ZONARA, Giovanni ('Ιωάννες Ζωναρᾶς)
Storico bizantino, che fiorì nella prima metà del sec. XII al tempo di Alessio I Comneno. Esercitò sotto questo imperatore le cariche di capitano della guardia e di primo segretario. Si ritirò poi sul Monte Athos dove morì monaco verso il 1130.
Egli svolse la sua attività di storico secondo i nuovi canoni dell'epoca dei Comneni, vale a dire ritornando all'imitazione dei classici nello stile e nella lingua.
Scrisse una storia 'Επιτομή ‛Ιστοριῶν dalla creazione del mondo alla morte di Alessio I (1118), conforme all'uso dei cronisti bizantini; ma a differenza di questi ha cura, specialmente nell'introduzione, di scoprire la sua personalità di scrittore, dichiarando che non vuol fornire al lettore inutili descrizioni di battaglie o sviluppi retorici di discorsi o riassunti freddi e senza vita. E in parte vi riesce, soprattutto quando esprime il suo giudizio sopra alcune figure della storia bizantina più vicine al tempo suo o sopra alcuni moti religiosi, per es. sull'iconoclastia di cui è irriducibile avversario. Così Niceforo, l'usurpatore del trono di Irene e seguace della politica economica antiecclesiastica degl'imperatori isaurici, non trova grazia ai suoi occhi, come sono freddamente giudicati i due Basilii, glorie della dinastia macedone e perfino i due venerandi monaci san Platone e suo nipote san Teodoro, fondatore del celebre monastero di Studio; mentre invece è esaltato Giovanni Zimisce glorioso per la sua campagna contro i musulmani e contro i Bulgari.
Le fonti su cui ha lavorato sono il Vecchio Testamento, integrato da Flavio Giuseppe, Erodoto, la Ciropedia di Senofonte, Arriano per le origini e la storia dei Persiani e dei Greci; le Vite parallele di Plutarco, e Dione Cassio, di cui ci ha conservato la sostanza dei primi 21 libri per la storia dei Romani; Eusebio, Teodoreto, Procopio, Teofane, Niceforo patriarca, Giorgio Monaco, Cedreno, Schilizze, e Psello per il Basso Impero e la storia bizantina posteriore. Naturalmente a mano a mano che egli si va avvicinando ai suoi tempi la narrazione si fa più minuta e interessante; le saldature poi tra i varî autori cui ha attinto sono fatte con abilità letteraria.
La storia di Z., per i suoi intrinseci pregi, servì di modello e di fonte ai cronisti posteriori Costantino Manasse, Miehele Glica, Efraim; ebbe traduzione in lingue slave, in latino (Wolff, 1557) e in italiano dal Fiorentino (Venezia 1560) e L. Dolce (1564), entrambe condotte su quella latina del Wolff. Due buone edizioni della medesima sono quella di Th. Büttner-Wobst (Bonn 1897) e di L. Dindorf, 6 volumi, Lipsia 1867-75. Come studioso del diritto canonico della sua chiesa Z. ha scritto: Commentarî ai Canoni apostolici conciliari e patristici; su particolari quesiti di casistica: Del divieto per due cugini di sposar la stessa donna; Delle polluzioni. Gli sono attribuite, ma falsamente, altre opere minori che sono contenute, insieme con le autentiche, in Migne, Patr. Gr., CXXXIV.
Bibl.: W. Christ, Beiträge zur kirchl. Litteratur der Byzantiner, Monaco 1870; Th. Büttner-Wobst, in Byz. Zeitschr., I (1891), pp. 24 segg. 594 segg.; IV, 250 segg., 513; K. Krumbacher, Gesch. byz. Litter., 2ª ed., Monaco 1897, p. 371 segg.; E. Teza, in Atti Ist. Veneto, 1901; P. Lavrov, in Viz. Vremmenik, IV (1897), pp. 451-56.