CORTELLINI (Coltellini), Girolamo
Scultore bolognese attivo nella prima, metà del sec. XVI, non se ne conoscono gli estremi biografici. La scarna documentazione che lo riguarda prende il via dal 1526. In questo anno, precisamente il 29 gennaio, il 29 marzo e il 7 aprile, è citato nei registri dei pagamenti della fabbriceria di S. Petronio (Bologna, Archivio della Fabbriceria di S. Petronio, vol. 492, Giornale, XIX, c. CLIII; Cart. 558, vol. 7, Vacchetta dei mandati 1517-1526, cc. 179v, 180v), senza alcun accenno ai lavori in cui era stato impegnato. Quattro anni più tardi, il 23 apr. 1530, è segnalato per la rottura del matrimonio con Giovanna Cavalcabue (Gualandi, 1843, p. 152). Più fitte le notizie documentarie negli anni intorno alla metà del secolo. Il 4 sett. 1549 compare - insieme con Andrea da Formigine, Francesco de' Caccianemici e Teodosio de' Brocchi - come arbitro nel lodo che pone termine alla controversia tra lo scultore Giovanni Zacchi e la famiglia Gozzadini (Bologna, Bibl. com. dell'Archiginnasio, Archivio Gozzadini, vol. 157, Instromenti dall'anno 1548 sino all'anno 1552, filza LII, fasc. 17). Nel 1552 esegue un bassorilievo con un Angelo per un'ancona della Madonna di alliera (Malaguzzi Valeri, 1893, p. 40; distrutto). Insieme con lo scultore Prospero Spani, soggiorna a Roma nella primavera del 1553, intento ad eseguire calchi di statue antiche e, in particolare, impegnato "a far un ritratto del Papa... introdotto a vederlo alla tavola magnando, et in altri lochi Comodi, er oportuni", come si apprende dalla lettera che il C. stesso, in data 15 apr. 1553, spedisce da Roma al vicelegato di Bologna (Arch. di Stato di Bologna, Lettere di diversi al Senato, vol. II; ilritratto è disperso). Il succinto regesto si conclude alla data del 1° giugno 1560, quando è segnalato per avere venduto a mastro Giovanni Antonio Atoguini, armarolo "una casa, una bottega ed altri edifizi" (G. Guidicini, Cose notabili... di Bologna, II, Bologna 1869, p. 395).
Anche la storiografia artistica antica è piuttosto avara di informazioni, come già lamentavano gli autori ottocenteschi. Il primo accenno è costituito dal brevissimo e sobrio giudizio laudativo ("Oggi vive Girolamo de i Cortelini degno scultore") di L. Alberti (1553). Un altro contemporaneo, il pittore P. Lamo (1560), raccoglie intorno alla figura dello scultore un corpus di tre opere, in seguito frequentemente ripetuto, tuttora conservate a Bologna: nella chiesa di S. Domenico la statua di S. Giovanni Battista, collocata lungo il bordo posteriore dell'arca del santo, e il busto del giurista bolognese Lodovico Bolognini, sopra la porta d'accesso alla sagrestia; nella chiesa di S. Francesco il busto marmoreo del filosofo bolognese Ludovico Boccadiferro, inserito nell'omonimo monumento sepolcrale. Nessun elemento nuovo, né per la conoscenza della vicenda biografica né, tanto meno, per la definizione quantitativa e valutativa della produzione artistica, emerge dai rapidi cenni degli eruditi bolognesi del Seicento e del Settecento. La fortuna che, nell'Ottocento, arride al complesso monumento scultoreo dell'arca di S. Domenico (Davia, Bonora, Berthier) coinvolge anche il C. per il quale si spendono parole di vero elogio. La stima attribuita all'artista bolognese dagli autori ottocenteschi si esprime, inoltre, nell'opera del Perkins (1869) dedicata alla scultura italiana: all'interno di questa vasta panoramica è ritagliato uno spazio anche per il Cortellini. La critica più recente si è, invece, disinteressata di questo scultore che compare soltanto in sporadiche e marginali citazioni e nella letteratura odeporica di carattere locale. L'unica eccezione è costituita dalla voce compilata dal Gerevich (1912), che rimane tuttora lo studio più consistente e il solo tentativo di approdare ad una valutazione globale dell'opera del C. inserita nel contesto della vicenda scultorea bolognese della prima metà del Cinquecento.La ricostruzione critica proposta dal Gerevich, basata sulle tre opere menzionate dal Lamo, ipotizza una prima formazione del C. sulla scia di Niccolò dell'Arca ed un successivo accostamento al linguaggio scultoreo più classico ed aulico, di matrice tosco-romana, introdotto a Bologna dal Tribolo. Recenti pubblicazioni (per la maggior parte guide turistiche) hanno ulteriormente ridotto lo scarno catalogo della produzione del C.: il busto di Lodovico Bolognini, eseguito verso il 1508 e già ritenuto la prima opera dello scultore, è più frequentemente assegnato a Vincenzo Onofri. Questo suggerimento, insieme con i pagamenti, segnalati dal Supino (1914), che documentano la presenza del C. nel cantiere di S. Petronio nel 1526, in età presumibilmente giovanile, induce a rettificare l'ipotesi avanzata dal Gerevich sull'evoluzione artistica del C.: parrebbe più corretto tralasciare il collegamento con Niccolò dell'Arca e pensare ad un apprendistato gravitante intorno alla fabbrica di S. Petronio. Delle altre due sculture, riferite al C. dal Lamo, la principale è senza dubbio la statua del S. Giovanni Battista.
L'opera di solito apprezzata dagli studiosi, ad eccezione del Bottari (1964) che la definisce "impacciata e fredda", rappresenta un problema cronologico. Dai più recenti interventi, comparsi soprattutto sulle guide della città e della chiesa di S. Domenico, l'esecuzione della statua è ascritta al 1539, data che non trova riscontro su basi documentarie e che compare per la prima volta nella Guida di Bologna compilata dal Sighinolfi nel 1915. IlBerthier (1895) e il Gerevich (1912)ritengono, invece, che il S. Giovanni Battista risalga o alla fine del 1536 o agli inizi del 1537.L'indicazione cronologica si basa sulla notizia riferita da fra' Ludovico da Prelormo, custode dell'arca dal 1528 al 1580 (I. B.Supino, Qualche ricordo di Fra Ludovico... sull'Arca..., Bologna 1910, p. 7), di un primo restauro riguardante il "brazzo di S. Giovanni Baptista" effettuato nel giugno 1537: un termine ante quem per l'esecuzione della statua. La segnalazione di un secondo intervento (ibid., p. 9), di restauro o di integrazione, informa di un "agnelino che tiene in mano la imagine di san Giovan Batista" attualmente mancante.
Riguardo al sepolcro di Ludovico Boccadiferro, collocato nella chiesa di S. Francesco, è concordemente ascritto al C. il busto marmoreo con l'effigie del defunto; mentre altri (Rodriguez, 1948, p. 15) suggerisce che allo scultore vada addebitata l'esecuzione dell'intero complesso monumentale che la tradizione vuole disegnato da Giulio Romano intorno al 1546, un anno dopo la morte del filosofo bolognese. Altre attribuzioni, avanzate su basi di scarsa attendibilità, non hanno trovato seguito. Da autori ottocenteschi (Bolognini Amorini, 1843, p. 394; Muzzi, 1844; Perkins, 1869, II, p. 272) è riferito al C. il sepolcro Ranuzzi, già in S. Francesco e attualmente disperso (cfr. Rodriguez, 1948, p. 56). Più recentemente Sighinolfi (1915, pp. 159 s.) ha proposto il nome del C. per il sepolcro di Giovan Battista Teodosio, già ubicato in S. Francesco e trasferito dal 1949, all'Annunziata, e per il busto del medico Pompeo Pellegrini, segnalato dall'autore nella chiesa di S. Francesco e attualmente irreperibile.
Fonti e Bibl.: L. Alberti, Descrittione di tutta Italia, Venezia 1553, p. 300; P. Lamo, Graticola di Bologna (1560), Bologna 1844, pp. 20 s., 25; P. Zani, Enc. metodica... delle Belle Arti, 1, 7, Parma 1821, p. 67; A. Astolfi, Monum. di Lodovico Boccadiferro nella già chiesa di S. Francesco di Bologna, in Eletta dei monum..., di Bologna e i suoi dintorni, I, Bologna 1838; V. Davia, Mem. storico-artistiche intorno all'Arca di S. Domenico, Bologna 1838, pp. 36 s., 92 s.; M. Gualandi, Mem. originali ital. riguardanti le Belle Arti, s. 4, Bologna 1843, pp. 152-153; A. Bolognini Amorini, Vite dei pittori ed artefici bolognesi, parte V, Bologna 1843, pp. 394 s.; S. Muzzi, Sepolcro Ranuzzi nella chiesa ripristinata di S. Francesco, in Eletta dei monumenti... di Bologna e i suoi dintorni, IV, Bologna 1844 (pp. non num., cartina litogr. del disperso mon.); V. Marchese, Mem. dei più insigni pittori, scultori e architetti domenicani, Firenze 1845, I, pp. 21, 97; C. C. Perkins, Les sculpteurs italiens, Paris 1869, I, p. 57; II, pp. 272, 301; T. Bonora, L'Arca di S. Domenico e Michelangelo Buonarroti, Bologna 1875, p. 32; F. Malaguzzi Valeri, La chiesa della Madonna di Galliera in Bologna, in Arch. stor. dell'arte, VI (1893), p. 40; J. J. Berthier, Le tombeau de Saint Dominique, Paris 1895, pp. 108 s., tav. XXVI; T. Gerevich, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, Leipzig 1912, pp. 258 s., sub voce Coltellini; I. B. Supino, Le sculture delle porte di S. Petronio in Bologna, Firenze 1914, pp. 63, ms; L. Sighinolfi, Guida di Bologna, Bologna 1915, pp. 98, 99, 159, 160; Id., Angelo Poliziano, Lodovico Bolognini e le Pandette fiorentine, Parma 1921, p. 29; Id., Guida di Bologna, Bologna 1926, pp. 143, 145, 230, 231 s.; I. B. Supino, L'arte nelle chiese di Bologna. Secoli XV-XVI, Bologna 1938, pp. 62 s., 280, 288 s., 368; F. Rodriguez, La basilica di S. Francesco in Bologna, Bologna 1948, pp. 15, 26, 56; S. Bottari, L'arca di S. Domenico a Bologna, Bologna 1964, p. 84, tav. 60.