BENIVIENI, Girolamo
Girolamo di Paolo Benivieni, fratello di Domenico, nacque a Firenze nel 1453. Studiò giovanissimo i classici, l'ebraico e i grandi trecentisti. Fu familiare dei Medici, soprattutto di Lorenzo, nella cui casa conobbe Marsilio Ficino, Angelo Poliziano e nel 1479 Pico della Mirandola, col quale si legò d'affetto indissolubile, tanto che volle essere sepolto sotto lo stesso marmo, nella chiesa di San Marco a Firenze (1542). Fanaticamente devoto al Savonarola, condannò tutta la sua vita trascorsa e le sue giovanili composizioni poetiche in volgare, filosofiche e amorose, d'imitazione dantesca e petrarchesca, per divenire il poeta ufficiale delle processioni e solennità savonaroliane. Nel 1496 tradusse e pubblicò il trattato savonaroliano Della semplicità della vita cristiana e più tardi volse a significato religioso le sue rime giovanili, con un prolisso commento (Commento de Hieronimo Benivieni sopra a più sue canzone et sonetti dello amore e della bellezza divina, Firenze 1500), cui tengono dietro le stanze intitolate Amore, che formano un poemetto allegorico a imitazione delle Selve di Lorenzo dei Medici e sono uno fra i migliori componimenti del Benivieni per sincerità e squisito sentimento della natura. Un suo scritto intitolato: Dialogo di Antonio Manetti circa il sito, la forma e la misura dell'Inferno di Dante (Firenze 1506), lo dimostra ricercatore e lettore diligente delle opere dantesche. Per le preghiere degli amici pubblicò poi una compiuta raccolta delle rime che volle salvare dalla distruzione (Opere di Hieronimo Benivieni, 1519; Venezia 1522, 1524); fra le quali sono: una canzone De lo amore celeste, di contenuto platonico, col Commento di Pico della Mirandola, otto egloghe, un capitolo in lode di Dante, saggi di traduzione dal latino e dall'ebraico, alcune laudi, canzoni morali, frottole.
Bibl.: C. Re, Girolamo Benivieni fiorentino, Città di Castello 1906; A. Pellizzari, Un asceta del Rinascimento. La vita e le opere di Girolamo Benivieni, in Dal Duecento all'Ottocento, Napoli 1914; E. Giorgi, Le più antiche bucoliche volgari, in Giorn. stor. della letteratura italiana, LXVI (1915), p. 140; G. Semprini, Il commento alla canzone d'amore del B. di Pico della Mirandola, in Riv. di filosofia neoscolastica, XVI (1922), pp. 360-76.