VIGNOLI, Giovanni
– Nacque a Pitigliano il 13 aprile 1667 da Francesco e da Domenica Cenni. Ebbe due fratelli, Emiliano e Antonio, e due sorelle, Barbara e Lorenza.
La famiglia, originaria della cittadina di Vignola, lasciò l’Emilia Romagna nel corso del XVII secolo: un ramo del casato si diresse a Genova, l’altro mosse verso la Toscana scegliendo la Bassa Maremma come sua destinazione. L’ultimo membro ad abbandonare la terra natia fu il prozio paterno di Vignoli, Filippo, padre della poetessa Maria Porzia Vignoli (1632-1687).
Vignoli visse sino al 1681 a Pitigliano, dove crebbe e si formò ultimando gli «studii elementari di lingua latina ed italiana, non che di belle lettere» (Biografia, 1838, p. 135). Grazie all’antica amicizia del padre con un membro della nobile famiglia dei Polidori, l’appena quattordicenne Vignoli ebbe la possibilità di spostarsi a Orvieto: lì trascorse gli anni compresi tra il 1681 e il 1685, immerso nella lettura di trattati di teologia, filosofia e retorica. Al termine degli studi sostenne le «conclusioni pubbliche secondo l’uso delle scuole» (Pitigliano, Biblioteca comunale e Archivio storico, Fondo Vignoli Giovanni, 267, c. 4v) e abbracciò il chiericato.
Chiusa la parentesi orvietana si spostò a Roma, ove prese parte alle lezioni di istituzioni di diritto civile e canonico di Randazzo, pubblico lettore in Sapienza. Nel 1686 conseguì il dottorato presso quella stessa università e, deciso a rimanere in Roma, lavorò sino al 1688 al fianco dell’avvocato Filippo Sacripante, fratello del porporato Giuseppe. Quello stesso anno «portato dal proprio genio, e più volentieri ad ogni altra sorte di studio» (ibid.) e vinto dalle persuasioni degli amici, mise da parte l’attività di giurista per accettare la proposta del cardinale Pietro Francesco Orsini, futuro papa Benedetto XIII, di trasferirsi con lui a Benevento in qualità di «gentiluomo e Segretario d΄Imbasciata e di Lettere» (ibid., c. 5r). In quella circostanza scrisse il trattatello, mai dato alle stampe, Regole di Segretaria de’ Cardinali. Vignoli si trattenne in casa Orsini quasi tre anni: solo motivi di salute lo costrinsero, con gran dispiacere del cardinale, a rinunciare all’incarico.
Tornato nell’Urbe nel 1692, necessitando di un lavoro per sostenersi «in qualche forma onorevole [...] fuor della patria» (ibid., c. 4r) si impiegò presso lo studio dell’avvocato Quattrini: in quel periodo non mise mai da parte i suoi interessi, trovando conforto solo nei libri. Abbracciò l’Arcadia e con lo pseudonimo di Alburnio Ripeo scrisse egloghe, opere pastorali, oratori, sonetti, canzonette, parafrasi e poesiole (tutti inediti e custoditi nell’Archivio di Pitigliano). Nel 1694 ottenne «l’uffizio di segretario presso monsignor Agostino Cusani milanese» (Biografia, 1838, p. 135) e fu pubblicata la Oratio de D. Joanne apostolo, et evangelista, habita in sacello Quirinali pontificum ab Jo. Vignolo Petilianensi J.u.D. 6. kal. jan. 1693. Nell’aprile del 1696, durante il pontificato di Innocenzo XII, monsignor Cusani fu chiamato a ricoprire l’incarico di nunzio apostolico nella Repubblica di Venezia: Vignoli si unì a lui. Ottenne difatti, grazie al cardinale Fabrizio Spada, l’incarico di segretario della nunziatura, ricoperto per due anni.
Nel 1698, stanco della lontananza dal «santuario dell’antico sapere italiano» (Biografia, 1838, p. 135) e desideroso di tornarvi ancora, lasciò Venezia per Roma: lì si insediò in qualità di segretario nella casa del principe di Piombino, Giovan Battista Ludovisi. Alla morte di questi, avvenuta nell’agosto del 1699, nonostante una malcelata renitenza all’idea di impiegarsi nuovamente in corti secolari, Vignoli accettò il posto di segretario di lettere e de’ memoriali al servizio di don Filippo II Colonna, gran contestabile del Regno di Napoli. Nei tredici anni passati al suo fianco – nonostante la densa attività di segreteria cui era preposto, a testimonianza della quale resta il carteggio – non accantonò la passione per l’erudizione sacra e profana, continuando a studiare e ad accrescere le sue conoscenze. Complice la politica culturale portata avanti da Clemente XI, Vignoli scrisse e pubblicò una serie di opere legate alla scoperta e al dissotterramento della Colonna Antonina: il De columna imp. Antonini Pii recens Romae detecta dissertatio. Accedunt antiquae inscriptiones variae in Agro Romano, et alibi nuper effossae (1703) ovvero il piano preparatorio della successiva De columna imperatoris Antonini Pii dissertatio: accedunt antiquae inscriptiones ex quamplurimis, quae apud auctorem extant, selectae (1705), seguita a sua volta nel 1709 dalla Epistola ad Antonium Gallandium v.c. De nummo imp. Antonini Pii. Qui in tertio ejus consulatu percussus columnam quandam exhibet in cimelio d. Foucault. Del 1709 anche l’albo Antiquiores pontificum Romanorum denarii nunc primum in lucem editi notisque illustrati (ristampato nel 1734 per cura di Benedetto Fioravanti) che ben si collocò nel solco della passione medaglistica e numismatica allora in voga.
Scelto dal papa come suo cameriere d’onore, il 1° giugno 1712 fu eletto secondo custode della Biblioteca apostolica Vaticana al fianco di Carlo Maiella, primo custode, e Benedetto Pamphili, cardinale bibliotecario dal 3 marzo. Sotto la protezione di Clemente XI – con il quale Vignoli condivise oltre la fede anche l’appartenenza all’Arcadia – il 18 ottobre 1712 ottenne il possesso di un benefizio ecclesiastico vacante in S. Pietro, cui ne seguì, due anni dopo, un altro. Durante il pontificato di Benedetto XIII si assicurò, dopo ampi contrasti con Pier Marcello Corradini e grazie all’interessamento di Niccolò Coscia e Domenico Passionei, gli emolumenti di un’abbreviatoria di Cancelleria di cui era già commendatario. L’attività di bibliotecario gli offrì «un vasto campo d’appagare i suoi desiderii» (Biografia, 1838, p. 136): del 1712 la pubblicazione della Dissertatio de anno primo imperii Severi Alexandri Augusti Addita epistola ad Antonium Gallandium V. Cl. de nummo quodam Imp. Antonini Pii, iterum edita et recognita, seguita dalla Dissertatio II apologetica de anno primo imperii Saveri Alexandri Augusti (1714). Tra il 1715 e il 1716 compose, dedicandolo a papa Orsini, il primo dei tre tomi del Liber Pontificalis seu De gestis romanorum pontificum, basato sull’opera di Anastasio Bibliotecario e considerato la sua opera più importante.
Della sua produzione si segnalano altresì i mai editi De’ Tribuni militari, De Formatis Ecclesiasticis Literis, cui si aggiunge uno scritto sui santi Pietro e Paolo, e ancora sonetti, discorsi e melodrammi. Singolare il lavoro di trascrizione operato su epistole seicentesche di accademici, eruditi, bibliotecari o scrittori della Vaticana e di altri istituti: spiccano tra tutti Guglielmo Sirleto, Latino Latini e Cesare Baronio. Di sicuro interesse anche la ricca corrispondenza intrattenuta nel corso della sua vita con noti personaggi quali Alessandro Gregorio Capponi, Gijsbert Cuper, Antoine Galland, Scipione Maffei, Antonio Magliabechi, Fabio Agostino Massetani, Ludovico Antonio Muratori, Domenico Passionei, Adriaan Reeland.
Vignoli rimase in Vaticana sino al 18 settembre 1730, giorno della rinuncia al suo incarico in favore di Giuseppe Simone Assemani, suo coadiutore già dal 1728.
Morì a Roma, ex apoplexia, il 19 novembre 1733. Il funerale fu celebrato nella basilica di S. Nicola in Carcere Tulliano il giorno successivo e le sue spoglie tumulate in un sepolcro della canonica.
Fonti e Bibl.: Le fonti e la documentazione d’archivio relative a Vignoli sono inedite. Si segnalano: Pitigliano, Biblioteca comunale e Archivio storico, Fondo Vignoli Giovanni; Fondo Ugolini Vignoli; Biografia degli italiani illustri: nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de΄ contemporanei, a cura di E. De Tipaldo, VI, Venezia 1838, pp. 135-137; M. Rubino, Per la storia della Biblioteca Vaticana: le carte di G. V. a Pitigliano, tesi di dottorato, Università degli studi di Udine, a.a. 2008-09.