ARDIZZONE, Girolamo
Nato a Palermo il 17 gennaio 1824, morto ivi il 30 maggio 1893, tradusse in italiano e in siciliano, ponendo a fronte le due versioni, alcuni frammenti di Saffo e le odicine attribuite ad Anacreonte; ciò fece insieme con Vincenzo Di Fede, senza distinguere la parte propria da quella dell'altro (Palermo 1839). Cantò, secondo le forme comuni dei nostri romanticheggianti, L'arpa dell'esule, Il trovatore, La viola, ecc., e stampò queste poesie in appendice al Cantico dei Cantici tradotto in versi (Napoli 1846). Quindi raccolse il meglio della sua produzione (Palermo 1867), aggiungendovi versioni dal Byron e dal Moore. Ebbe gran facilità e pienezza di suoni, che gli procacciò una certa fama. Diresse per qualche tempo L'Osservatore, e poi il Giornale Officiale di Sicilia. E scrisse da ultimo novelle in versi, ora dimenticate. Alcuni suoi articoli critici, sul Camoens, sullo Chateaubriand, ecc. (1850-1852), possono riguardarsi come un curioso documento della fama di quei grandi in Italia. Non ha più interesse alcuno ciò che scrisse su Dante. Suo fratello, Matteo, insegnò letteratura latina all'università di Palermo, e molto pubblicò in versi e in prosa.
Bibl.: R. Barbiera, Poesie moderne, Milano 1888, p. 512 segg.; F. Romani, Critica letteraria, I, Milano 1883, p. 471 segg.; G. Leanti, G. Zanella e G. Ardizzone, in Giornale di Sicilia, 17-18 giugno 1913.