CAPECE, Girolamo
Ignota è la data della nascita; era marchese di Rofrano. Nel marzo 1692, per aver preso parte a Napoli, con gli altri fratelli e con il cognato Giuseppe Massarengo, al ferimento di un cocchiere di casa Venuti, fu rinchiuso in Castel dell'Ovo. In seguito lasciò il Regno napoletano e, secondo alcune testimonianze, compì lunghi viaggi in Francia e in Inghilterra. Verso la fine del 1700 fa a Roma. Qui, assiduo e fortunato giocatore (pare che con cospicue vincite avesse migliorato le sue non buone condizioni economiche), si legò d'amicizia con Carlo di Sangro, il quale lo rese partecipe della congiura, filo-austriaca che prese nome dal principe di Macchia. Tornò temporaneamente a Napoli per prendere parte alle riunioni segrete a casa del duca della Castelluccia, intervenendo poi nell'estate 1701, con il fratello Giuseppe, alle trattative romane con i rappresentanti imperiali, ai quali chiese come ricompensa il principato di Salerno. Il 30 ag. 1701 partì da Roma diretto a Cisterna, dove rimase ad attendere l'esito della rivolta napoletana.
Dopo il fallimento della congiura e la morte del fratello, il 1º dic. 1701 il C. fu condannato a morte in contumacia come traditore e ribelle. Si trasferì a Vienna con altri fuorusciti napoletani, tra essi il duca di Telese, col quale, venuto in dissidio, sostenne un duello. Alla corte imperiale si adoperò in favore dell'intervento austriaco nel Regno napoletano. Si arruolò, quindi, nell'esercito del principe Eugenio di Savoia, nel cui quartier generale, a Luzzara, giunse il 13 febbr. 1702, e partecipò alla battaglia del 15 agosto, comportandosi piuttosto disonorevolmente, giacché ai primi colpi di fuoco accusò un attacco di febbre e si ritirò nei suoi alloggiamenti.
Rientrò a Napoli il 7 luglio 1707 alla testa dell'esercito austriaco, con il grado di sergente generale. Fu subito inviato a Barcellona con l'incarico di annunciare al re Carlo, il futuro imperatore Carlo VI, l'avvenuta conquista del Regno. Partito il 9 luglio, tornò a Napoli il 25 agosto, latore di una serie di provvedimenti regi, tra i quali anche la revoca di tutti gli uffici concessi da Filippo V Borbone. Ottenne per sé il titolo ereditario di grande di Spagna e l'ufficio assai lucroso di corriere maggiore e governatore generale delle poste in Italia. Nella seconda metà di dicembre del 1707 a Napoli si sparse la voce che il C. stesse per essere allontanato dalla città ed inviato a Milano, in seguito ad accuse di irregolarità commesse nel servizio postale. In effetti, il 13 aprile partì da Napoli diretto a Milano, dove era stato chiamato al servizio della regina. Ciò sembrò avvalorare la voce che re Carlo intendesse farlo imprigionare, ma tale ipotesi risultò priva di fondamento. Anzi, verso il dicembre 1713, grazie probabilmente ai legami contratti con Rocco Stella, vera eminenza grigia al seguito di Carlo d'Asburgo, fu addetto alla corte di Vienna quale reggente per il Napoletano nel Consiglio di Spagna, il nuovo organo amministrativo appena creato, con l'altissimo stipendio di 10.000 fiorini annui. Fu poi nominato consigliere imperiale e, secondo quanto riferisce un cronista, ricevette anche il titolo di barone. Nell'aprile 1720 Pietro Giannone stese per suo conto una supplica all'imperatore, perché nella futura pace di Vienna l'ufficio di corriere maggiore non fosse oggetto di restituzione in favore del conte d'Ognate. Ammalatosi, tornò a Napoli, dove morì nel 1725 e fu sepolto nella chiesa di S. Domenico Maggiore.
Fonti e Bibl.: Diario napolitano dal 1700 al 1709, a cura di G. d. B., in Arch. stor. per le prov. napoletane, X (1885), pp. 491, 604, 606, 620 s., 623, 625, 627; Racconto di varie notizie accadute nella città di Napoli dall'anno 1700 al 1732,ibid., XXXI (1906), pp. 431, 465; D.Confuorto, Giornali di Napoli dal MDCLXXIX al MDCIC, a cura di N. Nicolini, Napoli 1930, II, pp. 6 s.; F. M. Ottieri, Istoria delle guerre avvenute in Europa e particolarmente in Italia per la successione alla Monarchia delle Spagne dall'anno 1696 all'anno 1725, II, Roma 1752, pp. 198, 243; P. Giannone, Opere postume, II, Londra 1766, pp. 6 s., 165 ss.; G. B. Vico, Principum Neapolitanorum coniurationis anni MDCCI historia, in Scritti storici, a cura di F. Nicolini, Bari 1939, pp. 317 s., 326 ss., 349, 357; P. Giannone, Vita scritta da lui medesimo, a cura di S. Bertelli, Milano 1960, p. 56 n. 17; A. Granito di Belmonte, Storia della congiura del principe di Macchia e della occupazione fatta dalle armi austriache del Regno di Napoli nel 1707, Napoli 1861, I, pp. 39, 49, 62 s., 79, 82, 201, 206 s., 254, (46) ss.; II, pp. 7, 28, 182 ss.; F. Nicolini, Uomini di spada di chiesa di toga di studio ai tempi di Giambattista Vico, Milano 1942, pp. 227 s., 247; Id., Aspetti della vita sei-settecentesca napoletana, in Boll. dell'Arch. stor. del Banco di Napoli, 1950, 2, p. 69; R. Colapietra, Vita pubblica e classi politiche del Viceregno napoletano (1656-1734), Roma 1961, pp. 138 s., 152; G. Galasso, Napoli nel Viceregno spagnolo 1696-1707, in Storia di Napoli, VII, Napoli 1972, pp. 196, 207 s., 225.