TAMBURINI, Giovanni. –
Nacque a Bagnacavallo, in provincia di Ravenna, il 25 giugno 1857. Di precoce talento manuale, a quattordici anni acquistò una fisarmonica per studiarne il funzionamento. Passò dunque in breve tempo da ‘garzone di campagna’ qual era a riparatore autodidatta di fisarmoniche. In seguito entrò nella fabbrica di pianoforti Battista Brialdi di Faenza.
Nel 1884, grazie alla raccomandazione di padre Emilio da Faenza, venne iniziato all’arte organaria ottenendo un impiego come lavorante semplice presso la fabbrica d’organi di Pietro Anelli a Codogno. Quivi apprese la tecnica costruttiva del somiere a canale per registro brevettato nel 1882 da William George Trice – Anelli ne aveva acquisita legalmente la concessione nel 1885 – e vi rimase sino al 1887.
Durante questo periodo Giovanni Tamburini partecipò, occupandosi solo della parte meccanica, alla costruzione dell’organo del conte Francesco Lurani Cernuschi, che venne inaugurato il 9 novembre 1887 – nel palazzo di famiglia a Cernusco Lombardone (Lecco) – con la benedizione di Marco Enrico Bossi, che, sulle colonne della Gazzetta musicale di Milano, lo definì entusiasticamente «un organo modello».
Nel 1888 entrò nella fabbrica di Pacifico Inzoli a Crema, dove apprese la tecnica costruttiva del somiere «a doppio scompartimento con valvole automatiche a vento immediate per due tastiere senza il raddoppiamento dei registri» (Spinelli, 1995, pp. 19-24) brevettato da Inzoli nel 1888 e applicato all’organo di S. Ignazio a Roma e a quello presentato all’Esposizione internazionale di musica di Bologna. Tamburini fu particolarmente apprezzato da Inzoli, tanto da diventare in poco tempo il direttore di alcuni delicati lavori progettati dal maestro. Nella fabbrica di Inzoli conobbe anche l’operaio Giuseppe Rotelli e partecipò con lui alla costruzione del monumentale organo per il santuario di Valle di Pompei (1890). L’applicazione del somiere brevettato da Inzoli al nuovo organo di Valle mostrava alcuni problemi, così questi incaricò i propri operai di trovare una soluzione che ovviasse a tali difetti. Tamburini, appreso da Rotelli il sistema sicuro per risolvere i problemi del somiere «a doppio scompartimento», ne mise in atto uno con il raddoppiamento non delle valvole bensì della meccanica; esso fu applicato con successo all’organo di Valle. Il somiere in questione si sarebbe chiamato Roteltamburininzoli.
Con brevetto n. 31425 del 7 marzo 1892 Tamburini creò il ‘corista’, o ‘diapason’, costituito da una lingua d’acciaio eccitata elettricamente. Tale congegno (presentato al pubblico in S. Marco a Milano) venne applicato a un armonium elettrico con tastiera separata dal corpo sonoro.
Tamburini si mise in proprio nel 1893, e Rotelli nel 1894, dopo aver stretto un breve sodalizio con un altro lavorante di Inzoli, Luigi Chiodo. Inzoli era insofferente nei confronti dei suoi ex allievi resisi indipendenti: «i nuovi fabbricanti, Tamburini, i fratelli Chiodo, i Riboli, i Bertoldi, i Rotelli e ultimamente i Benzi e Franceschini. Sono sette piovre che assorbono tutti i lavori delle vicine province» (Inzoli cav. Pacifico..., 2002, p. 38).
Nel 1893 Tamburini diede vita in Crema a una propria Fabbrica d’organi da chiesa, da studio e da teatro con la collaborazione del cognato Lorenzo Migliorini, ex amministratore della ditta Inzoli; il sodalizio durò sino al 1895. I primi strumenti usciti dalla fabbrica furono salutati favorevolmente da Bossi, che li tenne a battesimo nel 1894 (a Nogaré di Cornuda, nel Trevigiano, e ad Asiago, nel Vicentino, entrambi a due tastiere). Grazie alla commissione di ben due strumenti per l’Istituto pontificio di musica sacra a Roma (1921, 3 tastiere, 33 registri; 1924, 2 tastiere, 3 registri), nel 1921 Tamburini venne nominato cavaliere dell’Ordine di S. Silvestro e fornitore dei palazzi apostolici da Benedetto XV. La semplice fabbrica d’organi divenne così Pontificia fabbrica d’organi.
Nei primi trent’anni del secolo Tamburini portò a un altro grado di perfezione la trasmissione pneumatica ed elettro-pneumatica, realizzando importanti strumenti, tra cui i seguenti: 1906, Conservatorio di Milano (3 tast., 21 reg.); 1914, S. Stefano dei Cavalieri a Pisa (3 tast., 80 reg.); 1916, S. Maria delle Vigne a Genova (3 tast., 55 reg.); 1927, cattedrale di Ferrara (2 tast., 48 reg.); Conservatorio di Torino (4 tast., 56 reg.); 1931, basilica di S. Croce a Firenze (4 tast., 93 reg.).
Tamburini fu tra i partecipanti al primo Congresso organario di Roma (24-27 aprile 1924), tenutosi nella sala della Confederazione generale dell’industria in piazza Venezia. L’ordine del giorno prevedeva la ricerca dei «Mezzi pratici e legali per combattere la concorrenza straniera e favorire la già ben iniziata esportazione». Tra le deliberazioni approvate ci fu anche quella di costituire la Corporazione organari italiani. Il primo consiglio direttivo, di durata triennale, fu composto tra gli altri organari da Carlo Vegezzi-Bossi, Tamburini e Vincenzo Mascioni. Scrutatori: Giuseppe Inzoli (figlio di Pacifico) e Rotelli.
Durante la prima Adunanza organistica di Trento (25-29 luglio 1930) si fece il punto della situazione sui progressi raggiunti dall’arte organaria italiana: il panorama era dominato da costruttori del calibro dei Vegezzi-Bossi di Torino, dei Mascioni di Cuvio e dei Tamburini di Crema. Le storiche giornate di studio vollero creare l’immagine di un organo italiano che compendiasse tanto le esigenze del culto quanto quelle del concerto: uno strumento dalle sonorità tipicamente italiane armonizzate con i più recenti ritrovati della scienza e della tecnica organaria. Nacquero così l’organo di S. Maria Maggiore in Trento (Mascioni con materiale storico dei Serassi) e quello della cattedrale di Messina, realizzato da Tamburini (5 tastiere, 152 registri), il più grande organo italiano del tempo (1930), seguito nel 1938 da quello del duomo di Milano (5 tastiere,180 registri), nella costruzione del quale Giovanni Tamburini e Vincenzo Mascioni collaborarono proficuamente.
Morì a Crema il 23 novembre 1942.
L’attività di Tamburini venne dapprima coadiuvata e poi continuata da Umberto Anselmi (1882-1964), che sposò la primogenita Cecilia Tamburini (1894-1964), e Luigi Severgnini (1893-?), che sposò la terzogenita Lucia (1903-1971). Anselmi fu assunto come disegnatore, ma di lui si ricordano soprattutto le doti di esperto conoscitore del legno. A questi succedettero i figli, Franco (1920-2001) e Luciano Anselmi (1921-1999), che assunsero il doppio cognome Anselmi Tamburini. Claudio Anselmi (nato nel 1949), figlio di Luciano, si staccò dalla ditta di famiglia nel 1979 dando vita al ramo organario Claudio Anselmi Tamburini, tuttora esistente e operante in Asciano (http://www.tamburiniorgani.it, 10 marzo 2019). Franco Anselmi dal canto suo continuò nella conduzione della Pontificia fabbrica d’organi comm. Giovanni Tamburini, passata poi al figlio Saverio (nato nel 1958), tuttora esistente e sita a Crema-Pianengo (http://www.tamburini.org/index. html, 10 marzo 2019).
Umberto Anselmi e Luigi Severgnini continuarono nel solco della tradizione organaria di Giovanni Tamburini (trasmissione pneumatica, elettro-pneumatica ed elettrica). In tal senso sono emblematici i grandiosi strumenti degli auditoria Pio XII di Roma (1951), RAI di Torino (1953), Nazionale di Città del Messico (1960) e RAI di Napoli (1963).
Gli anni Sessanta del Novecento segnarono, anche in Italia, il ritorno all’organo a trasmissione meccanica (somieri a canale per tasto). Fautori di questa svolta epocale furono Franco e Luciano Anselmi Tamburini, guidati in questa operazione dall’organista e musicologo bolognese Luigi Ferdinando Tagliavini. L’organo meccanico di S. Maria dei Servi a Bologna (1967, 3 tastiere, 58 registri reali, 2 diverse pressioni del vento) divenne il vessillo della cosiddetta Orgelbewegung italiana (ossia del rinascimento dell’organo classico italiano): «L’organo di S. Maria dei Servi rappresenta la sintesi di ogni nostra esperienza in campo organario e si qualifica al tempo stesso come frutto di una validissima collaborazione tra l’organaro, l’organologo e l’architetto» (F. Anselmi - L. Anselmi Tamburini, in L’organo di S. Maria dei Servi, 1967, p. 43). Tra i precedenti meccanici vanno annoverati gli organi costruiti nel 1964 nel duomo di Montebelluna e nel Conservatorio Monteverdi di Bolzano, e nel 1965 in S. Ambrogio in Stresa.
Fonti e Bibl.: Catalogo della fabbrica d’organi G. T. di Crema, Zurigo 1909; C. Sangiorgio, L’organo della cattedrale di Messina, Messina 1930; M.E. Bossi il compositore - l’organista - l’uomo. L’organo in Italia, a cura di G.C. Paribeni - L. Orsini - E. Bontempelli, Milano 1934, pp. 206, 208, 212-214; R. De Rensis, Cento anni della casa Anelli, Cremona 1936, pp. 29-39; C. Locher, Manuale dell’organista, Milano 1940 (ed. anast. Milano 1987), pp. 247-264; L.F. Tagliavini, Mezzo secolo di storia organaria, in L’organo, I (1960), 1, pp. 70-86; Id., Organi a trasmissione meccanica della ditta Tamburini, ibid., IV (1963), 1, pp. 183 s.; G. Spinelli, L’organo del Conservatorio di musica “C. Monteverdi” di Bolzano - L’organo della chiesa parrocchiale di S. Ambrogio di Stresa (Novara), ibid., V (1964-1967), pp. 247-249; L’organo di S. Maria dei Servi in Bologna nella tradizione musicale dell’Ordine, Bologna 1967 (in partic. L.F. Tagliavini, Ideali sonori e criteri costruttivi dell’organo della basilica di S. Maria dei Servi in Bologna, pp. 23-41; F. Anselmi Tamburini - L. Anselmi Tamburini, L’organo della basilica di S. Maria dei Servi a Bologna, p. 43-50); C. Moretti, L’organo italiano, Mondovì 1973, pp. 133 s., 141, 149 s., 172, 180, 444, 446-450, 456-462, 470 s., 508 s.; F. Baggiani, L’organo di Azzolino B. della Ciaia nella chiesa conventuale dei Cavalieri di S. Stefano in Pisa, Pisa 1974; Catalogo degli organi costruiti dalla pontificia fabbrica d’organi comm. G. T. dal 1893 al 1973, Crema 1977; T., G., in Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, Le biografie, VII, Torino 1988, p. 631; F. Baggiani - A. Picchi - M. Tarrini, La riforma dell’organo italiano, Pisa 1990, pp. 100 s., 158-160, 164-168, 224-232, 379 s.; M. Tarrini, La fabbrica d’organi di William George Trice a Genova (1881-1897), Savona 1993, pp. 98-100, 267-269, 367-369, 391-394; M.R. Avellino, Pompei, l’organo del santuario, Pompei 1995, pp. 49-54, 89-94; O. Mischiati, Repertorio toponomastico dei cataloghi degli organari italiani (1587-1930), Bologna 1995; S. Spinelli, Pacifico Inzoli e le origini dell’arte organaria a Crema, Crema 1995, pp. 19-24, 37-42, 61 s.; F. Paradiso, L’organo della cattedrale di Messina, in Arte organaria e organistica, VI (1999), 5, pp. 18-23; G. Oldham - U. Pineschi, Tamburini, in The new Grove dictionary of music and musicians, XXV, London-New York 2001, p. 58; Inzoli cav. Pacifico premiato stabilimento d’organi: lettere e progetti, a cura di N. Antonaccio - S. Spinelli, Crema 2002, pp. 8, 11, 21 s., 38, 41, 81, 83-89; M. Bosio, L’attività dell’organaro Giuseppe Rotelli documentata sui giornali cremonesi dell’epoca (1894-1937), in L’organo, XXXVIII (2006), 1, pp. 295-306, 381-384; Id., Il somiere “Roteltamburininzoli”, ibid., XXXIX (2007), 1, pp. 237-254.