BRIANI, Girolamo
Scarse notizie biografiche si hanno intorno a questo mediocre storico e scrittore politico del sec. XVII, la cui fortuna, abbastanza vasta, fu dovuta essenzialmente ad un equivoco. Egli sarebbe nato a Modena nel 1581, poiché lo si dice morto a sessantacinque anni, il 16 ag. 1646. E qui si arrestano tutte le informazioni sul suo conto, a parte quelle sulla sua opera letteraria.
Gli si attribuisce un fratello, Giovanni il quale, secondo il Tiraboschi, sarebbe stato maestro in Sassuolo nel 1588. Egli avrebbe collaborato col B. alla redazione dell'opera storica che va sotto il nome di quest'ultimo, ma ebbe anche, per proprio conto, altre iniziative letterarie: pubblicò una mediocre traduzione di s. Giovanni Damasceno (S. Iohannis Damasceni de his,qui in Domino moriuntur,libellus,e Greco in Latinum versus, Mutinae 1580)ed un repertorio sull'uso dei sacramenti, probabilmente a beneficio del suo stesso insegnamento (Novem illae tabulae continentes septemS. Ecclesiae Sacramenta,nec non irregularitates,suspensiones...,olim a R. P. Fr. Vincentio de Quintiano Ord. Praed. editae, Mutinae 1588). Secondo il Mazzuchelli, Giovanni Briani scrisse anche alcune Meditazioni sopra il Pater noster, pubblicate anch'esse a Modena, ma senza indicazione della data di stampa.
Senonché, per quanto attiene a questo fratello del B., le già scarse notizie biografiche diventano addirittura dubbie se si confrontano le date relative a ciascuno dei due supposti fratelli. Pare assai improbabile infatti che Girolamo potesse avere un fratello di tanto più anziano da poter pubblicare la sua traduzione di s. Giovanni Damasceno nel periodo in cui egli nacque. Ma soprattutto appare improbabile che Giovanni, con una esperienza letteraria di almeno un ventennio più antica di quella di Girolamo, non digiuno, persino, di greco, potesse collaborare alla Istoria d'Italia in una posizione in definitiva subalterna e marginale, come lascerebbe intendere il fatto che l'opera va soltanto sotto il nome di Girolamo. Del resto, non sarebbe incoerente con il parassitismo letterario del B. che, quali fossero i rapporti di parentela tra i due personaggi (è possibile che Giovanni fosse piuttosto il padre o lo zio di Girolamo), almeno la raccolta dei materiali, che dovevano servire all'opera storica che va sotto il nome del più giovane fosse stata invece approntata dal più anziano.Il B. è noto soprattutto per una sua troppo fortunata aggiunta a' ragguagli di Parnaso del signor Traiano Boccalini cittadino romano. L'operetta, pubblicata a Modena nel 1610, consisteva originariamente di dieci "ragguagli", che l'autore dedicò a don Luigi d'Este. Nel 1615 legava direttamente le proprie fortune a quelle dell'archetipo boccaliniano, essendo ristampata con la seconda centuria dei Ragguagli sia a Milano sia a Firenze. Il misfatto veniva completato nel 1616 dagli editori veneziani Guerigli, che pubblicavano l'opericciola del B. come "terza parte" della ristampa delle due prime centurie boccaliniane. In questa occasione il B. portò a cinquanta gli originari dieci "ragguagli" dell'Aggiunta e vi unì la relazione di un "solenne convito fatto in Parnaso".
La fortuna editoriale di questo scritto del B. fu larghissima. La vera e propria frode perpetrata dai Guerigli veniva ripetuta dagli stessi editori, da altri stampatori veneziani e dal Blaeu di Amsterdam per ben diciassette volte nel sec. XVII (cfr. Firpo), oltre alle traduzioni in inglese, in tedesco ed in fiammingo e a vari compendi e scelte.
In realtà il B. poteva vantare ben pochi titoli per essere accostato ad uno scrittore immaginoso e brillante come il Boccalini, e certamente non era giustificazione sufficiente della sua mediocre imitazione quella di aver voluto "dimostrare... il particolar affetto, che all'opre di lui, ho portato et porto del continovo", come dichiarava nella dedica del 21marzo 1616. Stilisticamente assai piatta e nemmeno lontanamente accostabile alla vivacità dell'originale, la prosa del B. non riflette che troppo pallidamente i motivi della polemica boccaliniana; ogni spunto, ogni inizio di invenzione è soffocato da una goffa erudizione, da un moralismo d'accatto. Tutti i luoghi comuni del conformismo barocco sembrano darsi convegno in questo Parnaso di seconda mano, in una caratterizzazione di tipi umani e di situazioni che non potrebbe essere più trita. La problematica politica del secolo riccheggia di frequente, adagiandosi nei comodi alvei di modelli ormai largamente collaudati; così la condanna del "contagioso morbo" machiavelliano, o l'immancabile elogio della prudente costituzione veneziana, o le regole proposte al perfetto cortigiano. Né pare che valga veramente la pena di sottolineare, come qualche lettore del B. ha tentato, una certa sincerità e spontaneità nel suo entusiasmo per la politica di indipendenza del duca di Savoia Carlo Emanuele I, "quel grande eroe de' tempi presenti... che per conservare la propria libertà non istimava che altri fossero maggiori di lui di Stato e di condizione" (ragguaglio 40);ché era, anche questo, motivo quasi obbligato della pubblicistica antispagnola contemporanea; la cosa peraltro può essere biograficamente interessante, perché lascia supporre un qualche cono del B. con i molti fautori di cui Carlo Emanuele I godeva a Modena.
In conclusione non aveva torto un anonimo modenese che si nascondeva sotto la sigla "S - G" (e per la cui identificazione il Firpo ha proposto i nomi di Simone Galassie di Silvestro Galloni) ad attaccare causticamente il B., adottando anch'egli la formula del "ragguaglio di Parnaso".
Lo scritto, che si conserva inedito nella biblioteca universitaria di Bologna e che è ricordato sia dal Di Tocco sia dal Firpo, sotto il titolo IlBucalini querella il B.,quale da Apollo è severamente castigato, lamenta che "un pazzo modonese avesse con tanto sciapita melonaggine avuto ardire di spogliar de' propri panni" i concetti boccaliniani, e plaude alla decisione di Apollo che condanna il B. alla pena di coloro "che spogliano le chiese e che dei piaviali e delle pianete si fanno calzoni e casacche", destinando i suoi "ragguagli" al carcere perpetuo di "un ben chiuso barile di mezze guaste alici" (Firpo, pp. 18 s.).
L'opera di maggior impegno del B. è tuttavia la già citata Dell'istoria d'Italia... dalla venuta d'Annibale Cartaginese in Italia,... fino a gli anni di Christo N. Signore 1527 libri diciotto. Essa fu pubblicata a Venezia, sempre presso i compiacenti Guerigli, nel 1623-24, in due volumi: opera di compilazione che attinge senza il minimo sospetto critico agli scrittori antichi e moderni, ed alla quale si potrebbe attribuire il merito di non essere prolissa se esso non venisse compromesso dalla prosa come al solito scialba e greve del Briani.
Poiché questa volta lo scrittore modenese non poté affidare le proprie fortune librarie ad un nume protettore di un qualche prestigio, come era avvenuto per i suoi "ragguagli", l'Istoria fu ben lontana dalle molte ristampe della precedente: essa poté vantare soltanto di essere scelta dal tedesco Giovanni Mattia Kramer, nel sec. XVIII, come esempio di bello scrivere italiano, cosa che induce a forti perplessità sui gusti letterari dell'antologizzatore. Il Kramer infatti ristampò circa duecento pagine dell'Istoria in un suo volume di Miscellanee italiane,pubblicato a Gottinga nel 1749 "per l'essercitazione e dilettazione dei amatori della lingua italiana" (Firpo, p. 8).Si ricordano altre opere del B. rimaste manoscritte: una Istoria della città di Modena,dove si raccontano li fatti de' suoi cittadini dal tempo della romana repubblica fino a' nostri giorni, che il B. dedicò nel marzo del 1623 ad Alfonso d'Este; un Exordium sive congeries in ordine ad politicam principis causam ed una Storia di San Geminiano, che tuttavia in un manoscritto della Biblioteca Estense di Modena va sotto il nome di Giovanni Briani.
Bibl.: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2082 s.; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1781, pp. 345 s.; VI, ibid. 1786, p. 49; L. Valdrighi, Alcune note biografiche che possono far seguito alla Biblioteca tiraboschiana, Modena 1876, p. 17; G. Silingardi, La vita,i tempi e le opere di T. Boccalini, Modena 1883, pp. 43 s.; E. Narducci, Giunte all'opera... del Mazzuchelli, Roma 1884, p. III; F. Beneducci, Saggio sopra le opere del Boccalini, Bra 1896, pp. 46-49; F. Foffano, Ricerche letterarie, Livorno 1897, p. 175; G. Trabalza, La critica letteraria, Milano 1915, p. 237; I. Masi, I ragguagli di Parnaso, Roma 1917, pp. 150-152; V. Di Tocco, Ideali d'indipendenza in Italia, Messina 1926, p. 109; A. Belloni, Il Seicento, Milano 1929, p. 449; L. Firpo, Il più antico imitatore del Boccalini. G. B., Firenze 1960.