CIALDIERI, Girolamo
Figlio di Bartolomeo e di Chiara Maggiotti, nacque ad Urbino il 28 ott. 1593.
Bartolomeo risulta citato dalle fonti come "pittore e egregio indoratore", attivo ad Urbino tra il 1600 e il 1639 (Scatassa, 1901, 1903); unico esempio della sua attività pittorica sono i dipinti su tela incastonati nella decorazione a stucco del soffitto della cappella del ss. Sacramento nella basilica metropolitana della città ai quali lavorò in collaborazione con Antonio e Ludovico Viviani e Alessandro Vitali, tra i maggiori esponenti della prima scuola baroccesca.
Lo studio e l'interpretazione dell'insegnamento del Barocci fu mediato per il C. attraverso la lezione del veronese Claudio Ridolfi presso il quale imparò il mestiere di pittore; non viene infatti sottolineato un rapporto o una collaborazione tra il C. e il padre, anche se è probabile che proprio Bartolomeo, riconosciuta nel figlio una qualche disposizione alla pittura, lo abbia indirizzato presso il Ridolfi. Questi rivestiva una posizione di certo prestigio nel ducato di Urbino, dove visse lungamente avendovi contratto matrimonio; come pittore si mostra, nelle molte sue opere conservate a Urbino, fortemente influenzato dai modi del Barocci fusi agli insegnamenti di Paolo Veronese.
Durante gli anni di studio presso il Rictolfi il C. ricoprì cariche di rilievo nella Compagnia di S. Antonio Abate: a soli quindici anni venne nominato consigliere della Compagnia; il 14 giugno 1620 ne divenne sottopriore (Scatassa, 1903). Al 1621 risale una importante collaborazione con il Ridolfi all'apparato per le nozze di Federico Ubaldo da Montefeltro e Claudia de' Medici; per ornare la città in onore dei due sposi fu eseguito un complesso di monocromi raffiguranti "fatti diversi matrimoniali della Serenissima Casa d'Urbino" f. otto figure allegoriche (Urbino, palazzo ducale e Museo Albani) che decoravano, Insieme a statue entro nicchie, due archi trionfali in Pian di Mercato a Urbino: anche se la collaborazione dei C. si è mantenuta sul piano esecutivo, come dimostra la notevole omogeneità stilistica del complesso, pure la partecipazione a una commissione di tale importanza agevolò la carriera del pittore urbinate (Magagnato, 1974, p. 189). A questi anni giovanili sono databili tre tele raffiguranti rispettivamente l'Adorazione dei Magi, la Presentazione del Bambino ela Disputa di Gesù con i dottori della Galleria nazionale delle Marche a Urbino, dove l'influsso del Ridolfì è particolarmente evidente in alcuni stilemi di matrice veronesiana.
Ancora in collaborazione con il maestro veneto il C. lavorò poco dopo il 1627al complesso di tele che decorano l'interno della chiesa di S. Paolo a Urbino (dieci medaglioni con busti di Apostoli dipinti a monocromo, un S. Pietro, sei piccole tele dedicate a Fatti della vita di s. Paolo, sempre a monocromo: Mulazzani, 1970, p. 168). Aquesti medesimi anni può datarsi la Madonna in gloria di Urbania (chiesa di S. Chiara; Bernini Pezzini, 1977, p. 15), dove il pittore mostra i primi indizi di un linguaggio autonomo.
Nel 1637 il C. ottenne la commissione della decorazione a fresco del soffitto della piccola chiesa di S. Spirito a Urbino.
La volta è divisa in quindici riquadri raffiguranti I sette doni dello Spirito Santo, quattro storie a chiaroscuro e quattro Profeti agli angoli: ogni riquadro si presenta incastonato in una ricca cornice in stucco dipinto di gusto tardomanierista: ciò che colpisce maggiormente è certa vivacità compositiva e una buona capacità nella realizzazione dei rapporto tra le figure in primo piano e il fondo, sia architettonico sia paesaggistico. La scelta coloristica particolarmente vivace rivela, accanto all'influsso della pittura del Barocci, la stretta derivazione dal Ridolfi e conferisce unità e omogeneità alla decorazione.
Altre opere del C. sono conservate nelle chiese di Urbino: Presso le monache di S. Chiara una tela con la santa titolare che riprende l'iconografia della Madonna della Misericordia, ancora legata stilisticamente a modelli formali cinquecenteschi; in S. Sergio una tela di certo pregio raffigurante S. Stefano, s. Agnese e la Trinità, databile alla metà del secolo; ih S. Caterina la tela raffigurante le ss. Teresa e Caterina. Nel Museo Albani due tele di notevole interesse: la Madonna e santi el'Assunta e s. Crescentino, nella quale è particolarmente interessante lo sfondo di paesaggio, una delle più antiche vedute dal vero di Urbino.
Soprattutto nei due dipinti del Museo Albani - databili alla metà del secolo circa - si nota l'assimilazione della pittura bolognese ed emiliana della prima metà del Seicento, sia nella scelta iconografica sia nella ripresa di certe caratteristiche stilistiche e fqrmali. Dopo la metà del secolo si può datare la realizzazione delle dieci tele con il ciclo della Passione di Cristo per la chiesa delle Cinque Piaghe a Urbino, che il C. eseguì in collaborazione con A. Patanazzi e G. B. Urbinelli.
È da ricordare infine la sua attività di architetto, a testimonianza della quale sono oggi rimasti a Urbino alcuni disegni e progetti che il C. eseguì nel 1628 per il palazzo della Confiraternita del Corpus Domini, conservati presso la Confraternita stessa; la fabbrica venne demolita agli inizi del sec. XVIII.
Il C. morì a Urbino nel 1680.
Bibl.: Pesaro, Biblioteca Oliveriana. Ins. 456 [sec. XVIII], C. 285r (nella chiesa di S. Giovanni Battista ricorda un S. Diego del C.); M. Dolci, Notizie delle pitture ... nelle chiese e nei pal. d'Urbino [1775], a cura di L. Serra, in Rass. march., XI(1933). ad Ind.;L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, p. 357; C. Grossi, Degli uomini ill. di Urbino, Commentario, Urbino 1919, p. 184; E. Scatassa, Docum. relat. a Bartolomeo e G. Cialdieri, in Rass. bibl. dell'arte ital., IV(1901), pp. 132-34; Id., G. C. pittore d'Urbino e sue opere, in Arte e storia, XXII(1903), pp. 105-07; L. Serra, Elenco delle opere d'arte mobili delle Marche, Roma 1925, p. 209; F. Mazzini. Guida di Urbino, Vicenza 1962, ad Indicem;G. Mulazzani, in Mostra di opere d'arte restaurato (catal.). Urbino 1970, pp. 166-70; L. Magagnato, in Cinquanearmi di pittura veronese 1580-1630, Verona 1974, pp. 188-90; G. Bernini Pezzini, L'apparato di Urbino nel 1621 (catal.). Urbino 1977, pp. 7-8, 10-15; U. T'hieme-F. Becker, Künstlerlexikim, VI, p. 558.