GIOVANNOZZO (Nozzo) di Perino, detto Calandrino
Non si conosce la data di nascita di questo pittore attivo a Firenze almeno a partire dal 1301, anno nel quale un atto notarile, rogato da Grimaldo di Compagno da Pesciola, registra come testimone "Nozzo vocato Calandrino pictore" (Milanesi).
La sua figura ci è stata tramandata da G. Boccaccio in quattro novelle del Decamerone, dove G., soprannominato Calandrino, è descritto come un uomo dal carattere ingenuo e meschino, amico e collaboratore del pittore fiorentino Buffalmacco (Buonamico detto Buffalmacco).
Nella quinta novella della IX giornata si racconta, infatti, che Buffalmacco, avendo avuto dal mercante fiorentino Niccolò Cornacchini la commissione di dipingere un suo "casamento" in Camerata presso S. Domenico di Fiesole, chiamò come aiutante G., che vi lavorò per almeno due mesi, insieme con i pittori Bruno e Nello, quest'ultimo parente della moglie Tessa.
Il contributo di G. a quest'impresa, peraltro non meglio nota, sembrerebbe essere stato marginale e non ulteriormente definibile sulla base del racconto di Boccaccio. Interessanti appaiono, invece, le modalità con cui il lavoro venne organizzato. È infatti evidente che, almeno in questo caso, non si trattò di un'opera condotta da una bottega gerarchicamente organizzata, bensì di un cantiere a cui concorsero almeno quattro pittori singolarmente titolari di bottega.
Il ricordo di un'altra opera di G. è tramandato da F. Sacchetti, il quale nella LXXX novella racconta che Boninsegna Angiolini, nel corso di una seduta del Consiglio nella chiesa fiorentina di S. Piero Scheraggio, rimase inorridito dinanzi ai "goccioloni" (figure smisuratamente grandi e di rozza fattura) "lunghissimi, dallo spazzo insino al tetto", "con calze vergate e scaccate", ivi dipinti, attribuendone la paternità a Calandrino.
L'identificazione del soggetto risultò impossibile persino ai contemporanei del pittore; le loro osservazioni consentono, comunque, di dedurre che si trattava di figure virili ritratte in abiti contemporanei. La chiesa di S. Piero Scheraggio, già oggetto di importanti trasformazioni nel 1410, venne inglobata nel 1561 negli Uffizi e fu definitivamente demolita nel XIX secolo (A. Cocchi, Le chiese di Firenze dal secolo IV al secolo XX, Firenze 1903, pp. 150-153).
G. risulta morto nel 1318 (Colnaghi).
Fonti e Bibl.: G. Boccaccio, Decameron (1349-51), a cura di V. Branca, Firenze 1999, giornata VIII novella 3, giornata VIII novella 6, giornata IX novella 3, giornata IX novella 5; F. Sacchetti, Il Trecentonovelle (1388-95 circa), a cura di A. Lanza, Firenze 1990, novelle LXVII, LXXX, LXXXIV; L'Anonimo Magliabechiano (XVI secolo), a cura di A. Ficarra, Napoli 1968, pp. 62 s.; G. Vasari, Le vite… (1550), a cura di L. Bellosi - A. Rossi, I, Torino 1986, p. 144; G. Milanesi, in G. Vasari, Le vite… (1568), I, Firenze 1878, p. 499 n. 2; F. Baldinucci, Notizie dei professori del disegno (1681-1728), I, Firenze 1767, p. 173; J.A. Crowe - G.B. Cavalcaselle, A history of painting in Italy, II, London 1923, p. 161; D.E. Colnaghi, A Dictionary of Florentine painters from the 13th to the 17th centuries, London 1928, p. 63; L. Bellosi, Buffalmacco e il "Trionfo della Morte", Torino 1974, pp. 70-72, 99 nn. 14-15; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 373.