GIROLAMO Bonaparte, re di Vestfalia
Ultimo fratello di Napoleone, nato ad Aiaccio il 15 novembre 1784, morto a Villegenis (Seine-et-Oise) il z4 giugno 1860. Dopo il colpo di stato del 18 brumaio, entrò nella guardia consolare. In seguito a un duello col fratello di Davoût, dovette passare nella marina e partecipò alla spedizione di San Domingo. Costretto a sbarcare negli Stati Uniti per sfuggire agl'Inglesi, ebbe accoglienze trionfali a Washington e a Boston; a Baltimora sposò Elisa Paterson (24 dicembre 1803), sebbene egli fosse minorenne. Cadde perciò in disgrazia di Napoleone, che lo escluse dall'eventuale successione al trono. Tornato in Francia, G. ottenne il perdono di Napoleone, ma il suo matrimonio fu annullato e la moglie non poté seguirlo (maggio 1805). Riprese allora il suo servizio nella marina e si segnalò nella campagna navale del 1805, nella quale con un solo vascello catturò un convoglio di navi inglesi e presto finì col raggiungere il grado di contrammiraglio (9 settembre 1806). Nella guerra della quarta coalizione, ebbe il comando del IX corpo della Grande Armata, formato da Bavaresi e Württemberghesi (che era però effettivamente condotto dal generale Vandamme) e conquistò la Slesia. Il regno di Vestfalia e la mano di Carolina del Württemberg fecero di G. uno dei sovrani vassalli del sistema imperiale napoleonico. Tutto ciò che di savio si attuò nel nuovo regno fu opera di abili amministratori francesi, come il J.-J. Siméon, J.-B. Éblé: G., strettamente sorvegliato da Napoleone, si fece assegnare una lista civile di 5 milioni e a Cassel, che fece sua capitale, si abbandonò a una vita di lusso e di piaceri. Nel 1809 G. comandò un corpo di osservazione, che non ebbe occasione di entrare in azione, ma nella campagna di Russia (1812) dimostrò tale scarso senso di responsabilità nel condurre l'ala destra della Grande Armata, che Napoleone lo destituì immediatamente e lo sostituì col maresciallo Davoût (14 luglio 1812).
La disfatta di Lipsia tolse a G. il regno, ed egli fu costretto a ritirarsi a Trieste. Durante i Cento Giorni, G. si batté da prode a Quatre-Bras e a Waterloo; poi, col nome di principe di Monfort, prese le vie dell'esilio e dimorò successivamente a Trieste (1819), a Roma (1823), a Firenze. Nel 1847 Luigi Filippo gli diede il permesso di stabilirsi a Parigi e l'avvento al governo del nipote Luigi Napoleone lo ricondusse alle alte cariche dello stato (governatore degl'Invalidi, 1848; maresciallo di Francia, 1850; presidente del Senato, 1852), ma non godette mai di molto prestigio.
Bibl.: A. Du Casse, Mémoires et correspondance du roi Jérome et de la reine Cathérine, voll. 6, Parigi 1861-66; id., Correspondance inédite de la reine Cathérine de Westphalie, Parigi 1888-1893; A. von Schlossberger, Briefwechsel der Königin Katharina und des Königs Jérôme von Westfalen mit König Friedrich von Württenberg, Stoccarda 1886-87, voll. 3; A. Du Casse, Les rois frères de Napoléon, Parigi 1883; A. Martinet, Jérôme Napoléon, roi de Westphalie, Parigi 1902; J. Turquan, Un joyeux souverain. Le roi Jérôme, frère de Napoléon, Parigi 1903; J.M. Kircheisen, König Lustig, Berlino 1928.