BONELLI, Girolamo
Nato nel 1540 nel feudo di Bosco (Alessandria) da Marco e Domenica Giberti, figlia di Gardina Ghislieri, sorella del futuro papa Pio V, il B. apparteneva alla nobiltà romana di data più recente. Molto giovane venne a Roma col fratello Michele e studiò al Collegio germanico; impratichitosi nel mestiere delle armi sotto la guida di Marco Antonio Colonna, iniziò la carriera nell'ambito dell'amministrazione dello Stato pontificio nella scia dello zio, eletto al soglio papale nel 1566. La figura del B. viene così ad inquadrarsi nella politica nepotistica di Pio V, il quale, nonostante il fatto che al momento della sua elezione avesse dichiarato di voler imprimere al suo pontificato un'impronta di grande austerità e di non permettere in alcun modo che i suoi parenti traessero vantaggio dalla sua elezione al soglio pontificio, nominò di lì a poco il nipote Michele, fratello del B., segretario di Stato. Un altro segno della particolare benevolenza di cui i Bonelli furono oggetto in Roma grazie alla parentela con Pio V fu l'elargizione, il 4 sett. 1567, della cittadinanza romana al cardinal Alessandrino e al B. nonostante che numerose norme fossero venute ultimamente a renderne sempre più dffficile la concessione. Grande aiuto venne al B. dal fratello e dallo zio: "Si dice - scrisse l'ambasciatore veneziano P. Tiepolo, commentando il conferimento al cardinale Michele di numerosi benefici - che il papa è stato tanto largo verso di lui, pensando per questa via de' benefizi di provvedere non solamente ai bisogni suoi, ma ancora di due altri di lui fratelli secolari, a' quali ha dato poco altro, o pensa di dare, essendo risolto di non toccar cosa che appartenga alla Sede Apostolica" (Alberi, s. 2, IV, p. 177). In effetti il B. non ebbe "tanto poco": nel 1567 il papa gli conferì il grado di generale della guardia e nel novembre del 1568 lo creò governatore di Borgo, posto lasciato vacante da Paolo Ghislieri, altro nipote del pontefice e generale della Chiesa. La protezione del cardinale Alessandrino è attestata dalle continue richieste di favori alla corte di Filippo II, nel 1567 e nel 1568, quando sollecitò per lui il comando di una compagnia che non ebbe; nel 1570 chiese di nuovo per il B. il comando di una compagnia di 50 lance nello Stato di Milano, vacante per la morte di Giovan Francesco Sanseverino; questa volta la richiesta venne esaudita e fu accompagnata dalla nomina a cavaliere di Santiago. Sempre nel 1570, nel maggio, ritroviamo il B. in Savoia, dove venne ricevuto da Emanuele Filiberto con grande magnificenza. Circolarono voci secondo le quali al B. sarebbe stato conferito il comando generale delle truppe pontificie per la guerra contro i Turchi. Tale incarico non gli venne poi concesso, ma quel che è certo è che l'11 giugno 1571 era presente in qualità di testimone alla ratifica dei capitoli della lega contro i Turchi. Dopo la battaglia di Lepanto il B. ebbe parte di rilievo nel solenne trionfo tributato a Marco Antonio Colonna. Ebbe infatti l'incarico di presentare l'omaggio della popolazione romana, il 4 dicembre a porta San Sebastiano, all'eroe di Lepanto, e nel lungo corteo che attraversò la città, a capo della guardia svizzera, cavalcò a fianco del fratello cardinale, di Onorato Caetani e di Pompeo Colonna.
Dopo la scomparsa di Pio V la sua fortuna non dovette subire arresti, se nel 1572, subito dopo la morte del pontefice, sempre per interessamento del fratello cardinale, il B. fu nominato comandante delle milizie papali per la difesa di Roma.
In seguito si recò in Lombardia per assumere il comando, conferitogli da Filippo II, della compagnia rimasta vacante per la morte di Ascanio Colonna. Inoltre il 20 luglio 1572, sempre per intervento dell'Alessandrino, Filippo II gli conferì il marchesato di Cassano sull'Adda, nel Milanese, con undici feudi subalterni, per il quale prestò giuramento di fedeltà il 4 giugno 1573. Non avendo però tale marchesato ordine di primogenitura, il 3 ott. 1579 il B. ottenne che fosse eretto in maggiorasco. Inoltre Filippo II eresse in feudo Bosco, il luogo natale del B., col titolo di conte in favore del cardinale Michele. Il B. ne prese solennemente possesso e in seguito il fratello gliene fece donazione. Per l'esercizio delle sue cariche visse per lo più in Lombardia, dove svolse anche incarichi onorifici, guadagnandosi però anche la fama di uomo arrogante e violento; fama che si accrebbe quando nel 1582 fece uccidere un certo Giulio d'Adda col quale da tempo aveva delle pendenze riguardo il feudo di Cassano. In seguito a ciò fu incarcerato nella cittadella di Alessandria, ma, riuscito a fuggire, sempre con l'appoggio del cardinal Alessandrino, mise a tacere la questione riuscendo anche a far annullare l'ordine di confisca del marchesato di Cassano, emesso nel frattempo. Ottenne un salvacondotto per la Spagna, confermato ed esteso per tre anni da Francesco Hurtado de Mendoza marchese d'Almazan, ma ebbe vietato l'accesso in Milano e la residenza nel feudo di Cassano. I giudici incaricati della sua causa confessarono di non aver potuto procedere contro i beni e la persona del B. per espresso ordine della Curia arcivescovile. Nel 1588 il B. si trovava ancora a Madrid, da dove il 10 dic. 1588 inviò un'accorata lettera al fratello, chiedendo il suo aiuto per poter tornare a Roma. Riuscito di lì a poco a lasciare la Spagna, poté rientrare a Roma, dove morì il 29 ag. 1593 e fu sepolto nella tomba di Pio V alla Minerva. Aveva sposato Adamante Peruzzi, di nobile famiglia, da cui ebbe vari figli: Ludovico, Margherita, Antonio Pio, Partemia e Giovanna.
Fonti e Bibl.: Bibl. Apost. Var., Vat. lat. 3614, ff. 18-21, 76 s., 82 ss., 98-109, 112 s., 118 s. (lettere di diversi al B. dal 1569 al 1584), 142 ss. (lettera del B. al fratello da Madrid, 10 dic. 1588); E. Alberi, Le relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, s. 2, IV, Firenze 1857, p. 177; Corrisp. da Madrid dall'ambasciatore Leonardo Donà (1570-73), a cura di M. Brunetti e E. Vitale, I, Venezia-Roma 1963, pp. 102, 134; Indices dela correspondencia entre España y la S. Sededurante el reinado de Felipe II, a cura di Y. Olarra Larmendia e M. L. Larramandi, I-II, Madrid 1948-49, ad Indicem; Nunziatura di Savoia, I (1560-1573), a cura di F. Fonzi, in Fonti per la Storia d'Italia, XLIV, Roma 1960, ad Indicem; L. Serrano, Correspondencia diplomaticaentre España yla S. Sede..., Madrid 1914, II, p. 243; III, p. 97; IV, p. 314; C. Firmano, Diarium pontificatusPii Papae V, Romae 1712, pp. 73v e 156v; Regesti di Bandi,editti,notificazioni eprovvedimenti diversi relativi alla città di Romae allo Stato Pontificio, Roma 1925, passim; P. E. Visconti, Città e famiglie nobilie celebri delloStato Pontificio, III, Roma 1849, pp. 875 s., 888-890; V. van Ortroy, Le pape saint Pie V, in Analecta Bollandiana, XXXIII (1914), pp. 201, 205; P. Lugano, La cittadinanza romana allafamiglia Bonelli, Alessandria 1936, passim; L. von Pastor, Storia dei papi, VIII, Roma 1951, p. 567; G. L. Moncallero, Incisioni ed epigrammi del pontificato di S. Pio V, in Vita e cultura a Mondovìnell'età del vescovo L. Ghislieri, Torino 1967, p. 58 n.; P. Litta, Le famiglie celebriitaliane, I, tavv. 448-449.