretario alle Voci. Elezioni dei Pregadi, reg. "A", c. 50r; Ibid., Savi ed esecutori alle Acque, b. 376: Terminazioni, cc. 21r, 22r, 23r-24v, 25v, 26v, 27v-71r; Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. IV, cod. 325 (= 5333): Studi e scritture sulla sistematica regolazione della Brenta, cc. 22v, 27v, 31r; M. Sanuto, Diarii, II-XI, XIII-XX, Venezia 1879-1887, ad Indices. Cfr. inoltre: E. A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, III, Venezia 1830, p. 177; M. Tafuri, Venezia e il Rinascimento, Torino 1985, p. 59; D. Calabi-P. Morachiello, Rialto: le fabbriche e il ponte. 1514-1591, Torino 1987, pp. 60, 190.
G. Gullino