BARDI, Girolamo
Nacque a Rapallo il 7 marzo 1603, da Giovanni e da Lucrezia Della Torre. Ricevette a Geno-ra, città d'origine della sua famiglia, la prima istruzione. A dodici anni si trasferì a Parma, ove studiò medicina e fu alunno di Nicolò Cabeo, lettore di filosofia. Nel 1619 entrò nella Compagnia di Gesù, ma per motivi di salute dovette uscime sei anni dopo. Compì a Genova gli studi di teologia e di medicina conseguendo il dottorato. Per l'interessamento di Giuliano de' Medici, allora arcivescovo di Pisa, e di Ascanio Piccolomini, arcivescovo di Siena, nel 1633 fu chiamato allo Studio di Pisa come lettore di filosofia aristotelica e platonica al posto del defunto Iacopo Mazzoni.
Il B. iniziò il suo corso l'11 novembre con una prolusione sull'argomento Philosophiam optime de Republica mereri; ac maximopere Principibus pernecessariam esse,ove univa all'esaltazione della filosofia le lodi dei Medici restauratori di quella disciplina. Nel 1634 venne nominato "magister extraordinarius philosophiae". A questo periodo risalgono molto probabilmente gli scritti inediti In Aristotelis Metheora, In Platonis Timeum,commento "fisico-medico" del dialogo platonico, e Vestigium libertatis philosophiae.
Frattanto continuava a frequentare i corsi di medicina alla scuola di Rodrigo De Castro (che sarà poi il bersaglio di varie operette polemiche da parte del B.) e di Giulio Guastavini, nonché di anatomia, sotto la guida di Giovanni Battista Ruschi, i quali erano tutti lettori all'Ateneo pisano .
Fu in corrispondenza con Galileo, di cui si professò ammiratore e sostenitore: a Gafileo egli ffiviava i propri scritti, chiedendone il parere (cfr., nell'ed. naz. delle Opere del Galilei, le lettere inviate dal B. il 3 genn. e il 12 apr. 1634, il 30 marzo 1635, il 14 giugno 1636);nella lettera del 3 gennaio gli partecipava il proposito di combattere l'aristotelismo, oscillando però tra il timore dei * cani rabbiosi", "essendo noi troppo pochi", e lo zelo per la verità (lettera del 12 aprile); a lui si rivolgeva per la soluzione di un problema sulle ombre dei corpi opachi (lettera del 24 ag. 1634)e chiedeva infine copie del Dialogo dei massimi sistemi,per soddisfare richieste fattegli a Genova, dove il Galilei era conosciuto ancora solo "per fama e per notizia da altri" (lettera del 26 ott. 1635).
Nel 1635 il B. lasciò Pisa e tornò in Liguria, sia per motivi di salute e familiari, sia forse a seguito di disaccordi con l'Ateneo pisano (cfr. lettera al Galilei del 26 ott. 1635). Risiedette a Genova e a Rapallo, e si dedicò alla stesura delle sue due opere più impegnative: un trattato di iatrochimica in cinque tomi, di cui nel 1653 Domenico Panaroli, professore di anatomia e medicina alla Sapienza, fece stampare a Roma il prospetto col titolo Hieronymi Bardi D. S. iatro-philoeuchymici theatrum naturae iatrochymicae rationalis. Opus dogmaticum theorico-practicum; quo quidquid in universo naturae ambitu medicarum continetur facultatum, ob oculos curiosi, et novztatum amatoris, et melioris medicinae studiosi exponitur (nel quale si legge che il B. "a primoribus annis" aveva frequentato il duca Ferdinando Gonzaga, che lo stesso B. esalterà nel Medicus politico come "nostrae Iatrochimiae patrono meritissimo"); nonché un'opera di medicina sacra, che il B. pubblicherà a Genova nel 1643 col titolo Medicus politico [sic] catholicus seu medicinae sacrae tum cognoscendae tum faciendae idea, Hieronymi Bardi... industria delineata (rist. 1644).
Nel 1645 interveniva con due lettere sulla questione De latere Christi aperto in risposta al medico scandinavo Thomas Bartholin. Infine, sempre a Genova, il B. scrisse un'operetta devota ispirata a s. Francesco Saverio, Xáverius peregrinus,che pubblicò poi nel 1659 a Roma con dedica al pontefice Alessandro VII, il quale lo compensò con una pensione di 50 scudi.
Mortogli il padre, il B. si trasferì nel 1651 a Roma ove esercitò la professione di medico. Risiedeva ancora a Roma nel 1667: dopo questa data non si hanno più notizie di lui.
Nel Medicus politico egli si propone di "contemplare et dilucidare, atque ad libellam Physico medicam revocare" i sensi "medico-fisici" della Bibbia. Proclama che non da Ippocrate, né da ApoUo, né da qualsiasi altro trae origine la medicina, ma da Gesù che è l'alfa e l'omega, il principio e il fine di ogni cosa (p. 134), onde "non ... ab astris, sed a Deo, cui famulatur, medicina est auspicanda". Il B. si professa cultore di una iatrochimica epurata - sull'esempio del Sennert - dalla magia con la quale era confusa nell'opera del suo iniziatore Paracelso. E appunto come conciliatore della iatrochimica col dogma cattolico è lodato dal medico Sebastiano Baldi in una lettera premessa all'opera: "Tu dogmaticam nostram cuin iatrochymia sancto foedere copulasti; et dissentientes choros in harmoniam reduxisti".
Fervido ammiratore di Marsilio Ficino, "fenice platonica", e del Campanella, novello Ercole che avvince gli animi dei dotti, il B. riafferma in questo scritto il suo antiaristotelismo dando credito tra l'altro alla leggenda di un Aristotele che avrebbe ripudiato in fin di vita la sua "insana" filosofia.
Opere. Oltre alle due opere principab, il B. scrisse: la Hieronymi Bardi Genuensis prolusio philosophica habita in pisarum celeberrimo Athaeneo XI. mensis novembris MDCXXXIII, Pisis 1634, dedicata a Ferdinando II de' Medici; tra gli altri scritti in prosa e in versi che il B., schierandosi col Guastavini e con Fortunio Liceti contro il De Castro, fece circolare con il nome dì Bernardo Myhomo, un dialogo Castroathos in Parnaso confossus, sive Satyri-physio-sophos in Cythaerone a Circe in hirco-vervecisvem transformatus, et contumulatus...(ad una replica De Castro rispose insieme ad altri con una Corona Smilacis qua Lusitanus Castrensis redimitur,Oldemburgi 1636); una Ode in laudem Sereniss. Lucae Iustiniani Ducis Rei.publicae Genuensis electi anno MDCXLIV,Genuae 1646; Xaverius peregrinus a Hieronymo Bardi iatro-theologo pede pari et impari descriptus,Romae 1659; sempre a Roma, attesta il Giustiniani, pubblicò nel 1663 Il Pellegrino moribondo ovvero divozione da praticarsi per ottenere una santa morte con l'intercessione di S. Francesco Saverio Apostolo dell'India,che ebbe notevole diffusione; sempre secondo il Giustiniani, il B. aveva inoltre pronti per le stampe altri scritti: In Aristotelis Metheora, parva naturalia, problemata, prolectiones, et commentaria; In Platonis Timeum Propedeumata et Dilucidationes; Vestigium libertatis philosophiae in Platonis Timeum; Anteloquium Platono-apologeticum,molto probabilmente relativi al suo insegnamento pisano; una "Risposta per il p. Nicolò Cabeo della Compagnia di Gesù, già suo Maestro, a Scipione Chiaramonti per il luogo, e sede delle Comete in volgare italiano in forma di dialogo, e poi fatto in lingua venetiana" (forse si tratta dello scritto che egli inviava al Galilei con lettera del 14 giugno 1636: "Sono andato tessendo uno sistema che tutti loro Signori discordi concorda, e pelo l'osso benissimo al Sr. Chiaramonti"); un Hercules Domitor e infine una Musica medica, magica, moralis, consona disona, curativa, catholica rationalis. Encyclopedia Sacra, et profana, et- observationibus Philosopho-Medícis demonstrata.
Presso la Bibl. Vaticana si conserva nel fondo Chigiano (n. 1261) un manoscritto del prospetto del Theatrum naturae iatrochymicae e nei cod. Urb. lat.1625, ff. 43-44, e Urb. lat.1629, f. 267, due lettere del B. a Paganino Gaudenzi (Rapallo, 25 ott. 1635; Genova, 10 nov. 1643). Le lettere del B. al Galilei si leggono nell'ed. naz. delle Opere del Galilei, Firenze 1906, nei voll. XVI (pp. i 1, 82 s., 184, 240 s., 328 s., 438 s.) e XVIII (pp. 91,2 19); quest'ultimo volume contiene anche due lettere del B. al Gassendi (pp. 339, 436) e una risposta del Gassendi (p. 256): il B. invia al Gassendi il De motu naturali gravium solidorum di G. B. Baliani, richiedendone un giudizio; il Gassendi risponde di apprezzare lo scritto come una diversa via, non sperimentale ma puramente deduttiva, per la determinazione della legge di caduta dei corpi già scoperta dal Galilei. Nelle Epistolae di G. Naudé (Genavae 1667) v'è una lettera al B. datata Roma, 8 nov. 1639 (pp. 681-94). Le due lettere del B. sul liquido versato dal fianco di Gesù furono pubblicate da Thomas Bartholin in appendice alla sua De latere Christi aperto dissertatio, Lugduni Batavorum 1646, pp. 553-571.
Bibl.: M. Giustiniani, Gli scrittori liguri, I, Roma 1667, pp. 417-422; M. Saoli, Li scrittori della Liguria,Genova 1667, p. 114; A. Oldoini, Athenaeum ligusticum,Perusiae 1680, p. 238; G. Targioni-Tozzetti, Notizie degli aggrandimenti delle scienze fisiche accaduti in Toscana nel corso di anni LX del secolo XVII, I, Firenze 1780, pp. 349-352; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, III, Pisis 1795, pp. 385-388.