CAVAZZONI, Girolamo (Girolamo da Urbino, Girolamo da Bologna)
Figlio di Marc'Antonio, fu attivo dal 1540 al 1577 come organista e compositore: non si sa con esattezza dove e quando sia nato.
Secondo la sua testimonianza - nella dedica datata 25 nov. 1542 a P. Bembo del Libro primo - egli nacque mentre il padre era "compare e servidore" dello stesso Bembo; considerando la biografia di Marc'Antonio, tale rapporto potrebbe essersi instaurato a Urbino (dove il Bembo fu dal 1506 al 1512) oppure a Roma (dove il Bembo fu segretario ai Brevi di Leone X dal 1513 al 1521). Tuttavia nella stessa dedica il C. si dichiara "anchor quasi fanciullo"; ciò è stato interpretato da Jeppesen come se egli contasse allora appena 16-18 anni e che quindi il padre fosse al servizio del Beffibo a Padova intorno al 1524-26. Si tratta, come si vede, di semplice ipotesi non suffragata dai documenti e non facilmente conciliabile con quanto oggi si sa della biografia di Marc'Antonio.
Resta quindi da spiegare anche perché in seguito il C. sia denominato quasi regolarmente d'Urbino, ad eccezione di pochi casi soltanto: nella Musica nova accommodata per cantar et sonar sopra organi et altri strumenti, composta per diversi eccellentissimi musici (Venezia 1540), dove figura un ricercare (il numero XX) di "Hieroninio da Bologna" ristampato in Musique de joye appropriée tant à la voix humaine que pour apprendre a sonner espinetes, violons & fleustes (Lyon s. d. [c. 1544], J. Moderne) come n. 23 ("Hieronimus de Bononia"); nei suoi due libri d'intavolatura, in entrambi i titoli dei quali è detto "Hieronimo de Marcantonio da Bologna" (nella dedica del primo si firma "Girolamo Cavazzoni da Bologna", in quella del secondo, "Girolamo Cavazzone"; la presenza del nome del padre proprio sul frontespizio potrebbe essere un indizio di pubblicazione precoce, anteriore cioè all'età nella quale gli artisti assumevano intera responsabilità del proprio operare, aggirantesi di solito attorno ai venticinque anni; si deve anche considerare la dizione usata dal Senato veneziano nella concessione del privilegio di stampa per il "libro primo de intabolatura di organo" in data 31 ott. 1542: "Hieronymo musico figliolo de Marco Antonio d'Urbino"); infine nell'antologia Fantasie Recercari Contrapunti a tre voci di M. Adriano et de altri autori appropriati per cantare et sonare d'ogni sorte di stromenti (Venezia 1551, ristampata nel 1559 e 1593), nella quale è compreso un ricercare (n. XV) di "Ieronimo da Bologna". L'anno successivo (1552) è ricordato come "Girolamo da Urbino" tra i musici e suonatori elencati da Ortepsio Lando. Dopo il 1556 apparve una ristampa parziale, non datata, del Libro secondo: Di Hieronimo d'Urbino Il Primo Libro de Intabolatura d'organo dove si contiene tre messe novamente da Antonio Gardano ristampato; la grafia "Gardano" costituisce il termine di riferimento cronologico, dato che prima di quell'anno Antonio (m. 1570) usava regolarmente la forma originaria francese "Gardane".
In tutti questi anni non si ha notizia di un suo impiego; sembra infatti improba.bile una sua identificazione con quel "Hieronimo" organista del duomo di Mantova dal 1521 al 1556, probabilmente lo stesso al quale Federico II Gonzaga - che lo definiva nobile e organista "nostro" - donava rendite e benefici in data 28 gennaio e 24 giugno 1525.
Tuttavia a Mantova incontriamo il C. nel 1565 come organista alla chiesa du, cale di S. Barbara, intento a sovrintendere alla costruzione dell'organo ad opera di Graziadio Antegnati. Dalle sue lettere del 3 luglio e 17 ottobre di quell'anno dirette al duca Guglielmo sembra apparire una sua lunga dimestichezza con la corte: nella prima riferiva al duca della buona riuscita del lavoro dell'Antegnati e lo pregava di anticipargli 40 scudi ch'egli doveva rendere all'organaro, altrimenti gli "sarebbe necessario ad andare a Bologna per larmegli dar da miei parenti"; nella seconda chiedeva al duca di comperargli a Venezia "miza dozina di cucchiari d'argento perche ho li forzine e gli cortilli pero mi manchano i cucchiari" e si scusava per eventuali ritardi ai mattutini dato che abbandonava l'abitazione in Corte Vecchia per trasferirsi a S. Cristoforo, assai lontano dalla chiesa ducale. Cinque i più tardi, per una revisione all'organo di S. Barbara, Graziadio Antegnati si faceva sostituire dal giovane figlio Costanzo (raccomandandolo al duca con lettera del 29 nov. 1570); fu quella l'occasione nella quale il giovane organaro e compositore bresciano entrò in contatto col C. diventandone allievo, com'egli attesta nell'Arte organica (Brescia 1608) ricordando "Hieronimo d'Urbino già mio honorato maestro".
L'ultima notizia del C. risale al 1577, quando viene ricordato dall'organista cremonese Camillo Maineri in una lista di organisti meglio pagati attivi nelle città viciniori: "Hieronymo da Urbino" vi figura al livello più alto con 80 scudi annui.
Il nucleo principale dell'opera musicale del C. è costituito dai due libri d'intavolatura d'organo: Intavolatura cioe Recercari Canzoni Himni Magnificati... Libro Primo, Venezia 1543, B[ernardino] V[itali], dedicato - come si è visto - al card. Bembo e contenente quattro ricercari, due canzoni (sopra Il e bel e bon e Falt d'argens),4 inni (Christe Redemptor omnium, AdcoenaniAgni providi, Lucis Creator optime, Ave maris Stella)e due Magnificat (primi toni, octavi toni); Intabulatura d'organo, cioe Misse Himni Magnificat... Libro Secondo (purtroppo, nell'unico esemplare conosciuto di quest'opera manca l'ultima carta, sul verso della quale doveva trovarsi - analogamente al primo libro - l'impressum; non è quindi possibile stabilire la data esatta della sua pubblicazione; anthe il privilegio decennale del Senato veneto, esplicitamente indicato sul frontespizio, non è stato rintracciato e probabilmente era quello stesso concesso per il primo libro; comunque l'apparizione di questo secondo libro non dovette tardar molto rispetto al primo, giocando a favore di essa la strettissima parentela tipografica dei due volumi); un termine ante quem è offerto dalla data di morte del dedicatario, il cardinale - arcivescovo di Ravenna, cioè Benedetto Accolti (morto il 21 settembre 1549), prelato di nobile famiglia aretina, ben noto - al pari dello zio Bernardo, l'"Unico Aretino" - alle corti di Urbino, Mantova e Roma, dove anche i Cavazzoni erano apprezzati. Questo secondo libro contiene tre messe (Missa Apostolorum [Missa IV Cunctipotens Genitor Deus, con relativo Credo IV Cardinalis], Missa Dominicalis [Missa XI Orbis factor, con Credo I]e Missa de Beata Virgine [Missa IX Cum iubilo, senza Credo proprio servendo per essa il IV], otto inni (Veni Creator, Exultet coelum laudibus, Pange lingua, Iste confessor, Iesu nostra redemptio, Iesu corona virginum, Deus tuorum militum, Hostis Herodes impie) e due Magnificat (quarti toni, sexti toni, quest'ultimo mancante del versetto finale Gloria Patri per l'accennata incompletezza dell'unicum).
Questi due libri d'intavolatura, apparsi a vent'anni di distanza dall'intavolatura del padre Marc'Antonio, segnano un momento decisivo nella storia dell'arte organistica. Vi sono trattate le forme del ricercare contrappuntistico politematico, della canzone francese e quelle, a servizio della liturgia, dei versetti di inni, Magnificat e messe da eseguire in alternanza con il coro. Anche se il ricercare del C. nasce dall'allineamento e dal concatenamento di più sezioni svolgenti ciascuna in forma fugata un singolo elemento tematico, il desiderio di unità, coesione e concisione è, sempre presente e si traduce nel quarto ricercare in un'aspirazione verso una vera e propria unità tematica: i principali elementi tematici su cui esso si basa sono infatti imperniati su un unico nucleo melodico. La canzone francese è rappresentata dalle elaborazioni strumentali di Ilest bel et bon di Passereau e di Falt [=Faute] d'argens di Josquin des Près; la stesura polifonica viene semplificata dal C. con l'elimnazione di parti essenziali (in Falt d'argens è eliminata una voce) al fine di ottenere un chiaro schema tripartito a-b-a; l'andamento delle singole voci è reso più strumentale con passaggi e fioriture ornamentali. Fondamentali sono soprattutto le elaborazioni di melodie gregoriane; nella serie di inni, Magnificat e messe presentata dal C. i temi liturgici sono trattati con sorprendente varietà e mobilità di atteggiamenti, in un quadro sonoro che alterna genialmente la severità contrappuntistica e quella estrosità toccatistica che il C. aveva appreso dal padre. Raramente il tema gregoriano appare affidato ad un'unica voce a modo di cantus firmus; ciò anche in relazione alla natura dell'organo italiano rinascimentale che, con il suo manuale unico, non era concepito per isolare e mettere timbricamente in risalto una singola voce, ma semmai idoneo a rendere con trasparenza cristallina l'equilibrio polifonico dell'insieme. Più frequentemente la melodia gregoriana è scomposta in vari frammenti su ciascuno dei quali le varie voci intrecciano un libero gioco contrappuntistico e imitativo; altre volte essa viene interrotta e frantumata in veloci diminuzioni o continuamente suddivisa fra le singole voci. Questa libertà, che rivela l'intento di anteporre l'immediatezza d'espressione a schemi prefissi, pone i brani del C. tra le più genuine espressioni di quell'arte organistico-liturgica che riceverà il suo, coronamento un secolo più tardi con Frescobaldi.
Anche i due ricercari del 1540 e del 1551 appartengono al tipo contrappuntistico politematico; il primo, in particolare, con le sue ampie proporzioni e la sua scrittura densa, serrata e compatta si ricollega allo stile mottettistico della più matura scuola fiamminga, in particolare di Adrian Willaert e Jacques Buus, e permette d'individuare la formazione stilistica del C. nell'ambiente veneziano dominato dalla personalità willaertiana; per converso permette anche di valutare la maturazione che si realizza nei ricercari del Libro Primo.
Per la diffusione dell'opera del C. può essere interessante constatare la presenza di una sua composizione nell'Intavolatura di Giovanni di Lublino (Cracovia Biblioteca dell'Accademia delle scienze, ms. 1716) redatta dal 1540 al 1548: a cc. 198v-199 sotto il titolo Recicarbello è contenuta la Canzon sopra Il e bel e bon (immediatamente di seguito, vergata dalla stessa mano, a c. 199rv figura una composizione senza titolo e contrassegnata Ipsius enim; essa non s'identifica con nessuna delle composizioni del C. contenute nei due libri a stampa e non è possibile stabilime o meno la paternità). Unica altra concordanza con fonte manoscritta è l'inno Christe redemptor omnium figurante nel ms. 8 (cc. 8v-10) dell'Archivio parrocchiale di Castell'Arquato (Piacenza), risalente alla seconda metà del sec. XVI.
Edizioni: l'ediz. critica completa è, G. Cavazzoni, Orgelwerke, a cura di O. Mischiati, 2 fascicoli, Mainz 1959-1961 (nel secondo fascicolo sono contenuti anche i ricercari del 1540 e del 1551; il profilo biografico contenuto nella prefazione del primo fascicolo è da rivedere alla luce del presente articolo); un ricercare in Musica Nova... 1540, a cura di H. Colin Slim, Chicago 1964, in Monuments of Renaissance Music, I, pp. 116-122 (inesatta la nota 2 a p. 118 e maccettabile l'emendazione proposta); Johannes of Lublin, Tablature of Keyboard Music, a cura di J. R. White, s. l. 1967, in Corpus of Early Keyboard Music, s. 6, IV, pp. 35 ss. (Recicar bello), 37 s. (Ipsiusenim). Oltre all'edizione criticamente superata G. C., Dal I e II libro d'intavolature per organo rivedute e trascritte in notazione moderna, a cura di G. Benvenuti, Milano 1919, in Raccolta nazionale delle musiche italiane, fasc. 23-27, numerosi brani in lezioni non sempre attendibili figurano nelle varie antologie di L. Torchi, L'arte musicalein Italia, III, pp. 1-44; A. Schering, Geschichte der Musik in Beispielen, Leipzig 1931, n. 103; G. Tagliapietra, Antologia pianistica, I, Milano 1931, pp. 32 ss.; A. Th. Davison-W. Apel, Historical Anthology of Music, I, Cambridge, Mass., 1964, nn. 116-118; I. Fuser, Classici ital. dell'organo, Padova 1955, pp. 34-41; P. Froidebise, Antologie de l'orgue, I, Paris 1959; J. Bonfils, L'organiste liturgique (fasc. 34, 38 e 41), Paris 1961-63.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 2573: 2 lettere del C.; Arch. di Stato di Venezia, Senato, Terra, registro 32, c. 84v: deliberazione del 31 ott. 1542; O. Lando, Sette libri di catal. a varie cose appartenenti, Venezia 1532, p. 512; F. Tebaldino, prefazione a C. Antegnati, L'arte organica, Brescia 1608; P. Canal, Della musica in Mantova, in Memorie del R. Ist. veneto di scienze, lettere e arti, XXI(1881), p. 704; A. Bertolotti, Musicialla corte dei Gonzaga in Mantova dal sec. XV al XVIII, Milano 1890, pp. 34, 37 s.; F. Sacchi, L'organo della cattedr. di Cremona, in Gazz. musicale di Milano, LII (1897), p. 207; G. Bastianelli, Musicisti d'oggi e di ieri, Milano 1914, pp. 121 ss.; A. Pirro, L'art des organistes, in A. Lavignac-L. de La Laurencie, Encyclopédie de la Musique, II, 2, Paris 1925, p. 1189; Y. Rokseth, La musique d'orgue au XVe siècle et au debut du XVIe, Paris 1930, ad Ind.; A. Schering, Zur alternatim-Orgelmesse, in Zeitschrift für Musikwissenschaft, XVII(1935), pp. 19 s.; G. Frotscher, Gesch. des Orgelipiels und der Orgelkomposition, I, Berlin 1935, pp. 184 ss.; C. Sartori, Precisazioni bibliogr. sulle opere di G. C., in Rivista musicale ital., XLIV (1940), pp. 359-366; W. Apel, The early development of the organ Ricercar, in Musica Disciplina, III(1949), pp. 141-144; G. Reese, Music in the Renaissance, New York 1954, pp. 535 s.; K. Jeppesen, Cavazzoni - Cabezŏn, in Journal of the Amer. Music. Society, VIII(1955), p. 84; O. Mischiati-L. F. Tagliavini, L'arte organistica in Emilia, in A. Danierini-G. Roncaglia, Musicisti lombardi ed emiliani. Per la XV settim. music. chigiana, Siena 1958, pp. 103-105; K. Jeppesen, Die italien. Orgelmusik am Anfang dei Cinquecento, København 1960, I, p. 81; O. Mischiati, Tornano alla luce i ricercari della "Musica Nova" del 1540, in L'Organo. Rivista di cultura organaria eorganistica, II(1961), pp. 73-79; W. Young Keyboard Music to 1600, in Musica Disciplina, XVII(1963), pp. 169 s.; J. R. White, The Tablature of Johannes of Lublin, ibid., pp. 137-162; H. Colin Slim, prefaz. a Musica Nova, cit., pp. XXIX-XXX; W. Apel, Gesch. der Orgel- und Klaviermusik bis 1700, Kassel 1967, ad Ind.; P. M.Tagniann, Archival. Studien zur Musikpflege, am Dom von Mantua (1500-1627),Bern 1967, pp. 38 s.; S. F. Pogue, Jacques Moderne Lyons Music Printer of the 16th Century, Genève 1969, pp. 182-185; P. M. Tagmann, G. C. - Girolamo Mantovano Identitätsfragen, in Festschrift Arnold Geering zum 70. Geburtstag, Bern 1972, pp. 149-158.