LAZZARINI, Giovita
Nacque a Forlì il 4 dic. 1813 da Giovanni, avvocato, e da Giulia Farneti. Compiuti gli studi inferiori nella città natale, il L. si trasferì a Bologna, dove frequentò la facoltà di giurisprudenza. In seguito allo scoppio dei moti del 1831, abbandonò l'università per arruolarsi nella legione comandata dal generale C. Zucchi. Chiusa la brevissima stagione rivoluzionaria, il L. si recò a Roma, dove riprese gli studi avendo come maestro C. Ciabatta, procuratore presso il tribunale della Sacra Rota. Conseguita nel luglio 1834 la laurea in diritto canonico e civile, il L. fece ritorno a Forlì e, negli anni seguenti, si dedicò alla professione forense. Particolarmente sensibile al problema della riforma dell'ordinamento giuridico, scrisse sull'argomento numerosi saggi, rimasti però inediti. Almeno fino all'ascesa di Pio IX al soglio pontificio (1846), il L. non prese parte all'attività politica ma ebbe comunque modo di stringere salde e durature amicizie con uomini quali A. Saffi, T. Zauli Sajani, S. Ghinozzi e L. Minguzzi.
Con loro condivise l'esperienza del periodico L'Emilia, fondato da Zauli Sajani, che ebbe vita dal gennaio al dicembre 1848: attestato dapprima su posizioni moderate, ancora influenzate da una prospettiva di stampo neoguelfo, il periodico assunse (in particolar modo dopo l'allocuzione pontificia del 29 apr. 1848) una coloritura sempre più radicale.
All'attività giornalistica, il L. affiancò, nello stesso lasso di tempo, una più diretta partecipazione alla vita politica: firmatario del Programma del Comitato elettorale di Forlì compilato da Saffi (maggio 1848), assunse nel dicembre successivo la vicepresidenza del Circolo popolare forlivese e il 13 dic. 1848 funse da segretario (insieme con il ferrarese C. Grillenzoni) nel congresso politico dei rappresentanti dei circoli popolari di Romagna, tenutosi a Forlì, durante il quale venne redatto l'Indirizzo con cui si sollecitava la convocazione di un'Assemblea costituente eletta a suffragio universale nello Stato pontificio. Ultimo atto rilevante del circolo forlivese fu, sul finire del 1848, l'energica protesta, redatta da Saffi e dallo stesso L., tesa a scagionare G. Garibaldi e le sue milizie dall'accusa di avere provocato disordini durante il passaggio nella città di Forlì. Subito dopo, nelle elezioni tenutesi il 21 genn. 1849 in tutto lo Stato pontificio, il L. fu eletto deputato all'Assemblea costituente nel collegio di Ravenna con oltre 8000 voti di preferenza.
Dalla corrispondenza che il L. tenne con la moglie Anna lungo tutto l'arco di vita della Repubblica Romana, G. Mazzatinti ricavò, attraverso una selezione dei brani più significativi e la loro accorta ricucitura, una cronaca assai intensa della breve esperienza repubblicana che pubblicò con il titolo Roma dal 10 febbraio al 7 luglio 1849. Diario epistolare di Giovita Lazzarini (Roma 1899).
Il L. arrivò a Roma nelle ore immediatamente successive alla proclamazione della Repubblica (9 febbr. 1849). Il 13 febbraio fu aggregato alla commissione preposta alla stesura della costituzione, ma rinunziò all'incarico dopo che, il 14 febbraio, fu nominato ministro di Grazia e Giustizia nel primo gabinetto repubblicano. Come ebbe a scrivere tre giorni dopo, "l'affollamento degli affari, il disordine che regna ne' dicasteri di Roma, l'assistenza al Consiglio dei ministri, l'intervento all'Assemblea, e le mille altre cose che si presentano a ogni istante" lo misero subito di fronte a un compito reso anche più gravoso dalla "massima disorganizzazione" in cui "le rinuncie d'alcuni impiegati del vecchio sistema" avevano lasciato gli uffici (ibid., p. 10). Nonostante i dubbi e i tormenti propri di un uomo schivo quale egli era, il L. rimase al suo posto dopo i rimpasti ministeriali dell'8 marzo e del 2 apr. 1849, e anzi assunse per brevissimo tempo, in seguito alle dimissioni di I. Guiccioli (6 marzo 1849), anche l'interim del dicastero delle Finanze.
Il provvedimento più significativo preso dal L. in qualità di ministro guardasigilli fu la stesura della legge, approvata dalla Costituente per acclamazione nella seduta del 27 febbr. 1849, che decretava la soppressione dei tribunali della Segnatura, Rota, Camera, Consulta e di altri che erano composti principalmente o totalmente da dignitari e prelati della Curia romana. Parimenti, veniva soppresso il tribunale del S. Uffizio. Una volta scardinato il vecchio sistema, il L., costretto a fare i conti con la cronica mancanza di personale qualificato, non ebbe modo di realizzare una compiuta riforma del sistema giudiziario anche perché, al pari di altri esponenti della classe dirigente repubblicana, fu preso dal problema della difesa, rivelando in questo frangente un carattere combattivo sorretto dalla fiducia nella capacità di resistenza del popolo romano e dalla fede - scriveva il 17 giugno 1849 - "nel nostro diritto e nella santità del principio proclamato" (ibid., p. 186). Per contro, all'elaborazione del testo costituzionale il L. dedicò poca attenzione (ritenendola probabilmente una questione che l'andamento dell'assedio aveva reso oramai secondaria), al punto da non prendere mai la parola durante gli accesi dibattiti che si svolsero in seno alla Costituente nel giugno 1849.
Caduta la Repubblica Romana, il L. dovette abbandonare Roma iniziando una triste peregrinazione nel vano tentativo di ricongiungersi alla propria famiglia. Recatosi a Civitavecchia insieme con l'amico C. Mayr, s'imbarcò il 22 luglio 1849 sulla nave francese "Scamandre", che toccò in rapida successione i porti di Napoli, La Valletta, Atene e Istanbul. Il 18 agosto il L. giunse infine a Marsiglia, e, pochi giorni dopo, a Nizza.
Qui, mentre si apprestava a recarsi a Genova, venne colpito dal colera, che rapidamente lo condusse alla morte, avvenuta all'alba del 1° sett. 1849.
Non fu possibile restituire alla famiglia il corpo del L. alla cui memoria nel 1892 il Consiglio comunale di Forlì intitolò una strada e inaugurò una lapide nella casa natale.
Fonti e Bibl.: Presso il Museo centrale del Risorgimento in Roma si conservano numerose testimonianze dei rapporti intercorsi fra il L., il Comitato esecutivo e il Triumvirato della Repubblica Romana (v., in partic., bb. 339/22, 349/25, 542/9). Tra le testimonianze edite: A. Comandini, Cospirazioni di Romagna e Bologna nelle memorie di F. Comandini e di altri patrioti del tempo (1831-1857), Bologna 1899, pp. 112, 118, 509; Scritti editi e inediti di G. Mazzini (per la consultazione si rinvia agli Indici, ad nomen) e A. Saffi, Ricordi e scritti, III (1846-49), Bologna 1992, pp. 177, 192, 218.
Riferimenti al L. in G. Beghelli, La Repubblica Romana del 1849, Lodi 1874, I, pp. 115-175 passim; E. Loevinson, G. Garibaldi e la sua legione nello Stato romano: 1848-49, I, Roma 1902, pp. 216, 222, 234; G. Leti, La rivoluzione e la Repubblica Romana (1848-49), Milano 1913, ad ind.; G. Conti, La Repubblica Romana del 1849: studio storico-politico, Roma 1920, p. 72; M. Cossu, L'Assemblea costituente romana del 1849, Roma 1923, pp. 32-151, passim; I. Bonomi, Mazzini triumviro della Repubblica Romana, Milano 1946, pp. 43, 51, 121; L. Rodelli, La Repubblica Romana del 1849, Pisa 1955, pp. 153-272 passim; A. Mambelli, La Romagna nel Risorgimento, Forlì 1960, ad ind.; Id., Uomini e famiglie illustri forlivesi, Forlì 1976, pp. 89 s.; A. Spallicci, Uomini illustri e artisti di Romagna, Rimini 1990, p. 147; D. Demarco, Una rivoluzione sociale: la Repubblica Romana del 1849 (16 nov. 1848 - 3 luglio 1849), Napoli 1992, ad ind.; L.C. Farini, Lo Stato romano dall'anno 1815 al 1850, a cura di A. Patuelli, Roma 1992, p. 580; Studi sulla Repubblica Romana del 1849, a cura di M. Severini, Ancona 2002, pp. 9 s.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v. (M. Rosi); A. Mambelli, I forlivesi nel Risorgimento nazionale da Napoleone a Mussolini. Diz. biografico, Forlì 1936, sub voce.