MALESCI, Giovannino (Giovanni)
Figlio di Luigi e di Adele Mangani, nacque a Vicchio nel Mugello il 13 sett. 1884.
Fin dalla prima adolescenza mostrò una naturale inclinazione per il disegno riproducendo immagini da giornali e fotografie; a quindici anni fu segnalato al pittore Raffaello Sorbi, che gli consigliò di perfezionarsi all'Accademia di belle arti di Firenze, ma le modeste condizioni familiari non gli permisero di frequentarne i corsi. Grazie all'intervento di alcuni suoi cugini fiorentini incontrò Giovanni Fattori che, riconosciutane l'abilità, si offrì di impartirgli a titolo gratuito delle lezioni di pittura nel suo studio. Si trasferì così a Firenze e alla metà di gennaio del 1903 entrò nella scuola di Fattori, dove si dedicò con assiduità prima alla copia dal vero e poi alla pittura en plein air. Dopo circa un anno di studio, esordì a Firenze alla mostra della Società di belle arti e nel successivo biennio fu ammesso all'Esposizione annuale della Società promotrice con un Autoritratto (catalogo, p. 23).
L'intensa frequentazione di Fattori, che strinse con il M. un legame quasi paterno, gli consentì d'essere introdotto nella sua casa e di conoscere i suoi più stretti amici: lo storico dell'arte C.J. Cavallucci, lo scrittore R. Fucini e la giornalista Anna Franchi, che il M. avrebbe ritratto nel 1947 (Firenze, Galleria d'arte moderna).
Alla scomparsa della terza moglie di Fattori, Fanny Marinelli, nel maggio del 1908, il M. iniziò a prendersi cura del maestro, andando a vivere nel suo appartamento e rimanendogli vicino fino alla morte, avvenuta il 30 agosto di quell'anno. Le indicazioni testamentarie di Fattori, che lo nominò suo erede universale, dimostrano chiaramente il profondo legame che si era stabilito fra loro e che spinse il M. a proseguire il suo perfezionamento nel campo della pittura e a mantenere vivo il nome del maestro.
Nell'ambito dell'incisione il M. si dedicò con eccellenti risultati alla produzione di acqueforti, alcune delle quali furono ammesse alla LXI Esposizione annuale della Società promotrice di Firenze (15 marzo - 7 giugno 1908: Catalogo delle opere ammesse alla LXI Esposizione annuale dell'anno 1908, s.l. né d., p. 32). Nell'incessante impegno a tenere viva la memoria di Fattori, nel 1910 inviò suoi disegni, incisioni e dipinti all'allestimento dell'Esposizione della Società di belle arti di Firenze e tre anni dopo a Parigi (sala delle mostre del giornale Excelsior). Alla soglia dei trent'anni, il 17 genn. 1914, il M. sposò a Firenze Bianca Pasqualetti, da cui avrebbe avuto Anna (14 maggio 1915) e Marta (18 maggio 1921). Dalle campagne del Mugello, dove si era ritirato a lavorare senza distaccarsi dall'insegnamento di Fattori, continuò nella ricerca pittorica privilegiando lo studio del paesaggio. Nell'agosto 1917, richiamato come soldato semplice, partecipò al conflitto mondiale nell'VIII corpo d'armata sul Piave, sotto il comando del generale E. Caviglia, collezionista d'arte e protettore d'artisti.
In seguito al bombardamento austriaco del 26 novembre di quello stesso anno su villa Berti, presso Nervesa, fu incaricato di asportare quanto rimaneva nell'edificio dell'affresco L'entrata in Firenze del gonfaloniere Soderini di G.B. Tiepolo. Trasferito sotto il comando del generale G. Cattaneo, ottenne un lasciapassare con piena libertà di movimento nelle zone d'operazione al solo scopo di dipingere gli scenari del conflitto. Le tele e i disegni che eseguì nei due anni dell'arruolamento ripercorsero il preciso itinerario dei suoi spostamenti dal Piave al Tirolo, a Montello, Monte Cimone, Merlengo, Novegno, sino ai dintorni di Bressanone (Giovanni M., 1992).
Congedato il 20 febbr. 1919 tornò in famiglia; e a seguito del violento terremoto che colpì il Mugello il 29 giugno 1919 fu incaricato dalla soprintendenza alle Gallerie di Firenze di raccogliere tutte le opere d'arte sparse nelle chiese del territorio e di conservarle nella pieve di Vicchio, la stessa dove successivamente avrebbe eseguito un affresco raffigurante S. Giovanni Battista (ancora in loco). Riprese anche l'attività pittorica e quella espositiva, che fu piuttosto intensa in tutti gli anni successivi.
Partecipò nel 1921 alla Primaverile di Firenze con Paesaggio mugellano e Baroccio toscano (catalogo, p. 136), opere che ancora mostravano un forte legame con la tradizione per il loro carattere descrittivo e l'attenta aderenza al dato reale, e sempre nel corso di quell'anno inviò alla I Biennale romana il dipinto Falciatura (catalogo, p. 122).
Nel 1925, per il centenario della nascita di Fattori, collaborò alla mostra che gli fu dedicata dall'Accademia di belle arti di Firenze. Contemporaneamente lavorò alla pubblicazione (Firenze 1925) delle 166 acqueforti di Giovanni Fattori, di cui donò le lastre agli Uffizi.
Sempre nel 1925 riscosse un grande successo con una personale alla galleria Niccolini di Firenze, dove presentò oltre 50 dipinti raffiguranti paesaggi toscani. Nel 1927 espose a Milano con il pittore R. Focardi alla galleria dell'Esame (C. Carrà, Due toscani e un piemontese, in L'Ambrosiano, 1( apr. 1927). Attratto dalla vivacità dell'ambiente artistico della città, decise di trasferirsi a Milano l'anno successivo con tutta la famiglia per tornare a Vicchio solo nel periodo estivo. A Milano, nel novembre del 1929, allestì una personale nella galleria Micheli, che fu presentata da C. Carrà. Nel 1930, in occasione della mostra per il centenario della Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma, presentò Pascolo di cavalli, Costa tirrena e L'uliveto (catalogo, pp. 31, 40, 45); sempre nel corso di quell'anno partecipò con alcuni paesaggi all'Esposizione sociale della Permanente di Milano. Prese parte nel 1931 alla I Quadriennale romana, ricevendo gli entusiastici commenti di Giovanni Orsini sulle pagine della Giornata dell'arte (La Quadriennale fra un treno e l'altro, 21 giugno 1931). Nel 1935 partecipò alla seconda edizione della Quadriennale con Accampamento di cavalleria, acquistato dalla Camera dei deputati. Ancora nel corso del Ventennio fascista, partecipò a manifestazioni locali e sindacali fiorentine e milanesi: espose Riposo e Strada di montagna (entrambi a Milano, Galleria d'arte moderna), rispettivamente alle mostre del Sindacato interprovinciale fascista nel 1936 e alla Primaverile della Permanente di Milano nel 1937.
Proseguendo la sua attività d'incisore e di acquafortista, nel 1938 a Milano partecipò alla I Mostra del cartellone e grafica pubblicitaria. In quel periodo svolse viaggi di studio spinto dal desiderio di trovare nuovi soggetti: dipinse con una tavolozza sempre più luminosa le marine d'Amalfi, l'isola d'Elba, Venezia, Palermo, vedute olandesi, le coste della Bretagna e i canali del Belgio.
Nel corso dei suoi lunghi soggiorni all'estero, incontrò e strinse una profonda amicizia con lo scrittore Albe (Renaat A. Joostens), che lo inserì tra i protagonisti del suo romanzo Ornella (1953). Tra gli anni Quaranta e Cinquanta fu presente a Milano in varie collettive e allestì alcune personali presso le gallerie Bolzani (1949, 1956), Gussoni (1953) e Cordusio (1954). Espose con successo alla galleria Stéphanie di Bruxelles (1952) e dal 1955 fino al 1967 nelle Biennali milanesi.
Rimasto vedovo nel 1956, sposò Anna Allegranza il 29 dic. 1957 a Milano.
L'anno seguente, nel cinquantenario della morte di Giovanni Fattori, collaborò a Roma alla mostra della Calcografia nazionale, e nel 1961 il Poligrafico dello Stato finanziò la pubblicazione della Catalogazione illustrata della pittura a olio di Giovanni Fattori (Novara), curata dal M. e realizzata in concomitanza con l'edizione, preparata sempre dal M., di Sette litografie originali di Fattori oggi recuperate (Firenze 1961).
Continuò contemporaneamente la propria attività artistica e tenne numerose mostre personali a Milano (galleria Vinciniana, 1958, 1960, 1964), Udine (galleria Nerea, 1961), Verona (galleria S. Luca, 1961) e Vigevano (galleria De Grandi, 1962).
Il M. morì a Milano il 12 sett. 1969, al rientro da un viaggio a Livorno, dove si era recato per ricordare l'anniversario della morte di Fattori.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. della Quadriennale, Rassegna stampa I Quadriennale, I, cc. 98v, 105v; A. Franchi, Giovanni Fattori, Firenze 1910, pp. 4, 68; U. Ojetti, Ritratti d'artisti italiani, Milano 1911, pp. 145, 147; G. Orsini, Alimentiamo le lampade, Milano-Como 1932, pp. 185, 228; A. Franchi, La mia vita, Milano 1940, pp. 227-230; Id., I macchiaioli toscani, Milano 1945, pp. 85, 268, 270, 274, 287; G. Nicodemi, Giovanni M., Milano 1949; L. Loyd, Tempi andati, Firenze 1951, p. 116; A. Franchi, G. Fattori, S. Lega, T. Signorini, Milano 1953, pp. 17, 53; L. Servolini, La ventesima Biennale di Milano, in Arte figurativa antica e moderna, V (1957), 6, p. 58; M. Giardelli, I macchiaioli e l'epoca loro, Milano 1958, pp. 368, 378-380, 382, 424; B.M. Bacci, L'Ottocento dei macchiaioli e Diego Martelli, Firenze 1969, pp. 165, 167, 176; D. Cecchi, Un giro nelle sale della mostra memorativa di Giovanni M., in Arterama, IV (1972), 4-5, p. 25; D. Pasquali, È tornato M., ibid., 10, p. 20; Ritorno di Giovanni M. (catal., Vicchio), a cura di R. Chiarelli, Milano 1972; Ritorno di Giovanni M., in Eco d'arte, IV (1972), 1, pp. 10 s.; G. Fattori. Scritti autobiografici editi ed inediti con tutti i ritratti dipinti e fotografici dell'artista, noti o ritrovati, a cura di F. Errico, Roma 1980, pp. 8 s., 110, 112, 120, 128; Giovanni M. Disegni e dipinti della prima guerra mondiale, Milano 1992; C. Pepi, Retrospettiva di Giovanni M., in Varia, II (1993), 6-7, p. 14; R. Monti, Giovanni Fattori 1825-1908, Livorno 2002, pp. 164, 169; C. Salaris, La Quadriennale, storia della rassegna d'arte italiana dagli anni Trenta ad oggi, Venezia 2004, p. 259; L. Servolini, Diz. illustrato degli incisori italiani moderni e contemporanei, Milano 1955, p. 462.