STAFILEO, Giovanni (Ivan Štafilić). – Nacque a Traù (oggi Trogir)
nel 1472.
Per quanto riguarda la provenienza della famiglia (nella forma croata Stafilić e Štafilić), è menzionata a Traù per la prima volta nel XV secolo e sull’origine del nome sono state fatte diverse ipotesi. Daniele Farlati (1759) la dice giunta da Cipro intorno al 1450, ma recenti ricerche condotte da vari studiosi, tra cui Danka Radić, sulla popolazione di Traù nel XV secolo, hanno individuato quale capostipite della famiglia il calzolaio Stephen Prvšića, detto Stafilije, registrato per la prima volta nel 1415. I documenti ricordano anche la moglie Stana (Stanislava) e il figlio Matteo, anche questi calzolaio, sua moglie Marica e i loro figli Stefano, Margherita, Orso e Giovanni. È così confermato che si trattasse di una famiglia artigiana.
Il nipote del fondatore, l’omonimo Stefano Stafileo, avendo accumulato notevoli sostanze con lo sfruttamento dei boschi di tre piccole isole dinanzi a Sebenico, nel periodo dal 1500 al 1508 costruì una castello con il proprio nome, castel Stafileo (Kaštel Štafilić), uno dei tanti che ancora si ergono tra Salona e Traù. La sua posizione a ridosso del mare, che aveva richiesto un notevole dispendio economico, lo rendeva sicuro, essendo al tempo l’accesso consentito solo dai ponti levatoi.
Nel 1515 Stefano Stafileo fu accolto nella nobiltà cittadina. Ebbe diversi figli: Matteo, Pietro, Giovanni, futuro vescovo di Sebenico, Giacomo, che sposò la nobildonna sebenicense Margherita Dragojevich da cui ebbe due figlie, Nicoletta e Geronima, sposata con il nobile traurino Nicola Lucio. Con la morte di Giacomo nel 1528 la famiglia era già estinta. Tuttavia va notato che anche dopo il 1528 si trova il nome o cognome Stafileo, ma in questi casi esso viene erroneamente attribuito a membri della famiglia Statileo (Statilić, Stanosevic).
Giovanni abbracciò la carriera ecclesiastica. Laureato in utroque iure, arcidiacono e canonico nella sua città, dal 1502 in assenza dell’arcivescovo di Spalato Averoldo svolse il ruolo di vicario. Abile oratore, fu chiamato a Roma dove insegnò diritto canonico alla Sapienza e fu auditore di Sacra Rota. Le sue dissertazioni e i giudizi pronunciati nel corso della lunga carriera furono raccolti nel Tractatus de gratiis expectatiuis ac aliis litteris gratie et iustitie (Venezia, M. Tramezzino, 1540). Per la sua grande erudizione, unita a prudenza e capacità, Giulio II lo nominò vescovo di Sebenico nel 1512, carica che mantenne fino alla morte, amministrando la diocesi attraverso vicari.
Giulio II si servì della sua opera durante le complesse vicende della Lega di Cambrai (1508), che vide il papato alleato, con l’imperatore Massimiliano d’Asburgo, la Spagna e la Francia, contro Venezia e poi, con un ribatamento di alleanza, schierato contro la Francia. In quegli anni gli furono affidate importanti legazioni. Nel 1512 fu in Polonia in qualità di legato pontificio, allorché l’8 febbraio furono celebrate le nozze tra il re Sigismondo I e Barbara Zápolya; in quella occasione pronunciò una delle sue famose orazioni. In veste di legato pontificio soggiornò a Cracovia alla corte del re, che per i suoi speciali meriti volle conferirgli la patente di nobiltà il 5 marzo 1512. Aggiunse allora nel suo stemma l’aquila bianca polacca su scudo rosso con corona d’oro, ali spiegate artigli e becco ugualmente d’oro. Durante la sua permanenza a Cracovia, ebbe luogo il trasferimento di una preziosa immagine della Vergine Maria che per suo volere fu posta nella chiesa fino ad allora dedicata a S. Giovanni Battista e da quel momento intitolata a S. Maria della Concezione. L’immagine divenne oggetto di grande devozione.
Al principio dell’autunno del 1512 fu inviato in missione diplomatica presso i Cantoni svizzeri per rafforzare la loro alleanza con Giulio II e ottenere aiuto contro Luigi XII. Nell’estate del 1517 sostituì Ludovico Canossa nella legazione presso il re di Francia, incarico che mantenne fino al dicembre del 1520. Il pontefice Leone X sperava di guadagnare Francesco I a una lega contro l’Impero ottomano e per questa ragione, oltre che per stringere un’alleanza prestigiosa per i Medici, favorì il matrimonio di Lorenzo de’ Medici con Maddalena de la Tour d’Auvergne, imparentata con la famiglia reale. Alle trattative conclusesi felicemente partecipò Stafileo. Nel 1519 battezzò il secondogenito di Francesco I, Enrico. In tale occasione gli fu donata un’abbazia la cui rendita ammontava a 4000 ducati.
Nel 1527 con il cardinale inglese Thomas Wolsey partecipò alle vicende legate all’intervento di Enrico VIII presso Clemente VII per ottenere lo scioglimento del matrimonio con Caterina d’Aragona. Il 15 maggio 1528 pronunciò agli auditori della Rota un’importante orazione sul tragico evento del sacco di Roma (Excidii urbis Romae sub annum Christi 1527 causa).
Morì a Roma il 22 luglio dello stesso anno. Fu sepolto nella cappella a destra dell’altare maggiore della chiesa di Trinità dei Monti e sulla lapide fu scolpita un’iscrizione curata dal nipote Giovanni Lucio Stafileo.
Lasciò nel testamento a suo fratello Stefano l’obbligo di edificare in sua memoria un sepolcro nella cattedrale di Traù o di Sebenico. Il fratello decise per Traù e ne fece richiesta al Consiglio cittadino, che diede il suo assenso destando però l’irritazione dei canonici. La questione si chiuse con la richiesta da parte dei canonici alle magistrature veneziane che per il futuro non si costruisse più nella loro chiesa un sepolcro o deposito senza il loro consenso. Tra le opere rimaste manoscritte sono il De bello et pace dedicata al sovrano croato-ungherese Vladislav II e alcune poesie latine.
Opere. Oratio reverendi ac sapientiss. patris domini Ioannis Staphilei episcopi Sibinicensis in sacro Rotae auditorio locumtenentis, die Veneris XV Maii anno MDXXVIII habita, lectorem candidum haud dubie docens, priscos prophetas teterrimam ac lachrymabilem Urbis direptionem signanter sub nomine Babylonis vaticinatos fuisse, s.n.t. (Roma, F. Minizio Calvo, 1528); Tractatus de gratiis expectatiuis ac aliis litteris gratie et iustitie olim bo. Me. Ioan. Staphilei episcopi Sibinicen. sacri palatii apostolici causarum auditoris nuper in lucem editi omnibus iuris studiosis et maxime causidicis ac aliis. Roma. Cum sequen. per quam necessarii, Venetiis, apud Michaelem Tramezinum, 1540; Tractatus de literis gratiae quam necessarius, iis qui animarum curam gerunt. Authoribus excellentissimis viris iureconsultis, Do. Ioanne Staphilaeo. Ioanne Nicolao Gimon. Ludouico Gomes. Omni cum diligentia castigati. Cum indice locupletissimo, Romae, apud Bartholomaeum Grassium, 1587.
Fonti e Bibl.: D. Farlati, Illirici sacri, IV, Ecclesiae Suffraganeae Metropolis Spalatensis, Venetiis 1759, pp. 475 s.; F.M. Renazzi, Storia dell’Università degli studi di Roma, I, Roma 1803, p. 199; J. Strype, Ecclesiastical memorials relating chiefly to Religion, and the riformation..., Oxford 1822, pp. 149, 152 s., 157, 309; Documenti di storia italiana copiati sugli originali [...] da Giuseppe Molini, Firenze 1837, pp. 69-71; Bibliografia critica delle antiche reciproche corrispondenze, II, Politiche, ecclesiastiche, scientifiche, letterarie, artistiche dell’Italia colla Russia, colla Polonia ed altre parti settentrionali..., Firenze 1839, p. 230; J.L. Decius, Diarii et earum quae memoratu digna in splendidissimis [...] Sigismundi [...] et [...] Bonae [...] nuptiis gesta, Cracoviae 1518, in Nuptiarum Sigismundi regis et Bonae reginae Poloniae descriptio, in Acta Tomiciana, IV (1855), pp. 296, 326; Dizionario biografico degli uomini illustri della Dalmazia compilato dall’ab. Simeone Gljubich di Città Vecchia, Vienna 1856, p. 285; Biografie e necrologie d’illustri e benemeriti Dalmati scritte da Giuseppe Ferrari Cupilli raccolte e pubblicate per cura di Simeone Ferrari-Cupilli, Zara 1874, p. 31; Commissiones et relationes Venetae collegit et digessit Simeon Ljubić, in Monumenta spectantia historiam Slavorum meridionalium, VI, Zagabriae 1876, pp. 128, 130 s., 138; J. Richard, Origines de la Nonciature de France. Nonces résidants avant Léon X 1456-1511, in Revue des questions historiques, LXXVIII (1905), p. 147; J. Fraikin, La Nonciature de France de la délivrance de Clément VII à sa mort, in Mélanges d’archéologie et d’histoire, XXVI (1906), pp. 143, 147, 154, 163-166, 173-176; J. Richard, Origines de la Nonciature de France. Débuts de la représentation permanent sous Léon X 1513-1521, in Revue des questions historiques, LXXX (1906), pp. 138 s.; Storia della città di Traù, opera di Paolo Andreis nobile della città stessa pubblicata per cura di don Marco Perojević, Split 1909, pp. 297, 325, 358; L. von Pastor, Storia dei papi, IV, Roma 1923, 1, pp. 134, 145, 292, 2, pp. 462 s.; M.M. Edelstein, Foreign episcopal appointments during the Reign of Francis I, in Church History, XLIV (1975), pp. 450-459; M. Andreis, Metodološki pristup analizi dalmatinskoga gradskog plemstva: primjer analize trogirskoga plemstva od 13 stoljeća do kraja prve austrijske uprave, in Acta Histrija, XVI (2008), 1-2, p. 13.