SANFELICE, Giovanni Tommaso
SANFELICE, Giovanni Tommaso. – Nacque a Isernia nel 1494, figlio secondogenito di Antonio, signore di Bagnoli, un piccolo feudo sito nella provincia del Contado di Molise nel Regno di Napoli, e della sua seconda moglie, Beatrice della Castagna, anch’ella di una famiglia della piccola nobiltà locale.
Avviato agli studi in teologia e alla carriera ecclesiastica, ottenne nel 1520 la nomina a vescovo di Cava dei Tirreni per la resignazione in suo favore accordatagli dallo zio Pietro Sanfelice.
Questi, che aveva ricoperto quella carica dal 1515, al momento di consegnare le proprie dimissioni nella mani di papa Leone X il 14 marzo 1519, oltre a segnalare il nome del nipote in propria vece si riservò anche, come era consueto all’epoca, una pensione pari alla metà delle entrate connesse al beneficio episcopale.
Negli anni a venire, Giovanni Tommaso fu comunque più attivo a Roma che in diocesi, dove pure si distinse per avere patrocinato la costruzione della nuova chiesa vescovile nel centro della città.
Durante il pontificato di Clemente VII cominciò a frequentare con una certa assiduità l’Accademia romana. Fu allora che ebbe modo di entrare in relazione con Vittore Soranzo, Pietro Carnesecchi e Giovanni Morone e di intraprendere con loro un percorso condiviso di letture, pratiche e conversazioni che lo avvicinarono alla spiritualità evangelica. A Roma poté, inoltre, consolidare una brillante carriera negli uffici e nel governo dello Stato pontificio, suggellata via via dalle nomine ad amministratore della Romagna nel 1535 e di legato a Viterbo nel 1537. A quegli anni risalgono anche le frequentazioni e i contatti con il gruppo che si riuniva a Napoli, la capitale del regno in cui era ubicata la diocesi di cui era al governo, intorno a Juan de Valdés e di cui facevano parte personaggi di primo piano per cultura e rango sociale che nella spiritualità valdesiana cercavano risposte alle proprie inquietudini personali e ai problemi che nel coevo assetto istituzionale della Chiesa ancora stentavano a trovare una collocazione adeguata.
Nel 1542 fu nominato commissario generale del Concilio di Trento. Incaricato di occuparsi della fase preparatoria dei lavori veri e propri, relazionò puntualmente al cardinale Alessandro Farnese sulla logistica del palazzo vescovile, le possibilità di alloggiamento e approvvigionamento della città e del suo contado e cominciò a prendere accordi con i mercanti locali per l’organizzazione dei rifornimenti alimentari da assicurare ai cardinali che presto sarebbero convenuti a Trento. Nel 1544 fu poi nominato nunzio a Colonia, presso il re dei Romani Ferdinando I d’Asburgo. Intanto partecipava ai lavori della prima fase del Concilio di Trento, dove, al di là di una certa intemperanza caratteriale e di qualche tiepido intervento sulla opportunità dei concili provinciali, nel 1546 si fece notare per una clamorosa interpretazione della dottrina della giustificazione per fede che gli costò un fierissimo scontro dottrinale con l’intransigente frate Dionisio Zanettini, detto il Grechetto, e la conseguente pubblica accusa di luteranesimo. L’animato dibattito che si aprì in quella circostanza tra i padri conciliari degenerò in una vera e propria rissa che offrì il destro per sanzionare Sanfelice con la scomunica, allontanarlo dall’assemblea e relegarlo in una cella del convento dei minori osservanti sito fuori le mura della città di Trento. Da lì, il 28 luglio di quell’anno fu trasferito a Roma, dove ottenne il perdono di papa Paolo III che lo rinviò al governo della sua diocesi di Cava.
Le sue convinzioni in materia di fede e le vicende personali andavano intanto a intrecciarsi sempre più con quelle dei cardinali Morone, Soranzo, Cristoforo Madruzzo e degli altri esponenti del dissenso religioso presente tra le fila dell’episcopato italiano in quegli anni in maniera neanche troppo sommersa. Sanfelice fu apertamente tra quanti erano convinti che tra Riforma e Chiesa di Roma, tra giustificazione per fede e libero arbitrio fosse realmente praticabile una ‘terza via’ e l’andò sostenendo anche davanti al clero della sua diocesi. L’influsso esercitato dalla sua attività di presule, e di presule sodale dell’evangelismo, si insinuò, senz’altro vieppiù rafforzandola, in quell’area simpatizzante della Riforma protestante, presente pure nel Salernitano, i cui confini si stanno ora più chiaramente delineando all’attenzione degli studiosi. Fatto è che, dalla metà degli anni Quaranta del XVI secolo, mentre il ruolo politico e religioso del S. Uffizio andava assumendo livelli sempre più intimidatori e repressivi e si consumava definitivamente la frattura degli spirituali con il partito degli intransigenti, Sanfelice cominciò a essere coinvolto nelle prime indagini inquisitoriali a carico del cardinale Morone.
La sua posizione nelle alte gerarchie della Chiesa non risultò comunque ancora compromessa. Nel 1550 poté, infatti, resignare a sua volta la carica di vescovo di Cava in favore del nipote Scipione. Ottenne anche nuove cariche di governo nello Stato ecclesiastico con la nomina, nel 1555, a governatore di Perugia, ufficio che ricoprì con numerosi e riconosciuti meriti fino al 1557 e che gli valse anche l’aggregazione al patriziato cittadino di tutta la sua famiglia.
L’elezione al soglio pontificio di papa Paolo IV, nel maggio del 1555, cambiò però le sorti degli equilibri in gioco. Tornarono a galla aperte accuse di eresia contro i cardinali ‘spirituali’, che misero definitivamente in scacco il partito dei riformatori dando avvio alla stagione dei grandi processi inquisitoriali. Sanfelice, che nel conclave aveva sostenuto la candidatura di Reginald Pole contro quella di papa Carafa, venne incarcerato in Castel Sant’Angelo il 31 maggio 1557, contemporaneamente a Morone, con l’accusa di eresia per la posizione assunta al Concilio di Trento in tema di autorità dell’assemblea conciliare e di giustificazione.
Da quelle accuse, da lui definite «calunnie» e respinte con fermezza, e dalla rovina che sarebbe stata certa si salvò, come altri, per la morte di papa Carafa avvenuta nel 1559 e per l’elezione al pontificato del più moderato Pio IV. Assolto insieme a Egidio Foscarari e a Morone, Sanfelice fu non solo riabilitato nel maggio del 1560, ma anche riassunto in Curia con ruolo di primo piano, inviato nuovamente al concilio come commissario e nominato ad altri incarichi. Per quanto il suo nome comparisse nuovamente nei processi che il S. Uffizio istruì contro Gian Francesco Alois, giustiziato a Napoli nel 1564, e Niccolò Franco, nel 1570, ebbe ancora incarichi di prestigio con le nomine ad ambasciatore napoletano presso Pio V nel 1567 e, nel 1584, a vescovo di Venosa.
Morì a Venosa il 6 marzo 1585, disponendo tra le sue ultime volontà il restauro del mausoleo di famiglia collocato nella chiesa di S. Chiara a Napoli, ove volle essere sepolto.
Fonti e Bibl.: F. Campanile, Dell’arme, overo insegne dei nobili, Napoli 1618, p. 200; C. de Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, I, Parte prima, Napoli 1654, pp. 320-322; Concilium tridentinum. Diariorum. Nova Collectio, a cura di K. Ganzer, I, Friburgi Brisgoviae 1901, p. 254; G. Alberigo, I vescovi italiani al Concilio di Trento (1545-1547), Firenze 1959, pp. 57, 198, 200 s., 213, 366; Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. Edizione critica, a cura di M. Firpo - D. Marcatto, I, Roma 1981, pp. 317 s., II, 1984, pp. 16, 77 s., 444, 1104; M. Firpo, Inquisizione romana e controriforma. Studi sul cardinal Giovanni Morone e il suo processo d’eresia, Bologna 1992, pp. 139, 323, 334, 378; A. Prosperi, L’eresia del Libro Grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta, Milano 2000, pp. 87, 190, 429; M. Miele, I concili provinciali del Mezzogiorno in età moderna, Napoli 2001, pp. 26, 30 s.; M. Cassese, Girolamo Seripando e i vescovi meridionali. 1535-1563, I, Napoli 2002, pp. 258 s.; S. Ricci, Il sommo Inquisitore. Giulio Antonio Santori tra autobiografia e storia (1532-1602), Roma 2002, pp. 43, 127 s., 165, 223; D. Marcatto, ‘Questo passo dell’heresia’. Pietrantonio di Capua tra valdesiani, ‘spirituali’ e Inquisizione, Napoli 2003, pp. 30, 130, 132-133.