GIOVANNI XV papa
GIOVANNI XV papa. -È ricordato in alcune liste di papi come G. XVI, essendo inserito, prima di lui, probabilmente per errore, un altro G. XV; donde lo spostamento di un numero in tutti i papi seguenti fino al XIX e la mancanza di un G. XX. G. XV, romano, fu eletto dopo la morte di Bonifacio VII, nell'agosto 985, probabilmente per un accordo tra la fazione imperiale e quella anti-imperiale, consentito o tollerato da Giovanni Crescenzio, che appare già dal 986 col titolo di patrizio. Vide nel 989-90 la dimora in Roma di Teofano, che vi fu riconosciuta "imperatore". Poi sembra abbia tentato di appoggiarsi a uomini di sua fiducia, come quel suo nipote, che nel 990 era duca di Ariccia; di qui la fama di nepotista e di odiatore dei chierici. Ma, di fronte all'oppressione di Crescenzio, che lo teneva quasi prigioniero, dovette fuggire in Toscana e invitò Ottone III a venire a Roma. Avvicinandosi l'imperatore, fu riaccolto nella città (996). Considerevole, pur in tempi così difficili, fu la sua operosità. Riuscì a conchiudere la pace fra Etelredo re d'Inghilterra e Riccardo duca di Normandia (991); in un sinodo a Roma canonizzò S. Ulrico, vescovo di Augusta, primo esempio di tale cerimonia compiuta da un papa (993); vide la diffusione in Polonia del cattolicesimo e dell'obbedienza a Roma. Di fronte a una prima gravissima manifestazione di gallicanismo, rivendicò l'autorità del pontificato. Infatti, il sinodo di Saint-Basle (Reims), raccolto sotto la pressione dei re Ugo e Roberto, per condannare come reo di tradimento l'arcivescovo Arnolfo (991), aveva espresso aspri e non tutti giusti giudizî contro la sede romana, negandone le prerogative, e ad Arnolfo aveva sostituito Gerberto, il futuro Silvestro II. Il papa mandò come legato l'abate Leone, forte sostenitore del papato, il quale riuscì a raccogliere un sinodo a Mouzon, obbligando lo stesso Gerberto a riconoscere l'autorità di Roma. G. XV, che è ricordato come esperto d'armi e di lettere, morì nell'aprile 996.
Bibl.: Lettere in Patr. Lat., CXXXVII, coll. 827-52; Jaffé, Reg., I, p. 486 segg.; Lib. pontif., ed. L. Duchesne, II, Parigi 1886, p. 260. Cfr. le opere di Watterich, Duchesne, Hauck, citate sotto giovanni viii e xii, e Mon. Germ. hist. Script., III, p. 658 segg.; K. von Zmigrod-Stadnicki, Die Schenkung Polens an Papst J. XV., Friburgo 1911; F. Schneider, Papst. J. XV. u. Ottos III. Romfahrt, in Mitth. d. Inst. f. österr. Gesch., XXXIX, 1923.