BORSIERI, Girolamo
Nacque a Como nel 1588 (forse il 3 marzo, giorno in cui fu battezzato) da Giovanni Battista e da una Rusca. Ricevette la prima istruzione nella città lariana e frequentò poi il collegio gesuitico di Brera, ove compì gli studi di retorica e fu discepolo del padre Cesare Isnardi. Coltivò quindi gli studi giuridici, fino a conseguire probabilmente la laurea in utroque iure. Nella giovinezza si dedicò anche alla musica, componendo canzoni, oggi introvabili, che furono in parte pubblicate dal padre D. Angelo Marini, come testimonia il contemporaneo Bernardino Landoli (nel Discorso sopra la prefatione del sig. Girolamo Borsieri, aggiunto all'edizione degli Scherzi del B., nel 1612). Ma soprattutto si cimentò nella poesia, elaborando madrigali e quindi scrivendo la favola pastorale L'Amorosa prudenza, rappresentata per interessamento del giureconsulto Ettore Capriolo e stampata a Milano nel 1610 e poi, con qualche variante, nel 1611.
Il frutto più maturo dell'attività poetica del B. sono i sei libri degli Scherzi, pubblicati nel 1612 a Milano (la prima parte presso Niccolò Moioli, la seconda presso Bernardino Landoli; i libri I e II erano già stati stampati l'anno precedente in aggiunta alla seconda edizione dell'Amorosa prudenza).Si tratta di componimenti non lontani nell'impostazione da quelli di tanti contemporanei, e in specie dello stesso Marino della Lira e della Galeria.
Presto, però, pur non abbandonando del tutto la poesia - come provano le raccolte di versi rimaste inedite e oggi conservate nel ms. Sup. 3.2.45 della Biblioteca Comunale di Como, autografo, che raccoglie i libri VII, VIII e IX degli Scherzi e Il Pio Salterio. Affetti spirituali -, il B. fu prevalentemente attratto da lavori di carattere storico ed erudito. Ciò forse anche in conseguenza della decisione di farsi prete, maturata appunto verso il 1612 (l'ordinazione non dovrebbe essere molto posteriore a quell'anno, anche se non si hanno notizie precise, come del resto su tutta la sua attività sacerdotale: si sa solo che egli fu professore "Canonum in Collegio Ambrosiano", che nel 1614 chiese al card. Borromeo la cura di S. Carpoforo e S. Eufemia in Como, che nei primi mesi del 1617 rifiutò un canonicato a Torino e che negli ultimi anni della vita, per difficoltà economiche, sollecitò inutilmente qualche beneficio ecclesiastico).
In meno di vent'anni, fino alla morte, compose un gran numero di trattati sugli argomenti più vari, che costituiscono la parte più cospicua della sua opera e attestano la sua versatilità. Tale complesso di opere è rimasto nella quasi totalità inedito ed è giunto sino a noi attraverso i manoscritti autografi (in gran parte nella Bibl. Com. di Como in otto volumi).
Il primo di essi (ms. Sup. 3. 2. 42) contiene parte di uno studio sulla lingua italiana, del 1617; il secondo (ms. Sup. 3. 2. 43) e il terzo (ms. Sup. 3. 2. 44) raccolgono Le lettere accademiche,le historiche e le famigliari - redatte tra il 1606 e il 1626 e spesso indirizzate ai personaggi più illustri del tempo - in cui sono riflessi i molteplici interessi del B.: dall'archeologia alla filologia, dalla storia antica a quella contemporanea, dalle scienze naturali alla precettistica morale, dalla teologia all'araldica, dalla geografia alla poesia, alla musica, alla pittura, all'architettura. Il quarto (ms. Sup. 3. 2. 45) presenta i citati componimenti poetici e una dissertazione indirizzata agli accademici Affidati; il quinto (ms. Sup. 3. 2. 46) comprende i sette libri Salium e il Tumultus haereseon recentiorum in examen fideliter accitus et pie sublatus studio Hieronimi Borsaeri;il sesto (ms. Sup. 3. 2. 47) i cinque libri De fundamentis ethnicae theographiae;il settimo (ms. Sup. 4.4.21) il Tomus primus adversariorum ad theatrum insubricae magnificentiae, una ricerca epigrafica elaborata soprattutto tra il 1613 e il 1616 e continuata in altri due volumi, oggi dispersi. L'ottavo infine (ms. Sup. 2.2.1) contiene un'edizione della Historia patria di Benedetto Giovio, terminata prima del novembre 1607.
Altri manoscritti del B. sono nella Biblioteca Ambrosiana: gli originali di alcune lettere e l'opera Gli aforismi delle imprese. Lettioni accademiche, già composta nel 1617. Di altre opere rimane solo il ricordo e non si sa neppure con certezza se siano state tutte portate a termine: Il Simolacro, un Discorso sopra gli agnomi dei liberti (già compiuto nel 1610), alcune traduzioni di autori greci e latini, il poema in versi maccheronici La Fachinata (composto in età molto giovanile), un Discorso sopra il Casaubono (dedicato nel 1612 al card. Mantica), un "trattatello" sopra S. Giuliana (già scritto nel 1613), l'Huomo felice (opera di argomento teologico alla quale il B. lavorò nel 1614 e nel 1615), una Historia Landense (commissionatagli prima della fine del 1612) e una Historia della patria (il cui schema era già delineato nel 1612). Altri lavori sono menzionati dall'Argelati.
Oltre a questa lunga serie di opere inedite, vi sono poi due volumi che il B. diede alle stampe: il Supplimento della nobiltà di Milano e la Vita della beata Maddalena Albricia comasca agostiniana, pubblicati il primo nel 1619 e la seconda nel 1624. La Vita della beata Maddalena, edita a Milano presso Baldassarre Arcioni, corona tutta una serie di studi del B. sulla beata comasca ed è appoggiata a pazienti e minute ricerche storiche. Il Supplimento nacque come continuazione della Nobiltà di Milano di Paolo Morigia, con la seconda edizione della quale fu appunto pubblicato presso il Bidelli. In esso il B. presenta i personaggi più notevoli della Milano del suo tempo, offrendo interessanti e utili notizie su "leggisti" e medici, letterati e guerrieri, cantanti e musicisti, architetti e pittori, prelati e illuminati sacerdoti che animarono la città in quegli anni. Preziose, data la scarsità di fonti per quel periodo, sono le indicazioni concernenti le opere d'arte e gli artisti. Il B. fece parte dell'Accademia di Bareggio e di quella degli Affidati di Pavia, della quale gli fu offerta la direzione. Nell'ultimo periodo della vita fu rattristato da molte difficoltà, soprattutto dopo che il fratello Alessandro commise un omicidio e la sua famiglia subì un grave dissesto finanziario.
Morì a Como l'8 luglio 1629.
Fonti eBibl.: Q. Lucino Passalaqua, Quattro lettere historiche, Como1620, pp. 152, 154, 162, 459; F. Ballarini, Compendio delle croniche della città di Como, Como 1619, p. 215; L. Rusca, Il Lario,rime, Como 1626, pp. 172, 180; F. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, II, 2, Mediolani 1745, coll. 2071 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 3, Brescia 1762, p. 1812; G. Tiraboschi, Storia della letter. italiana, VIII, Modena 1780, p. 265; G. B. Govio, Gli uomini della comasca diocesi antichi e moderni nelle arti e nelle lettere illustri,dizionario ragionato, Modena 1784, pp. 38, 316-323; F. Fossati, Piuro e la sua catastrofe, in Periodico della Società storica comense, IV (1884), pp. 231, 235-242; Id., Un manoscritto di G. B., in Gazzetta numismatica (Como), IV (1884), pp. 82-86 e 90-94; V (1885), pp. 2-6; A. Monti, Accademie in Como, in Periodico della Società storica comense, V (1885), pp. 49 s.; C. Poggi, Il giardino dei Borsieri, Como 1895; G. Nicodemi, Otto lettere di G. B. al cardinal F. Borromeo, in Aevum, XV (1941), pp. 473-480; C. Volpati, Pier Francesco Mazzucchelli,detto il Morazzone,il cavalier Marino e G. B., in Periodico della Società storica comense, n.s., VI (1947), pp. 26-38; G. Testori, Catalogo della Mostra del Manierismo piemontese e lombardo del Seicento, Torino 1955, pp. 20, 22; J. Schlosser, La letteratura artistica, Firenze 1956, p. 367; M. Gregori, IlMorazzone, (catalogo della mostra di Varese), Milano 1962, pp. 217-220, 232 s., 235, 241-243 e passim; C. Gatti, G. B., in Larius (antologia diretta da G. Miglio), I, Milano 1959, pp. 383-399; L. Caramel, Arte e artisti nell'epistolario di G. B., in Contributi dell'Ist. di storia dell'arte medioevale e moderna dell'Univ. catt. del Sacro Cuore, Milano 1966, pp. 91-235.