CASTELLI, Girolamo
Nacque a Ferrara nei primi anni del sec. XV da Ludovico “artium doctor”, appartenente a una famiglia di probabile origine bolognese. Fu allievo di Guarino Veronese, che gli trasmise un gusto e un amore per i classici che non lo abbandonarono per tutta la sua vita di medico e docente universitario.
Della sua carriera di studente sappiamo con certezza soltanto che si laureò in medicina a Ferrara il 31 marzo 1445, “promotore” il famoso Michele Savonarola, dopo aver compiuto i suoi studi a Bologna e Ferrara. Se si considera però il fatto che nel 1439-40 uno “Iheronimus de Feraria” leggeva filosofia nello Studio di Bologna e che negli anni accademici 1443-44 e 1444-45 il C., questa volta nominato nei Rotuli per nome e cognome, aveva l’incarico della lettura ordinaria di filosofia naturale, è certamente lecito supporre che il dottorato ferrarese fosse il secondo titolo accademico del Castelli. Del resto il suo passaggio da laureato a docente dello Studio ferrarese fu molto rapido: già il 16 maggio 1446 lo troviamo “promotore” di una laurea.
L’attività didattica del C. procedette per decenni di pari passo con quella di medico di corte degli Este, che lo tennero in grandissima stima e lo colmarono di onori e prebende. Assunto dal marchese Leonello, ricevette in dono da Borso l’11 ag. 1451 per sé e i suoi discendenti maschi dei feudi nel territorio modenese di San Felice. Il 21 ott. 1458 lo stesso Borso portò lo stipendio annuo del C. a 500 lire. Gli Este consentirono anche che il C. si allontanasse da Ferrara per prestare le sue cure ad altri principi: egli si reco infatti nel 1474 a Napoli per il duca di Calabria e nel 1478 a Forlì per Pino III Ordelaffi.
Nell’ambiente umanistico ferrarese il C. si distinse per l’ottima conoscenza dei classici e particolarmente del greco. Fu un attento ricercatore e lettore di testi antichi e spesso si servì della biblioteca estense, i cui registri di prestito presentano più volte il suo nome. Intrattenne ottimi rapporti con personaggi di rilievo della cultura del suo tempo: si conservano lettere indirizzategli dal Filelfo e dal Decembrio. Scrisse poesie molto apprezzate ma rifiutò di pubblicarle, così da permetterci di conoscere le sue qualità letterarie solo dalle frequenti lodi altrui. Tito Vespasiano Strozzi gli dedicò tre elegie, Francesco Ariosto ne fece il personaggio principale dei suo inedito dialogo De la divina providentia, Cristoforo Landino lo elogiò nella prefazione del De nobilitate animae. L’educazione retorica ricevuta alla scuola di Guarino, unita alla vasta cultura e al posto di rilievo che occupava a corte, gli valse spesso l’incarico di oratore ufficiale in occasione dell’arrivo in città di importanti personalità. Diede infatti il benvenuto a Ferrara a Federico III d’Asburgo (17 genn. 1452), al papa Pio II (19 maggio 1459) e molto probabilmente anche ad Eleonora d’Aragona, sposa di Ercole I (1473). Nel febbraio 1476 fece parte del corteggio che accompagnò la stessa Eleonora a Venezia.
Non conosciamo la data della morte del C., che deve comunque essere posteriore al 23 luglio 1482, giorno per il quale è attestata per l’ultima volta la sua partecipazione al conferimento di una laurea. Fu sepolto nella cappella di famiglia della chiesa di S. Francesco.
Dei figli il più noto è Francesco, che gli successe nella carica di medico della corte estense e fu familiare di Ercole I. Di lui sappiamo che si laureò in medicina a Ferrara l’8 maggio 1477 e occupò anche la carica di riformatore dello Studio ferrarese, cui fu eletto il 6 marzo 1505. Le cronache ricordano anche Antonio per la sua partecipazione a un clamoroso fatto di sangue, l’assassinio di un ragazzo compiuto nel 1501. Non è invece sicuro che fosse figlio del C. Giovanni Battista, laureatosi in diritto canonico nel 1476 e lettore nello Studio di Ferrara nel 1479-80.
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