GIOVANNI XXI papa
Pietro di Giuliano, nato a Lisbona, probabilmente nel secondo decennio del sec. XIII, ebbe fama, col nome di maestro Pietro Ispano, nella storia della cultura. I contemporanei lo giudicarono magnus sophista, loycus et disputator atque theologus (Salimbene), gli Annali dei domenicani di Basilea lo dicono addirittura magus. Dante lo pone nel Paradiso fra i teologi (XII, 134 segg.). Attese agli studi in Parigi, e insegnò medicina nello studio di Siena fra il 1247 e il 1252. Stette nel seguito del cardinale Ottobono de' Fieschi, il futuro Adriano V, fu decano di Lisbona (1261), arcidiacono di Vermuy, arcivescovo di Braga (1273). Papa Gregorio X, che lo aveva per suo archiatro, lo creò nel 1273 cardinale vescovo di Tuscolo. Morto Adriano V fu eletto a Viterbo (settembre 1276) dopo un conclave che l'agitarsi dei curiali per un'immediata elezione aveva reso tumultuoso, e fu incoronato il 20 settembre. Si chiamò G. XXI. Appena eletto, provvide a punire gli autori dei torbidi e, con grave scandalo di molti, sospese la costituzione lionese di Gregorio X, per la sollecitudine dell'elezione pontificale (30 settembre 1276). Mite di carattere, studioso più che uomo di governo, dominato dalla forte volontà del cardinale Giovanni Gaetano Orsini, che gli successe poi col nome di Nicolò III, G. lasciò tuttavia nel brevissimo pontificato tracce di benefica attività. Volle conciliare Rodolfo di Asburgo e Carlo d'Angiò per rendere possibile l'incoronazione dell'imperatore e la pace d'Italia, cercò di raffrenare la minacciosa potenza di Carlo e di ottenere da Rodolfo la promessa di non ingerirsi nelle cose di Romagna: minacciò di scomunica Alfonso X di Castiglia e Filippo III di Francia, se non si fossero indotti alla pace; e questi, e gli altri principi e signori volle unire con zelo caldissimo per la crociata per la quale attese a raccogliere decime. Ricevette con gioia (novembre 1276) una legazione dei sovrani tartari per proporre un'impresa contro i Saraceni e aveva destinato di mandare in Oriente suoi fiduciarî. Si adoperò a rendere effettiva l'unione fra la Chiesa greca e la romana, deliberata nel concilio di Lione. Difese i diritti della Chiesa di fronte al re del suo Portogallo; cercò di rendere più mite il re d'Inghilterra ai suoi nemici politici; ordinò al vescovo di Parigi d'indagare e riferirgli sulle dottrine averroiste diffuse in quella università. Morì il 20 maggio 1277 a Viterbo, dove aveva sede, per il crollo di una stanza fatta edificare nel palazzo papale.
L'opera scientifica e filosofica. - È costituita dagli scritti di medicina e di logica che Pietro Ispano compose prima di salire alla cattedra pontificia, e particolarmente nel periodo in cui fu insegnante a Siena. I primi (fra i quali si ricordano un curioso trattato De Oculo e un l'Thesaurus pauperum, che indicava le cure per ogni sorta di malattie) continuavano la tradizione della medicina greco-araba trapiantata nell'Occidente da Costantino Africano. Assai più celebri furono le Summulae logicales, il compendio di logica formale che ebbe enorme diffusione e fece testo per secoli. Diviso in sette parti, esso esponeva nelle prime sei i principî essenziali della logica aristotelica, secondo la rielaborazione di Boezio (trattando quindi dei giudizî, degli universali, delle categorie, dei sillogismi, della topica e dei ragionamenti sofistici), mentre la settima (De proprietatibus terminorum, che poi doveva avere tanta importanza per il terminismo occamistico) riassumeva i contributi che al sistema della logica classica aveva apportato la nova logica, quella medievale. Tradotto in greco da Giorgio Scolario (Σύνοψις εἰς τὴν 'Αριστοτέλους λογικὴν ἐπιστήμην "compendio della logica aristotelica": opera ritenuta dapprima di Michele Psello, da cui, secondo il Prantl, Pietro Ispano aveva tratto le Summulae), esso fu poi, dal 1480, moltissime volte ristampato (84 edizioni sono ricordate dal Prantl).
Edizioni: Le Summulae logicales, dopo l'edizione pubblicata ad Alost nel 1474, forse la prima, ne ebbero, in un secolo, un'altra cinquantina. Del Thesaurus pauperum v'è un'edizione di Anversa 1476 (ma 1497). Il trattato De oculo è pubblicato da A.M. Berger, Die Ophthalmologie des Petrus Hispanus, Monaco 1889. Vedi poi Régistres de Grégoire X et Jean XXI, pubbl. da J. Guiraud e L. Cadier, in Bibl. d. écol. franç. d'Athènes et de Rome, 2ª ser., XII, 3 (1898); Potthast, Reg. pontif., II, p. 1710 segg.
Bibl.: Vedi particolarmente Daunou, Pierre d'Espagne, in Hist. litt. de la France, XIX, Parigi 1838, p. 322 segg.; R. Stapper, Papst Johannes XXI, Münster 1898; M. Grabmann, Ein ungedrucktes Lehrbuch der Psychologie des Petrus Hispanus, in Spanische Forsch. der Görresgesellschaft, I (1928), p. 166 segg.; art. in Boll. senese di st. pat., VI (1899), p. 277 segg.; XXXI (1924), p. 107 segg. e in Riv. di storia critica delle scienze mediche e naturali, XI (1920), p. 49 segg. Sulla logica, v.: C. Prantl, Geschichte der Logik, III, Lipsia 1867, pp. 32-74. Più ampia bibliografia in Ueberweg-Geyer, Grundriss d. Gesch. d. Philos., II, 11ª ed., Berlino 1928, pp. 285, 713 e 758 (anche per la polemica tra il Prantl da un lato e V. Rose, Ch. Thurot e R. Stapper dall'altro sul rapporto tra Pietro Ispano e Psello).