BORGONIO (Bergogno, Borgono), Giovanni Tomaso
Figlio di Giovanni Antonio, capitano nel castello di Dolceaqua, nacque, probabilmente a Perinaldo (Imperia), nel secondo decennio del sec. XVII. La data di nascita è controversa: il Casalis la pone (su basi opinabili) al 30 sett. 1628, ma tale data è in contraddizione con una patente del 12 sett. 1636 (Arch. di Stato di Torino, Controllo) che riservava a favore del B. una piazza di soldato a Dolceacqua; inoltre, con un'altra patente del 28 marzo 1638, fu dato ordine di continuare a corrispondergli la paga ordinaria di soldato. L'inizio ufficiale della sua carriera risale al 1649: lo confermano la nomina, da parte di Carlo Emanuele II a "segretario ordinario" (28 giugno 1652) in premio d'un servizio triennale e quella ad "aiutante di camera" (28 nov. 1655) menzionante una "longa e fedel servitù... per il spatio d'anni sei". Inoltre in una lettera del 18 giugno 1666 il B. afferma d'aver troncato sedici anni prima gli studi ("sendo in procinto di adottorarmi") per votarsi al servizio ducale; il che, se rapportato alla data tradizionale, darebbe, al 1650, un'età di ventidue anni, ma se riferita a un decennio più addietro (tale da giustificare il servizio militare) sposterebbe oltre i trenta la sua ammissione a corte. A meno di non far proprie le induzioni di M. Viale Ferrero (1963) che l'artista iniziasse a servire anche anteriormente al '49, ma che, essendo divenuto Carlo Emanuele II maggiorenne l'anno avanti, i riconoscimenti ufficiali seguissero la sua ascesa al trono.
Valente calligrafo, la sua formazione è da connettere agli esempi di Honorato Tiranti (suo predecessore a Torino quale "maestro di scrivere" e autore, nel 1655, di un Laberinto de groppi), ma anche ai saggi di F. Periccioli e T. Ruinetti (1619), G. Sellari (1635) e F. Pisani (1640). A tale perizia virtuosistica accompagnò una raffinata abilità di miniatore, di cui diede prova in codici fastosi tramandanti scene e temi di balletti eseguiti in varie località del ducato e ideati in prevalenza da Filippo d'Agliè. Tredici di essi sono tuttora conservati nelle Bibl. Nazionale e Reale di Torino e mostrano, nei titoli come negli argomenti, l'adeguamento alla "retorica" di corte - il sottinteso politico, cioè, sposato all'esaltazione dinastica - di cui fu promotore Emanuele Tesauro coadiuvato dall'Agliè stesso e dagli artisti rappresentativi di tale clima, fra cui il Borgonio. Per questo s'è potuto parlare - in relazione alla sua fervidissima capacità inventiva - d'una pittura di parata, tramata su eleganze esteriori e sottomessa nei particolari a simbologie complicate, ove anche il colore ha significati allusivi, e opponente all'eccitata effervescenza della vita (quale la rappresenterà il Boetto) una compassatezza aulica fatta per esser delibata in cerchie ristrette. L'artista cumulerà del resto alle altre la carica di "blasonatore" (7 genn. 1675) sfogando nelle imprese araldiche la propensione per i colori puri e le gamme squillanti.
La sua opera di miniatore abbraccia l'arco d'un trentennio: il primo album conservato (relativo al balletto Hercole e Amore, rappr. a Chambéry il 10 febbr. 1640) fu certo approntato più tardi anche se per la determinazione cronologica valgono le obiezioni già esposte. Così forse La Fenice rinovata (Fossano, 9 febbr. 1644), uno dei suoi raggiungimenti più alti, ove pare iniziare la collaborazione col meno dotato Carlo Conti che si farà preminente altrove; il Dono del re del Alpi (Rivoli, 10 febbr. 1645); L'Oriente guerriero e festeggiante (Valentino, 20 giugno 1645); Il Tabacco (Torino, 10 marzo 1650); Gli Hercoli domatori de mostri (Torino, dicembre 1650); L'educatione di Achille (Torino, 22 dic. 1650); Il Gridelino (dal colore gris de lin;Torino, 1653); I Bacchanali antichi e moderni (Torino, 1655), del B. per la parte ornamentale e del Conti per la figurativa, in cui sono affinità con scene coeve milanesi quali un Castore e Polluce; La primavera trionfante dell'inverno (Torino, 10 febbr. 1657), esemplare per la parte del B., meno per quella del Conti; L'unione per la peregrina Margherita (Torino, 11 maggio 1660), frutto anch'esso della collaborazione dei due autori come Il falso amor bandito (Torino, 17 febbraio 1667) e infine il Lisimaco, melodramma d'apertura del primo teatro stabile di palazzo inaugurato nell'80, le cui scenografie - già riferite a ignoto - sono da mie ricerche risultate di Amedeo di Castellamonte, tributario del Triomphe de l'Amour di J. Bérain.
Inframezzò tale serie di lavori con l'esecuzione, occasionale, di disegni per arazzi (29 febbr. 1664), arredi sacri (5 febbr. 1670), frontespizi (Le Delitie della Vigna di Madama Reale dell'Agliè, 1667, ma anche edizioni del Tesauro e la Venaria Reale del Castellamonte, 1674), dipinti di vario genere offerti (secondo quanto riferisce il Claretta su ricordi del conte Filiberto di Piossasco) al duca nel '74, mentre la qualifica di "ingegnere" lo impegnava alle fortificazioni di Vercelli (1670), nei piani per l'"accrescimento" di Nizza (21 sett. 1675) e in progetti del castello di Racconigi rimaneggiati poi dal Guarini e successori.
Pari alla sua attività miniaturistica fu quella grafica (che si esplicò in modo eminente nella elaborazione del Theatrum Sabaudiae)e cartografica per il rilevamento dell'intera estensione del ducato. Per il Theatrum (affidato per la stampa agli editori Blaeu di Amsterdam nell'intento di offrire alle corti d'Europa una visione encomiastica dello Stato sabaudo) è documentata la sua collaborazione per gli anni 1661-62. Il suo intervento non fu solo di stimato e fecondo illustratore (ben cinquantadue son le tavole a lui ascritte sebbene nove solo firmate), ma di instancabile coordinatore: teneva i contatti con gli stampatori, sollecitava gli esecutori, sbrigava insomma le più tediose ma indispensabili pratiche per condurre il lavoro in porto. Al B. fu commesso infatti il rilevamento di parecchie località (minuziosamente elencate dal Vesme e dal Rondolino, pp. 324-326) per cui dovette affrontare numerosi e mal remunerati viaggi, e inoltre l'esecuzione di tre particolareggiate carte del Piemonte, Savoia e Chiablese, verosimilmente precedenti la Carta generale de' Stati di S.A.R. disegnata per Maria Giovanna Battista di Nemours, incisa nel 1680 da G. M. Belgrano e non inclusa nel Theatrum. Composta di quindici fogli e accurata nei particolari - nonostante gli errori imputabili all'assenza di metodologia scientifica - ebbe fama grandissima e, ristampata a Londra nel 1765, rimase, fin quasi all'800, un'opera basilare. Di pari importanza e impegno fu, nel medesimo anno, la Généalogie de la Royale Maison de Savoye, in ventiquattro fogli.
Gli giungeva in premio - oltre ai già citati - una serie di riconoscimenti che, pur lasciando immutate le sue precarie condizioni finanziarie, gli faceva percorrere in pochi anni tutta una trafila d'onori: "consigliere e segretario... di stato e finanze" (6 marzo 1670); "architetto di S.A.R."; "maestro da scrivere" del principe di Piemonte (14 maggio 1673); "blasonatore" (come già s'è detto) nel 1675.
Ignota è la data di morte, per cui soccorre unicamente la nomina a "segretario nostro" del figlio del B. Vittorio Amedeo (1º genn. 1692) menzionante l'"hora fu segretario di Stato": la si può comunque collocare alla fine dell'anno precedente.
Fonti e Bibl.: Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 174-177 (ma anche pp. 362 s. sub voce Conti, Carlo), per tutti i docc, citati nella voce; Theatrum Statuum... Sabaudiae... Ducis..., Amstelodami 1682, II, p. 154 e passim; F. Rondolino, Per la storia di un libro, in Atti della Soc. di archeol. e belle arti per laprov. di Torino, VII (1897), pp. 316-355, passim;G. Bres, Note d'archivio, Nizza 1919, pp. 143 s.; F. Durando di Villa, Ragionamento letto il giorno 18 d'aprile 1778, in Regolamenti della R. Accad. di pittura di Torino, Torino 1778, pp. ss s.; G. Casalis, Dizionario... degli Stati di S. M. il Re di Sardegna, Torino 1833-56 IV, p. 370; V. Promis, Feste alla corte di Savoia in Curiosità e ricerche di storia subalpina, Torino 1876, II, pp. 186-204, 351-79; G. Claretta, Storia del regno e dei tempi di Carlo Emanuele II, Genova 1877, II, pp. 561-64; C. Turletti, Storia di Savigliano, Savigliano 1879, I, p. 930; II, p. 790; V. Promis, Le auguste alleanze fra le Case sovrane di Savoia e di Baviera…, Torino 1883, pp. 163-73; H. Ferrand, Essai d'hist. de la cartographie alpine..., in Bull. de la Soc. de statistique... de l'Isère, Grenoble 1903, p. 46; C. Errera, Sull'opera cartogr. di G. T. B., in Arch. stor. italiano, XXXIV (1904), pp. 109-23; A. Mori, T. B. e la sua opera cartografica, in Riv.geogr. ital., XIII (1906), pp. 142-60; Il Castello del Valentino, a cura di M. Bernardi, Torino 1949, pp. 85-126, passim;G. Tani, Le Comte d'Aglié et le ballet de cour en Italie, in Les fêtes de la Renaissance, Paris 1956, pp. 226-31; C. Brayda-L. Coli-D. Sesia, Ingegneri e architetti del Sei e Settecento in Piemonte, Torino 1963, p. 20; M. McGowan, L'art du ballet de cour en France,1551-1643, Paris 1963, p. 239; M. Viale Ferrero, Scenografia, in Mostra del barocco piemontese (catal.), Torino 1963, I, pp. 1-3, 16-19; L. Tamburini, Ritratto di una terra: il Theatrum Sabaudiae, in Augusta Taurinorum, IV (1964), 4, pp. 29-34; M.Viale Ferrero, Feste delle Madame Reali di Savoia, Torino 1965, passim e tavv.; Id., Scenografie e balletto nel teatro barocco, in I Quaderni del Teatro Stabile della città di Torino, VII (1966), p. 77; L. Tamburini, I teatri di Torino, Torino 1966, pp. 19-21; A. Griseri, Le metamorfosi del Barocco, Torino 1967, pp. 154 s., 170 n. 4, 173 n. 11, 176 n. 16; A. Peyrot-V. Viale, Immagini di Torino nei secoli (catal.), Torino 1969, pp. 25-27, nn. 40-46, 5657, 73; L. Tamburini, F.Juvarra scenografo..., in Torino, n.s., V (1970), 2, pp. 57-63; A Lange, Disegni e docc. di G. Guarini, in G. Guarini e l'internazionalità del barocco, Torino 1970, I, pp. 143 ss., 239-42 nn. 13 ss.; Encicl. Ital., VII, p. 487.