GIOVENALE da Orvieto
Non si conoscono gli estremi biografici di questo pittore e mosaicista originario di Orvieto. Operoso nella sua città natale e a Roma durante la prima metà del XV secolo, la sua attività è ampiamente testimoniata da numerosi documenti scritti, ma le opere citate sono andate tutte perdute. Diversi atti notarili, rogati in Roma tra il 1412 e il 1443, citano "Juvenalis magister" in veste di testimone, a dimostrazione di una certa rilevanza della figura del pittore nel panorama artistico romano e nel tessuto sociale della stessa città (Corbo). Anche il figlio Pietro fu attivo in qualità di pittore sotto i papi Eugenio IV e Pio II.
Nel 1425 G., insieme con Bartolomeo di Pietro, era intento al restauro dei mosaici della facciata del duomo di Orvieto; contemporaneamente i due artisti furono incaricati di dipingere la volta e le pareti della cappella Nuova o di S. Brizio (Fumi). Nel 1436 G., di nuovo a Roma, venne pagato 6 carlini per un'insegna dipinta su tavola in S. Giovanni in Laterano (De Nicola). In una relazione manoscritta, anonima, datata 13 maggio 1715 (Bibl. apostolica Vaticana, Vat. lat. 9023, cc. 212-215; Junyent), eseguita prima del restauro della chiesa di S. Clemente ordinato da papa Clemente XI, viene descritto un affresco, nella navata laterale destra, firmato da G., raffigurante la Ss. Trinità circondata dalle gerarchie angeliche.
Di tale affresco esiste, inoltre, una riproduzione grafica del sec. XVII, in un codice della collezione Albani, conservato nella Biblioteca reale di Windsor (Noach; Braham - Hager). Sotto la raffigurazione della Trinità e delle gerarchie angeliche, insieme con uno stemma cardinalizio e due figure di profeti, compariva un'iscrizione che informava: "Si vis pictoris nomen cognoscere lector, de Veteri Urbe Juvenalis est nomen ejus" (Rondinino; Armellini; Bertini Calosso). Ai lati di questa scena, erano dipinte, rispettivamente, a destra l'Incarnazione del Verbo divino, a sinistra la Crocifissione con santi e la Trinità. Impossibile stabilire con certezza se l'autore di questi altri affreschi fosse lo stesso Giovenale.
Più recentemente è stata ipotizzata, da parte di Lloyd, una possibile attribuzione a un pittore orvietano, forse G., degli affreschi della volta dell'oratorio della Ss. Annunziata a Riofreddo, raffiguranti Cristo in Maestàcircondato da cori angelici, databili verosimilmente intorno al 1422 e in passato variamente attribuiti dalla critica.
In via del tutto ipotetica gli è stata inoltre attribuita una tavola raffigurante il Redentore benedicente, conservata nella chiesa di S. Giuliano a Faleria, opera di un artista formatosi a Roma, stilisticamente vicino a Gentile da Fabriano e Masolino (La pittura viterbese…).
G. doveva ancora essere attivo a Roma verso la metà del Quattrocento se nella chiesa di S. Maria in Aracoeli, sull'altare della cappella Mancini, dedicata originariamente a S. Giacomo, si trovava una tavola, della quale non si conosce il soggetto, con la firma "Juvenalis de Urbe Veteri" e la data 1441 (Casimiro; Forcella).
Fonti e Bibl.: P. Rondinino, De s. Clemente papa et martyre eiusque basilica in urbe Roma, Romae 1706, p. 313; P.F. Casimiro, Memorie istoriche della chiesa e convento di S. Maria in Aracoeli di Roma, Roma 1736, p. 192; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e di altri edifici di Roma dal sec. XI fino ai nostri giorni, I, Roma 1869, p. 136; M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Roma 1891, p. 134; G.B. De Rossi, Raccolta di iscrizioni romane relative ad artisti ed alle loro opere nel Medioevo compilata alla fine del secolo XVI, in Bull. di archeologia cristiana, s. 5, II (1891), pp. 97 s.; L. Fumi, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma 1891, pp. 108, 142, 370; G. De Nicola, Il tesoro di S. Giovanni in Laterano fino al secolo XIV, in Bollettino d'arte, III (1909), p. 41; A. Bertini Calosso, Le origini della pittura del Quattrocento attorno a Roma, ibid., XIV (1920), pp. 205 s., 229 s.; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 22 s.; E. Junyent, La basilica superior del titol de S. Clement de Roma, in Analecta sacra Tarraconensia, VI (1930), pp. 274-280; La pittura viterbese dal XIV al XVI sec. (catal.), a cura di I. Faldi - L. Mortari, Viterbo 1954, p. 68; A. Noach, Two records of wall-paintings in S. Clemente, in The Burlington Magazine, XCI (1949), pp. 311 s.; A.M. Corbo, Artisti e artigiani in Roma al tempo di Martino V e di Eugenio IV, Roma 1969, pp. 177, 179, 193, 195, 236; A. Braham - H. Hager, Carlo Fontana. The drawings at Windsor Castle, London 1977, p. 178; J.B. Lloyd, The Trinity amid the hierarchies of angels: a lost fresco from S. Clemente in Rome and an iconographic tradition of the angelic choirs, in Arte cristiana, n.s., LXXIII (1985), 708, pp. 167-180; A. Sbrilli, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, II, Milano 1987, p. 647; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 151; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani, VI, p. 72.