GIOVANNI XXIII antipapa
Baldassare Cossa, di nobile famiglia napoletana, studente di leggi a Bologna, arcidiacono della chiesa bolognese, creato da Bonifazio IX cardinale (1402) e legato di Romagna (1403), ebbe indubbie doti di scaltrezza politica e di energia, costumi non illibati, enorme ricchezza. Aveva avuto parte principale nella convocazione del concilio di Pisa e governato da padrone sotto il debole papa Alessandro V (v.). Alla morte di questo, a Bologna, fu eletto a succedergli, si disse per simonia (17 maggio 1410): Francia, Inghilterra, la maggior parte di Germania e d'Italia ne riconobbero la legittimità ch'è ora generalmente negata. Venne a Roma con Luigi II d'Angiò (12 aprile 1411) e profuse i tesori della Chiesa per aiutare l'impresa di lui contro re Ladislao; ritiratosi l'Angioino, si compose con Ladislao (17 giugno 1412) e ne ottenne, con grandi sacrifici, il riconoscimento. A Roma aveva convocato un concilio per la riforma della Chiesa; ma, fuori della condanna del Wycliffe, non vi fu presa alcuna decisione rilevante. Costretto a fuggire da Roma (giugno 1413) innanzi a Ladislao, G. dovette consentire a Sigismondo re dei Romani la convocazione di un concilio a Costanza (9 dicembre 1413) e prendervi parte egli stesso (novembre 1414; v. costanza, XI, p. 632 seg.). Di fronte all'ostilità del concilio e alle gravi accuse sollevate contro di lui, fuggì a Sciaffusa, sotto la protezione del duca Federico d'Austria (notte dal 20 al 21 marzo 1415). Tentò invano di venire a patti: il duca vinto lo consegnò a Sigismondo; il concilio lo sospese (14 maggio) e depose (29). Prigioniero a Radolfzell per conto del concilio, G. accettò la sentenza; dopo lunga prigionia nel castello di Hausen, fu liberato per opera di Martino V (1419) e, fatta sottomissione a questo, ebbe la dignità di cardinale vescovo di Frascati (23 giugno 1419). Morì in Firenze sulla fine di dicembre del 1419, assai povero: Cosimo de' Medici gli fece innalzare nel battistero di S. Giovanni un bel mausoleo, opera di Michelozzo e di Donatello. Lasciò una poesia De varietate fortunae, alcuni epigrammi, molte lettere e bolle.
Bibl.: Oltre alle opere sul Concilio di Costanza e sullo scisma d'Occidente, vedi l'art. di G. Mollat, in Dict. de théol. cath., VIII, Parigi 1924, p. 641, e la ricca bibliografia che lo segue; inoltre H. Blumenthal, Johann XXIII, in Zeitschrift für Kirchengesch., XXI (1900), p. 488 segg.; Arch. stor. per le prov. napoletane, XXX (1905), p. 179 segg. Cfr. anche L. Pastor, Storia dei papi, I, 2ª ed., Roma 1925, e Suppl. a cura di G. Mercati, Roma 1931; e le opere ivi citate.