CARTOLARI, Girolamo
Nacque a Perugia verso la fine del sec. XV; era il maggiore dei figli di Francesco.
Nel 1515 già collaborava con il padre nel commercio librario: è la prima testimonianza di una sua attività in questo campo. I due opuscoli di s. Tommaso volgarizzati dallo zio Gaspare e dedicati alla sorella monaca Teodora, da lui sottoscritti nel 1510, probabilmente rappresentavano solo un avvenimento da inquadrare nei rapporti reciproci dei familiari di Francesco piuttosto che l'inizio di una effettiva attività tipografica indipendente del Cartolari. Di questa si potrà parlare solamente dopo la morte del padre, nel 1518, quanti il C. ereditò, assieme al fratello Baldassarre, l'azienda paterna: la sua produzione tipografica, iniziata con un'opera del Collenuccio nel giugno 1518, proseguì poi in maniera abbastanza regolare per circa quarant'anni. Nel 1519 stampò, in una bella veste tipografica, il Conflatum S. Thomae, una specie di compendio della dottrina di s. Tommaso composto da Silvestro Mazzolini da Prierio, edito a cura di Gaspare di Baldassarre, zio del tipografo, che curava anche nello stesso anno la stampa, sempre ad opera del C., di un libello antiluterano dello stesso Silvestro da Prierio. Sempre nel 1519 il C. stampava in collaborazione con un altro tipografo attivo a Perugia, Bianchino del Leone, una bella edizione delle Metamorfosi di Ovidio nel volgarizzamento di Lorenzo Spirito. La società tra i due tipografi non ebbe però seguito e anzi dovette finire con controversie, se già il 14 apr. 1520 il C. ricorreva contro una sentenza dei consoli della Mercanzia a proposito della causa che egli aveva contro Bianchino del Leone. Non risulta che il C. abbia in seguito collaborato con altri nell'attività di tipografo se non probabilmente con il fratello Baldassarre fino al 1524; i nomi dei due fratelli non appaiono congiuntamente in nessuna sottoscrizione e i libri stampati tra il 1519 e il 1524 recano tutti il nome dell'uno oppure dell'altro ad eccezione di un Tractatuscontra epidemiam stampato dagli "Heredes Francisci Cartularii" nel 1523. Ma che i due fratelli Cartolari, se non proprio in società, quanto meno operassero concordemente impiegando il materiale tipografico, caratteri e torchi, lasciato dal padre Francesco, è deducibile dalle vicende riguardanti la stampa del secondo trattato del Conflato.
Il 20 sett. 1520 Gasparre di Baldassarre si accordava con i nipoti Girolamo e Baldassarre per la stampa della seconda parte dell'opera di Silvestro da Prierio; tuttavia, anche se nel contratto appaiono i nomi di entrambi i fratelli, è il C. quello che sembra essere in posizione predominante e che effettivamente dirigerà la stampa dell'opera. Tale stampa procedeva però con difficoltà e non era ancora terminata quattro anni dopo quando il C. si accordava con il fratello, con il quale aveva evidentemente delle controversie, sulla proprietà e l'uso dei materiali di tipografia posseduti ancora pro indiviso. I due fratelli il 14 nov. 1524 si accordavano per lasciare indivisa la proprietà di strumenti e caratteri finché il C. non avesse terminato, la stampa del secondo trattato del Conflato; tuttavia strumenti e caratteri venivano divisi materialmente affinché anche Baldassarre potesse proseguire indipendentemente la sua attività. Il C. tratteneva per sé la parte maggiore del materiale e cioè due torchi e una grande quantità di caratteri; tuttavia, sebbene potesse ormai lavorare libero da intralci provocati dalla comproprietà degli strumenti di tipografia, la stampa dell'opera di Silvestro da Prierio, a causa di guerre e pestilenze, proseguiva lentamente, tanto che egli riusciva a farsi concedere dallo zio Gaspare, editore dell'opera, due proroghe nel 1525 e nel 1526: il termine ultimo per terminare la stampa, risultante dai documenti, è quello del 31 dic. 1526. Non si sa tuttavia se quest'opera, che certamente il C. iniziò a stampare, sia stata effettivamente condotta a termine, dopo cinque anni o anche più tardi: nessun esemplare, per quanto è possibile ritenere, è finora venuto a dimostrarlo.
Probabilmente non furono solo le guerre e le pestilenze nominate negli atti di proroga a rallentare la stampa del Conflato, ma anche una grossa impresa tipografica nella quale il C. si impegnò tra il 1523 e il 1528: la stampa degli Statuta di Perugia in quattro volumi in-folio impressi appunto in quegli anni. L'accordo per la stampa di cento esemplari dei quattro volumi tra i Priori e il tipografo è del 1522 e l'anno seguente già vengono pubblicati il secondo ed il terzo volume di quella che è la prima edizione a stampa degli statuti della città; il primo e il quarto volume seguirono rispettivamente nel 1526 e nel 1528.
Il C. proseguì attivamente e regolarmente la sua attività tipografica ancora per molti anni; viveva ancora nel 1559 che è l'anno di stampa dell'ultima opera da lui impressa della quale si abbia notizia: un'edizione delle Stanze del Bembo.
Il genere di opere che stampò è nettamente diverso da quello delle edizioni del padre, che impresse in massima parte opere giuridiche; abbondano invece, tra i libri stampati dal C., le operette di carattere popolare in volgare: raccolte di versi, cantari, romanzi cavallereschi. Stampò anche un numero considerevole di pubblicazioni "ufficiali": oltreché gli statuti di Perugia anche quelli di Assisi e di Castiglione Aretino, bolle papali e raccolte consimili. Se non può essere considerato a Perugia il tipografo ufficiale, fu certo assai vicino alla Signoria, che spesso a lui si rivolse per la stampa di leggi e ordinanze. Nel resto della sua produzione pochissime sono le opere propriamente giuridiche o scientifiche.
Il C. impiegò dapprima i caratteri di stampa gotici ereditati dal padre Francesco e di provenienza veneziana; poi ne impiegò anche di nuovi, gotici e romani, fatti fondere probabilmente a Perugia; usò nelle sue edizioni anche un corsivo. Moltissime delle edizioni stampate da lui recano incisioni xilografiche: notevole quella a piena pagina del frontespizio del Conflato, per la stampa del quale impiegò anche tre serie di lettere xilografiche, fra le quali, oltre le usuali lettere figurate a fondo nero o bianco di origine veneziana, anche una serie assai interessante con motivi vegetali su fondo "criblé". Impiegò nelle sue edizioni una marca tipografica con la sigla: "I.E.C.".
Bibl.: G. B. Vermiglioli, Biogr. degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1829, pp. 287-309; A. Rossi, L'arte tipogr. in Perugia durante il sec. XV e la prima metà del XVI, Perugia 1868 passim;F. Isaac, An index to the early printed books in the British Museum, II, 2, London 1938, p. 111; M. Sander, Le livre à figures italien depuis1467 jusqu'à 1530, Milano 1942, n. 5572; Mostra dell'arte della stampa umbra (catal.), a c. di G. Cecchini, Perugia 1943, ad Ind.;F. Ascarelli, La tipografia cinquecentina italiana, Firenze 1953, p. 148; F. J. Norton, Italian printers 1501-1520…, London 1958, pp. 78 s.