COLONNA, Girolamo
Nacque il 23 marzo 1604 ad Orsogna (Chieti), feudo della famiglia, da Filippo principe di Paliano e gran connestabile del Regno, e da Lucrezia Tomacelli.
Compì studi giuridici in Spagna, nell'università di Alcalá, dove conseguì la laurea in ambedue i diritti. Di qui fu chiamato direttamente alla corte di Filippo IV, che lo nominò "somiglier di cortina". Il sovrano poi sollecitò a Urbano VIII la sua nomina a cardinale e il papa, riservatolo in pectore dal 30 ag. 1627, gli conferì la nomina il 7 febbr. 1628. Il 28 febbraio il C., tornato a Roma dalla Spagna nel novembre dell'anno precedente, ottenne il titolo di S. Agnese in Agone e pochi giorni appresso divenne arciprete della basilica lateranense. Era membro del S. Uffizio quando il 24 nov. 1632 fu nominato arcivescovo di Bologna.
Inviò allora al clero della città e della diocesi (Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 7247, cc. 95r-97r) un indirizzo, nel quale prometteva che si sarebbe recato presto nella città ed esortava alla carità, alla santità di vita, alla pietà, all'umiltà, ai buoni costumi, alla preghiera ed alla cura delle anime. Egli in effetti visitò la diocesi, celebrandovi un sinodo nel 1634, ampliò il seminario e ne trasferì in una sede più ampia la biblioteca, che accrebbe con codici di pregio. A ricordo di queste ultime benemerenze, nel 1642, fu posta una lapide nella biblioteca del palazzo arcivescovile di Bologna.
Nel 1639, alla morte del padre, il C., che il 27 giugno di quell'anno cambiò il suo titolo con quello di S. Maria in Cosmedin, rimase erede di tutti i feudi della famiglia siti nello Stato pontificio, aggiungendo così al titolo di cardinale quelli di conte di Ceccano, marchese di Cave, duca di Marino, principe di Paliano e Sonnino e del Sacro Romano Impero.
Passato il 14 marzo 1644 al titolo di S. Angelo in Foro Piscium, il C. partecipò nel medesimo anno al conclave seguito alla morte di Urbano VIII e dopo l'elezione di Innocenzo X rimase a Roma. Trasferito il 12 dicembre al titolo di S. Eustachio, forse desideroso di essere più vicino al centro del potere ed anche ai suoi interessi di feudatario, il C., il 6 febbr. 1645 rinunciò all'arcivescovato di Bologna.
Già protettore della Spagna, l'anno precedente aveva ottenuto anche la protezione della Germania e dell'Impero. I suoi rapporti con Filippo IV (che il 27 ag. 1646 gli confermò l'assegno annuo di 4.500 scudi a ricompensa delle fortificazioni effettuate nella fortezza di Paliano, considerata un baluardo del Regno), a nome del quale il C. sollecitò presso Innocenzo X la canonizzazione di s. Tommaso di Villanova, rimanevano ottimi. Nel 1650 fu il C. che in occasione delle celebrazioni dell'anno santo aprì e richiuse, come arciprete di S. Giovanni in Laterano, la porta santa. Due anni più tardi, il 23 sett. 1652, cambiò ancora una volta di titolo, assumendo quello di S. Silvestro, fino al 9 giugno 1653, quando passò a quello di S. Maria in Trastevere, che tenne fino al 21 apr. 1659; prese allora quello di S. Lorenzo in Lucina fino al 21 nov. 1661, quando divenne cardinale vescovo della sede Tuscolana.
Il 22 apr. 1664 Filippo IV lo convocò in Spagna, lo nominò membro del suo Consiglio e lo designò ad accompagnare in Germania la figlia Margherita Teresa destinata sposa dell'imperatore Leopoldo I. A Madrid assistette l'anno dopo alla morte del sovrano (17 settembre) e ricevette subito dopo dal Consiglio di reggenza di Carlo II, la cui nascita egli stesso aveva quattro anni prima annunciato al papa, la nomina a consigliere di Stato e di Guerra, che comportava una pensione annua di 7.000 scudi. Nel 1666, dopo aver celebrato le nozze dell'infanta, si mise in viaggio con lei per accompagnarla in Germania, ma giunto a Finale Ligure morì nel monastero dei domenicani il 4 settembre. Fu seppellito nella chiesa di quei padri, da cui il suo corpo fu traslato a Roma sei anni dopo per essere sepolto nella cappella Colonna in S. Giovanni in Laterano.
Il C. fu anche protettore dei certosini e aveva fatto parte delle Congregazioni dei Riti, del Concilio e dei Vescovi e Regolari. Aveva apportato migliorie e fatto edificare fabbriche nei suoi feudi: a Marino aveva fatto erigere la collegiata di S. Barnaba apostolo, opera di Antonio Del Grande (che contiene anche un monumento che lo raffigura); a Rocca di Papa la chiesa della Vergine e S. Carlo; a Genazzano aveva costruito una strada e apportato diversi abbellimenti e migliorie al palazzo di famiglia. Molte lapidi ricordano queste e altre benemerenze del C.; fra esse anche quella che appare nel monumento che nel 1675 gli fece erigere a S. Maria in Cosmedin Domenico De Sanctis, ove il C. vi è detto anche - notizia non confermata da altri autori - arcivescovo eletto di Milano. Tali lapidi sono riprodotte nell'opera del De Sanctis, Columnensium procerum imagines (Romae 1675, pp. E3v-F3r), riedizione e continuazione di Columnensis Familiae nobilissimae S. R. E. cardinalium... imagines (Romae 1650)di F. Ughelli, ispirato dal C. ed a lui dedicato. Anche G. Baglione aveva dedicato al C. le sue celebri Vite de' pittori, scultori et architetti…, Roma 1642.
Fonti e Bibl.: V. Forcella, Iscrizioni delle chiese... di Roma, IV, Roma 1874, p. 309; F. Testi, Lettere, a cura di M. L. Doglio, Bari 1967, I, p. 129; II, pp. 356, 461; III, pp. 470 s., 484, 557; G. Palazzi, Fasti cardinalium..., IV, Venetiis 1703, coll. 223-26; L. Cardella, Memorie storiche de' cardinali, VI, Roma 1893, pp. 282 ss.; S. Muzzi, Annali della città di Bologna, VII, Bologna 1844, pp. 415 s., 424, 434; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, pp. 381 ss.; G. Tomassetti, Della campagna romana, in Arch. d. R. Soc. romana di storia patria, XXIX (1906), pp. 322, 339 s.; L. von Pastor, Storia dei papi, XIII, Roma 1961, pp. 439, 443, 619, 714; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor-eccles., XIV, p. 306; P. Gauchat, Hierarchia cattolica…, IV, Monasterii 1935, pp. 22, 118; P. Litta, Le fam. celebri ital., sub voce Colonna, tav. IX.