MAIO, Giovanni Tommaso di
Nacque a Napoli intorno al 1490, come si desume dalle sue prime composizioni conosciute, apparse in una raccolta a stampa del 1519 (I fioretti di frottole barzellette capitoli strambotti e sonetti. Libro secondo, Napoli, Ioanne Antonio de Caneto). Dal 1540 fino ad almeno il 1548 fu organista presso la Santa Casa dell'Annunziata di Napoli, dove esercitò probabilmente anche le funzioni di maestro di cappella. Non è noto se abbia conservato quel posto fino al 1563, anno in cui Giovanni Domenico da Nola fu nominato maestro di cappella di quella istituzione musicale.
La posizione presso l'Annunziata e le pubblicazioni a stampa indicano il M. come uno fra i più importanti musicisti attivi a Napoli all'inizio dell'epoca vicereale e permettono di attribuirgli un rilevante ruolo di congiunzione tra l'attività musicale tardoaragonese e quella delle generazioni successive, legate soprattutto alla nascita della canzone villanesca, cui il M. contribuì in modo determinante.
Nei Fioretti di frottole, il M. è l'autore principale e il solo napoletano; suoi sono la maggior parte degli unica presenti nella raccolta che contiene opere di M. Cara, B. Tromboncino e Carpentras (E. Genet). Nell'antologia, che costituisce il più antico esempio pervenuto di opera musicale stampata a Napoli, sono attribuiti al M. nove brani: uno strambotto, un'oda, cinque frottole, di cui una su testo spagnolo, e due intonazioni petrarchesche. Queste ultime, un madrigale e la prima stanza di una canzone, sono messe in musica per esteso e con uso di procedimenti imitativi che sembrano anticipare i modi della prima produzione madrigalistica.
In generale le composizioni presenti nei Fioretti di frottole devono essere poste in rapporto con l'ambiente cortese sviluppatosi tra gli anni Dieci e Venti del XVI secolo intorno ai circoli nobiliari napoletani e la corte vicereale, la cui densità di interessi musicali è illustrata nel poema Questión de amor (v. Croce, 1894); un contesto caratterizzato dalla propensione per una forma di sincretismo tra cultura iberica e italiana destinata a non avere grande seguito, che trova corrispondenza nella raccolta di intonazioni su testi in lingua spagnola. La possibilità di collegare la produzione giovanile del M. a questo ambiente viene anche dalla paternità letteraria di una delle composizioni da lui intonate nei Fioretti di frottole (Si tu mi sierres amor), il cui testo sarebbe da attribuire, secondo una fonte manoscritta (Le vite di Filonico Alicarnasseo), a Ferdinando Francesco d'Avalos, marchese di Pescara, marito di Vittoria Colonna. La circostanza suggerisce una data di composizione del brano di qualche anno precedente a quello della stampa e lascia ipotizzare una relazione tra l'attività del M. e uno dei centri culturali più importanti della città, quello raccolto tra Napoli e Ischia intorno alla famiglia Avalos e a Vittoria Colonna.
Con le canzoni villanesche pubblicate nel 1546 (Canzon villanesche di Giovan Thomaso Di Maio. Musico napoletano. Nuovamente stampate et corrette. Libro primo, Venezia, Antonio Gardane), il M. diede un importante contributo alla formazione del genere, che aveva avuto origine dieci anni prima in occasione della visita a Napoli di Carlo V. La raccolta contiene 30 villanesche, un numero più elevato rispetto alle pubblicazioni coeve di canzoni napoletane, cosa che ha fatto considerare la stampa come il possibile risultato della collezione di composizioni scritte in uno spazio di tempo più ampio.
Da un punto di vista letterario, i testi presentano spesso uno stile maggiormente purgato rispetto a quello impiegato dagli altri autori napoletani che contribuirono alla nascita del genere. Frequente è per esempio l'uso di figure tipiche della lirica amorosa, anche se in una forma meno aulica e più familiare, che ricorda la tradizione popolaresca dello strambotto. Non mancano però canzoni dal carattere più fortemente villanesco, con immagini maggiormente crude e realistiche, in cui è più esteso l'uso dell'idioma napoletano. In queste ultime sono sviluppati temi caratteristici, come i vituperi contro le vecchie, destinati ad avere largo seguito nella storia del genere. Sono invece del tutto assenti le mascherate, un sottogenere importante, viceversa, nelle composizioni degli altri autori napoletani contemporanei. Da un punto di vista musicale, le canzoni intonate dal M. presentano frequentemente note ribattute, troncamenti di frasi, un'inclinazione all'uso di triadi allo stato fondamentale, movimenti paralleli delle voci, anche di ottava e di quinta, con tipici parallelismi di seconda nelle cadenze; tratti che sono stati interpretati come segno della presenza di un'imitazione di procedimenti musicali vicini alla tradizione popolare e come una possibile traccia di un accompagnamento strumentale della voce superiore.
Diversamente rispetto alle raccolte degli altri autori napoletani, le villanesche del M. furono poco utilizzate nelle parafrasi a quattro voci con cui i musicisti settentrionali si appropriarono del genere. L'unica rielaborazione conosciuta è quella presente in una raccolta di G. Nasco, stampata nel 1556 (Primo libro di canzon villanesche alla napolitana a quattro voci, Venezia, Antonio Gardane). Un'altra canzone del M., su un testo intonato anche da V. Fontana, fu ristampata in una raccolta apparsa nel 1546 (Elletione de canzone alla napoletana a tre voci di Rinaldo Burno, con altre scielte de diversi musici, libro primo, s.n.t.).
Nuove indicazioni biografiche provengono, oltre che da Le vite di Filonico Alicarnasseo, da un atto notarile conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli, che potrebbe permettere di riconoscere nel M. quel "Zoppino musico", responsabile della "musica scelta" e dell'"accordo degl'istrumenti" (Castaldo) nell'allestimento degli Ingannati, una commedia messa in scena nel palazzo del principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, a Napoli, nel 1545. Il documento consentirebbe quindi di identificare nel M. il musicista che ebbe un ruolo di rilievo nell'illustrazione musicale dell'importante attività teatrale organizzata dal principe di Salerno; e si potrebbe altresì ipotizzare un'utilizzazione in quelle occasioni proprio delle sue villanesche stampate nel 1546.
Dopo il 1548 non si hanno più notizie del M., di cui si ignorano il luogo e la data di morte.
Nel 1601 S. Cerreto ricordava ancora il M. come un eccellente organista. La possibilità di attribuirgli la prima raccolta anonima di canzoni villanesche (Canzoni villanesche alla napolitana, Napoli, Johannes de Colonia, 1537), suggerita da A. Einstein, non ha trovato riscontro negli studi successivi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Napoli, Notai del Cinquecento, 70, vol. 2 (notaio De Lega); Napoli, Biblioteca naz. Vittorio Emanuele III, Mss., X.B.67: Filonico Alicarnasseo, Vite di alcune persone illustri del secolo XVI. Vita di Vittoria Colonna, c. 89v; S. Cerreto, Della prattica musica vocale et strumentale, Napoli 1601, p. 159; A. Castaldo, Dell'istoria libri quattro, in Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'Istoria generale del Regno di Napoli, VI, Napoli 1769, p. 71; B. Croce, Napoli dal 1508 al 1512 (da un antico romanzo spagnolo), in Arch. stor. per le provincie napoletane, XIX (1894), pp. 140-159; G.M. Monti, Le villanelle alla napoletana e l'antica lirica dialettale a Napoli, Città di Castello 1925, pp. 7, 281; B. Croce, I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo, Bari 1947, pp. 22 s.; Id., La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, Bari 1949, pp. 140 s.; A. Einstein, The Italian madrigal, Princeton 1949, pp. 353-366; B.M. Galanti, Le villanelle alla napolitana, Firenze 1954, p. XXIV; E. Ferrari Barassi, La villanella napoletana nella testimonianza di un letterato, in Nuova Riv. musicale italiana, II (1968), pp. 1064-1087; N. Pirrotta, Li due Orfei. Da Poliziano a Monteverdi, Torino 1969, pp. 141, 146 s.; L. Cammarota, Gian Domenico da Nola. I documenti biografici e l'attività presso la Ss. Annunziata con l'opera completa, Roma 1973, pp. 23 s.; D.G. Cardamone, Forme musicali e metriche della canzone villanesca e della villanella alla napolitana, in Riv. italiana di musicologia, XII (1977), pp. 25-72; Id., The canzone villanesca alla napolitana and related forms, 1537-1570, Ann Arbor, MI, 1981, pp. 62-64, 78-80, 105 s., 129-131, 138 s.; R. Di Benedetto - C. Corsi, La formazione e l'attività musicale tra chiese e case feudali nel Cinquecento, in Gli inizi della circolazione della cartamoneta e i banchi pubblici napoletani nella società del loro tempo (1540-1650), Napoli 2002, p. 221; Diz. encicl. universale della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 586 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 641 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XI (2004), Personenteil, col. 878.