GIROLAMO da Cremona
Miniatore e pittore. Come miniatore esordì giovanissimo nel prezioso Messale di Barbara di Brandeburgo, oggi nel Museo di Mantova, che in parte Belbello da Pavia aveva decorato; e vi si rivelò seguace del Mantegna nella salda struttura delle figure, nel modellato vigoroso delle teste, nella crudezza del segno, nel colorito limpido e intenso. Dal 1467 al 1473 lavorò insieme con Liberale da Verona per la libreria del duomo di Siena. Nelle 61 miniature apposte in 11 antifonarî è palese il tentativo di avvicinare per quanto possibile la miniatura agli effetti della grande arte pittorica. Altre opere sue sono nei Corali di Monte Oliveto Maggiore, ora a Chiusi, in un Breviario del Museo nazionale di Firenze, in un Raimondo Lullo della Biblioteca nazionale di Firenze, ecc. Nelle sue opere di pittura, la gentilezza del miniatore si perde, e il suo mantegnismo si risolve in una spiacevole tendenza ad arrotondare e a rigonfiare i panneggi. Ricordiamo di lui la tavola di Gesù fra quattro santi del duomo di Viterbo, e l'altra di Gesù fra S. Tommaso e il Battista della Galleria nazionale di Bruxelles. Attorno ad esse, altre la critica moderna ne ha raggruppate. Ebbe efficacia sul divenire della scuola senese.
V. tav. LXXXVII.
Bibl.: B. Berenson, The Study and Criticism of Italian Art, s. 2ª, Londra 1902, pp. 97-110; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, Milano 1914, pp. 474-475; G. Pacchioni, Belbello da Pavia e G. da C. miniatori, in L'Arte, XVIII (1915), pp. 241, 343; P. Toesca, Un dipinto di G. da C., in Rass. d'arte, 1918, pp. 141-43; L. Baer, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XIV, Lipsia 1921 (con bibl.); M. Salmi, G. da C. miniatore e pittore, in Boll. d'arte, n. s., II (1922-23), pp. 385-404, 461-78; G. Fogolari, Le più antiche pitture di G. a C., in Dedalo, V (1924-25), pp. 67-85; P. D'Ancona, La miniature italienne, Parigi-Bruxelles, 1925, p. 57; B. Berenson, It. pictures of the Renaissance, Oxford 1932.