POLLOTO, Giovanni Vincenzo
POLLOTO, Giovanni Vincenzo. – Nacque a Dronero, presso Cuneo, nella prima metà del Cinquecento dal notaio Francesco; non si conoscono né la data di nascita né il nome della madre.
La famiglia del padre era ben radicata a Dronero, ed è ricordata tra le più ricche e autorevoli della città. Il cognome appare nelle cronache in diverse forme: Peoloti, Pollotti, Poloti, Polloto, Pollotto. Alla fine del XV secolo i Polloto erano già tra i notabili cittadini: nel 1488 Domenico fu inviato in rappresentanza della città al duca di Borbone con 400 fiorini come anticipo delle regalie; nel 1490 Claudio Pollot fu eletto sindaco; nel 1503 Francesco contrattò con il marchese di Saluzzo, Ludovico I, il libero uso per tre anni dell’acqua a lui spettante (Manuel, I, 1868, pp. 232, 238).
Dronero era uno dei dodici comuni della valle Maira che vivevano a governo comune dopo essersi sottratti al dominio feudale. Già soggetti ai marchesi di Busca, da cui si erano liberati alleandosi con la città di Cuneo, nel 1247 si erano posti sotto la protezione del marchesato di Saluzzo. Dominio del marchesato, Dronero e la valle Maira furono coinvolti per tutto il XVI secolo nelle guerre tra Francesco I e Carlo V per la conquista del predominio in Italia, insidiati anche dai duchi di Savoia, ai quali i droneresi avevano giurato fedeltà nel 1481. Tradizionalmente legata alla Francia anche per la politica dei marchesi Ludovico I, che aveva sposato Margherita di Foix, e Ludovico II, la valle Maira era duramente vessata e considerata nei fatti territorio francese. La successione del marchese Ludovico II, che morì prigioniero a Napoli dopo la battaglia di Pavia (1525), scatenò la lotta tra i fratelli. Con il sostegno della nobiltà ostile ai francesi prevalse Giovanni Ludovico, ma fu catturato da Francesco I e sostituito dal fratello Francesco. La vera e propria annessione avvenne solo nel 1548 dopo la morte in carcere senza eredi del marchese Gabriele, che Enrico II di Valois aveva catturato e imprigionato a Pinerolo. Alle incertezze derivanti dalle alterne vicende della guerra tra Francia e Impero si aggiunse l’avvento della Riforma, che conquistò ampio spazio nella valle Maira.
In questa situazione di difficili e pericolosi equilibri i cittadini di Dronero cercarono di barcamenarsi, non esitando a inviare direttamente al sovrano di turno le proprie legazioni, e più volte scelsero a rappresentarli Giovanni Vincenzo Polloto, notaio come il padre. Nel giugno 1552, conclusa la pace di Crepy, Polloto fu inviato alla corte dei Gonzaga «coi soliti doni di fagiani, pernici e altre ghiottonerie» (Manuel, II, 1868, p. 20), tentando invano di ottenere una riduzione delle somme richieste. Più fortunata la successiva missione (1552-53) a Parigi, alla corte di Enrico II. Polloto tornò in patria con tre lettere patenti del sovrano e diverse concessioni: alcune esenzioni, il permesso per una nuova fiera e, soprattutto, l’obbligo per i possessori di beni immuni di contribuire alla taglia di 4000 scudi.
In quegli anni, in una data imprecisata, i Polloto aderirono alla Riforma. Giuseppe Manuel ritiene che la conversione sia avvenuta nel corso della permanenza di Giovanni Vincenzo in Francia, ma non era necessario andare oltre frontiera per incontrare gli ugonotti, numerosissimi nelle truppe di stanza sul territorio, anche tra gli ufficiali. Nonostante gli editti di Francesco II e Carlo IX, che nel marchesato escludevano i riformati dalle cariche pubbliche, Alfonso Biandrata, fratello del più famoso Giorgio, fu eletto sindaco di Saluzzo nel 1560 e inviato l’anno successivo insieme con Polloto al duca di Savoia perché revocasse i dazi sul grano (Pascal, 1960, p. 191). Alla Riforma aveva ormai aderito la maggioranza della popolazione, tanto da richiedere e ottenere la libertà di culto prevista dalla pace di Amboise (1563); concessione revocata nel giro di pochi mesi per le pressioni cattoliche.
La repressione condotta dai Savoia anche nel 1565, con il censimento degli ugonotti di Cuneo e l’ingiunzione di espellerli, indusse il ramo cuneese dei Polloti a spostarsi a Dronero; in considerazione dello status sociale dei loro concittadini i sindaci di Dronero ottennero la sospensione dell’obbligo di espulsione.
Polloto, benché riformato, continuò a ricoprire cariche pubbliche: nel 1561 fu il primo podestà della valle Maira, rieletto alla medesima carica nel 1563 (Jalla, 1914, p. 147); nel 1579 fu inserito ancora nella terna per la nomina a podestà; nel 1580 fu inviato a Bernardo de la Vallette per chiedere la revoca delle misure contro i calvinisti.
Ebbe cinque figli: Leonora, che sposò Giovanni Battista Caroli, e Lorenzo, che si iscrisse nel 1563 alla Accademia di Ginevra. Gli altri fratelli si impegnarono nelle magistrature cittadine: Massimino fu procuratore di Dronero, capitano della milizia e inviato al governatore per sostenere la causa dei riformati (1585); Marcantonio fu sindaco di Dronero (1588) e inviato a Carlo Emanuele I (1591); Paride fu gabelliere del sale di Dronero.
Morì a Dronero nel 1587.
A seguito della pace di Lione del 1601 il marchesato di Saluzzo passò definitivamente sotto il dominio di Carlo Emanuele I di Savoia, che ribadì con forza le misure repressive nei confronti dei non cattolici. Il Consiglio comunale di Dronero richiese invano che i suoi concittadini riformati potessero frequentare indisturbati il culto in val Luserna, ma ormai di fronte a loro si apriva solo la strada dell’emigrazione o dell’abiura. Parte della famiglia, forse i discendenti del nipote di Polloto, Costanzo, figlio di Paride e di Margherita Donadio, restarono in città. Costanzo ricoprì la carica di sindaco e nel 1619 fu riammesso in città dopo avere ucciso per appurata legittima difesa il cugino Fabrizio De Petris; nel 1631 aveva abiurato (Manuel, I, 1868, pp. 213, 249). Alla metà del Seicento i discendenti del ramo della famiglia tornato al cattolicesimo – Paride, Gaspare e Francesco – furono nobilitati dai Savoia e investiti conti rispettivamente di Zumaglia, Rigrasso e Rigaud (Spreti, 1932, p. 437).
Fonti e Bibl.: G. Manuel, Memorie storiche di Dronero e della valle Maira, I-III, Torino 1868, ad ind.; A. Manno, Dizionario feudale degli antichi stati continentali della Monarchia di Savoia: Savoia, Aosta, Piemonte, Monferrato, Saluzzo…, Firenze 1895, pp. 214, 281; G. Jalla, Storia della Riforma in Piemonte fino alla morte di Emanuele Filiberto, Torino 1914, ad ind.; V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, V, Milano 1932, p. 437; A. Pascal, Il Marchesato di Saluzzo e la Riforma protestante (1548-1588), Firenze 1960, ad indicem.