SPERTINI, Giovanni
SPERTINI, Giovanni. ‒ Nacque a Pavia il 26 gennaio 1821, terzogenito di Giuseppe e di Agata Botelli.
Nel 1836 si trasferì con la famiglia a Milano in strada della Vittoria e nel 1839, dopo la morte del fratello Angelo, in strada di Brera. Frequentò l’Accademia di Brera nella sezione scultura e fu compagno di corso di Vincenzo Vela nella scuola di figura e di plastica. Studiò privatamente presso gli scultori Giovanni Maria Benzoni e Giovanni Antonio Labus e fu allievo di Pietro Magni, che certamente influenzò la sua produzione artistica. Artista fecondo di gusto romantico, predilesse per le sue opere il gesso e il marmo, distinguendosi come eccellente ritrattista di vari personaggi della società milanese e del Risorgimento italiano. Molti suoi lavori sono conservati soprattutto nelle collezioni d’arte dei Musei civici di Pavia e, a Milano, alla Galleria d’arte moderna, a Brera e nel cimitero Monumentale.
Inizialmente si applicò in particolar modo a opere di piccola dimensione, che trattò con gusto e accurato studio. Una delle sue prime sculture note è un ritratto in marmo commissionato dalla marchesa Carolina Erba Odescalchi e presentato a Brera nel 1847. Il 1849 fu segnato dalla scomparsa del fratello Sereno, e Spertini con la sorella Virginia si trasferì in borgo di porta Comasina. Mazziniano fin da giovane, le sue convinzioni politiche s’intravedono sia in alcune opere sia nei rapporti d’amicizia. Nel 1861 vendeva busti di Giuseppe Mazzini e di Gustavo Modena di varie dimensioni, per contribuire con parte del ricavato alla raccolta di fondi patriottici. Nel 1863 commercializzò le foto del bassorilievo Il moderno Caino, allegoria contro il governo regio per il ferimento di Giuseppe Garibaldi sull’Aspromonte, e in favore della liberazione di Roma e Venezia. Lo stesso fece dal 1871 con la statuetta di Mazzini (1869). La vendita di queste produzioni seriali, dal chiaro messaggio politico, veniva favorita da annunci pubblicitari che comparivano periodicamente su diversi giornali mazziniani.
Nel 1864 scolpì un medaglione ovale in marmo, Mater Salvatoris, inviato all’Esposizione internazionale di Dublino del 1865. Fra il 1864 e il 1865 figurò, quale scultore-operaio, nel primo consiglio d’amministrazione della Banca di credito mutuo promossa da Luigi Luzzatti, e trasformatasi presto in società mutua per azioni in forma anonima (Banca popolare di Milano), con la contestuale uscita di Spertini dal consiglio, insieme all’economista-cooperatore Francesco Viganò, che affiancò nella promozione della Società milanese degli artisti.
La scultura che segnò una tappa fondamentale nel suo percorso artistico e gli valse molta notorietà fu La scrittrice (1866), opera destinata all’Esposizione universale di Parigi del 1867 e ammessa dalla commissione fra le sculture più rappresentative.
Tuttavia Spertini ne sospese l’invio per il repentino mutamento del clima politico in Francia nei confronti dell’associazionismo operaio che ebbe allora a manifestarsi quando il primo Congresso cooperativo, convocato a Parigi in concomitanza dell’esposizione, fu prima concesso e poi proibito paventando possibili disordini. La scrittrice fu comunque presentata a Brera, a Firenze, dove fu una delle opere più ammirate, a Milano all’Esposizione permanente di belle arti, e nel 1869, ridenominata La fidanzata italiana, alla prima Mostra internazionale di Monaco di Baviera. Riproposta a Brera nel 1872 per la seconda Esposizione nazionale, fu acquistata dal ministero della Pubblica Istruzione ed è ora esposta alla Galleria d’arte moderna di Milano. Nel 1878 all’Esposizione universale di Parigi fu presentata una replica al prezzo di 4000 lire. Un esemplare in gesso (1867) è nei Musei civici di Pavia.
Del 1867 è una scultura in marmo acquistata da Gaspare Campari per l’omonimo caffè milanese. Essa rappresenta, in una valva di conchiglia, un putto che cavalca un delfino e tiene con la mano destra le redini, mentre con la sinistra regge sulla testa un canestro, nel quale gli avventori del caffè deponevano messaggi d’amore. L’opera, conosciuta come L’angiolìn del Campari, si trova oggi nella sede della Campari di Sesto San Giovanni. Spertini fu attivo nel cantiere della Veneranda Fabbrica del duomo di Milano, scolpendo le statue di S. Eulalia (1867), di S. Giulio prete (1873) e di S. Pio V (1887). Nel 1868 eseguì il monumento funerario e il busto in marmo del conte Giovanni Grilenzoni, fervente mazziniano, ora nel Museo del Tricolore di Reggio Emilia. A partire dal 1870 iniziò la sua collaborazione con lo stabilimento milanese di Stefano Johnson, eseguendo alcuni modelli di medaglie (Calci, 2015, pp. 123-129).
Spertini si distinse altresì per aver sperimentato opere in biscuit, particolarmente resistente agli agenti atmosferici, che, presentate per la prima volta all’Esposizione industriale italiana di Milano del 1871, ebbero significativa menzione nel giornale londinese The mechanics’ magazine. Nel 1872 vinse il concorso del Circolo romano per un busto in marmo di Mazzini raffigurato con la fascia della Repubblica Romana con il motto «Dio e il Popolo», mentre a Milano ebbe dal Municipio l’incarico di realizzare per l’aula consiliare di palazzo Marino un busto di Vittorio Emanuele II; e successivamente il busto di Garibaldi (1884), cinque medaglioni di personaggi illustri, Andrea Appiani, Luigi Cagnola, Ugo Foscolo, Giorgio Giulini, Vincenzo Monti (1886), e il busto di Cavour (1887) per il famedio del cimitero Monumentale.
Quando nel 1875 si recò a Roma per l’inaugurazione del busto di Mazzini in Campidoglio, ebbe l’occasione d’incontrare Garibaldi, del quale modellò in gesso un busto poi replicato in gesso e in marmo. Nell’autunno del 1875 partecipò all’Esposizione internazionale di Santiago in Cile con il bassorilievo in terracotta Il moderno Caino, i busti di Garibaldi, di Mazzini, del patriota pavese Giuseppe Dassi e la statua in marmo Il messaggero d’amore, premiata con una medaglia. Nel 1876 le stesse opere furono presentate all’Esposizione di Filadelfia. Per quest’ultima esposizione aveva fatto parte del Comitato centrale lombardo che si era costituito per incoraggiare la partecipazione degli espositori lombardi. A Brera nel 1876 presentò un busto ritratto realizzato per il colonnello Giacinto Bruzzesi, il busto di Mazzini commissionato da Sara Nathan e la statua in gesso Un colpo sicuro. Sempre nel 1876 eseguì il busto in marmo del cesellatore Giovanni Bellezza, che l’anno successivo fu collocato nel loggiato del palazzo di Brera.
Nel 1877 presentò a Brera i busti in gesso del musicista Antonio Ronchetti, dell’architetto Luigi Clerichetti e di Teresa Dolci Ronchetti, poi tradotti in marmo. Quello di Ronchetti fu dallo stesso effigiato donato all’Ambrosiana. All’Esposizione nazionale di belle arti di Napoli del 1877 partecipò con un busto in marmo di Garibaldi che, dopo alterne vicende, fu acquistato dal Municipio di Castellammare di Stabia, e con la statua in marmo Un colpo sicuro. Quest’ultima, riproposta nel 1878 all’Esposizione universale di Parigi con il titolo Amore nazionale, fu venduta per 3000 franchi, mentre altre repliche furono esposte a Milano nel 1881 e a Londra nel 1888.
L’11 ottobre 1877 Spertini sposò con rito civile la ventenne Teresa Ravioli, dalla quale non ebbe figli. In occasione di questo evento cambiò definitivamente dimora, spostando anche lo studio in via Appiani 9. Del 1878 è il modello in gesso del medaglione con il ritratto di Giulietta Pezzi, poetessa e grande amica di Mazzini, tradotto in marmo per la tomba nel cimitero Monumentale di Milano. Dello stesso anno è il busto di Maurizio Quadrio, commissionato da Sara Nathan, che lo collocò vicino a quello di Mazzini nel parco della sua villa di Lugano. Successivamente, entrambi i busti furono donati dal sindaco di Roma Ernesto Nathan, figlio di Sara, alla città, e collocati Mazzini in Campidoglio e Quadrio al Gianicolo. Nel 1879 Spertini realizzò, per la facciata della chiesa di S. Maria del Carmine di Milano, rifatta in stile neogotico dall’architetto eclettico Carlo Maciachini, due bassorilievi rettangolari in terracotta rappresentanti L’annunciazione della Vergine Maria (Calci, 2015, pp. 78 s.).
Dal 1880 fu tra i soci onorari della Regia Accademia di belle arti di Brera e iniziò un lungo periodo di insegnamento alla Scuola superiore di disegno e plastica applicata alle industrie artistiche di Milano. Nello stesso anno modellò in gesso il proprio Autoritratto, che presentò prima a Brera e l’anno successivo all’Esposizione nazionale di Milano. La restituzione in marmo fu poi collocata sulla sua tomba. Tra gli allievi è degno di nota lo scultore Antonio Ricci (Chiari, 18 agosto 1859-26 febbraio 1939), che nel 1881 replicò un busto femminile in marmo del maestro, ora conservato alla Pinacoteca Repossi di Chiari.
Nel 1883 scolpì il busto di Gaspare Campari, mentre per il Municipio di Castellamare di Stabia fece un busto in marmo di Vittorio Emanuele II e per il Municipio di Caravaggio quattro bassorilievi in marmo: Vittorio Emanuele II e Garibaldi (1883), Cavour e Mazzini (1889). All’Esposizione permanente di belle arti di Milano del 1886 espose il busto in marmo di Victor Hugo. Di particolare rilevanza sono alcune opere funerarie realizzate per la famiglia dei conti Martinengo Colleoni (1886) nel cimitero Vantiniano di Brescia; per la famiglia Mongeri (statua dell’Angelo della Resurrezione, 1888) e per i conuigi Marzorati (statua del Cristo risorto, 1889), oltre al busto di Francesco Viganò (1894), nel cimitero Monumentale di Milano; l’edicola Rocchi (1892) nel cimitero di Caravaggio; e il busto dello storico Damiano Muoni (1895) nel cimitero di Antegnate.
Morì a Milano il 13 febbraio 1895 e il 16 fu sepolto nel cimitero Monumentale di Milano. In suo omaggio la tomba, nel 1907, fu spostata nella Galleria B Ponente superiore.
Alfredo Melani, nel necrologio sulla rivista Arte e Storia, oltre a ricordarne le opere più importanti, ne traccia il carattere: «di umore allegro, non senza qualche accento piacevolmente boccaccesco, era felice sovente nel frizzo e pronto nell’arguzia. Raramente si amareggiava, sostenuto sempre, in ogni sua azione, dal proprio carattere eroicamente disinteressato e generoso» (Melani, 1895).
Fonti e Bibl.: Esposizione delle opere di belle arti nelle gallerie dell’I. R. Academia per l’anno 1847, Milano 1847, p. 44 n. 373; A. Caimi, Delle arti e del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, p. 215; P. Cironi, La stampa nazionale italiana, 1828-1860, Prato 1862, pp. 62, 71, 74; Dublin international exhibition of arts and manufactures, 1865. Official catalogue, Dublin 1865, p. 113 n. 298; V. De Castro, Critica artistica, in Rivista contemporanea nazionale italiana, XV (1867), 164, pp. 88-90; Id., La scrittrice di Giovanni Spertini, ibid., 169, pp. 428-430; Katalog zur I. internationalen Kunstausstellung im Königlichen Glaspalaste zu München, München 1869, p. 97 n. 299; The mechanics’ magazine and journal of science, arts, and manufactures, 1871, n. 95, p. 285; L’Arte in Italia, IV (1872), pp. 63 s., 78; C. Romussi, Esposizione di belle arti nel palazzo di Brera, in Il Raffaello, VIII (1876), 32-33, p. 128; International exhibition, 1876. Official catalogue, II, Philadelphia 1876, pp. 113, 117, 119; Catalogo dell’esposizione di belle arti del 1877 in Napoli, Napoli 1877, pp. 24 n. 316, 25 n. 329; Exposition universelle internationale de 1878, à Paris. Catalogue officiel, I, Paris 1878, p. 330 nn. 156-157; Esposizione di belle arti in Roma 1883. Catalogo generale ufficiale, Roma 1883, pp. 104 n. 51, 149 n. 14; Esposizione generale italiana in Torino 1884. Divisione I, Belle arti, arte contemporanea. Catalogo ufficiale, Torino 1884, p. 126; Esposizione italiana di Londra, 1888, Londra 1888, pp. 498 s.; A. Melani, in Arte e storia, XIV (1895), 4, p. 32; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori e architetti, Firenze 1906, pp. 491 s.; A.M. Comanducci, I pittori italiani dell’Ottocento. Dizionario critico e documentario, Milano 1934, s.v.; G. Nicodemi - M. Bezzola, La Galleria d’arte moderna di Milano. Le sculture, Milano 1938, pp. 240 s.; R. Bossaglia, in Il Duomo di Milano, II, Milano 1973, pp. 168, n. 98, 174, pilone 69; L. Caramel - C. Pirovano, Galleria d’arte moderna: opere dell’Ottocento, III, Milano 1975, p. 675; M. Di Giovanni, Testimonianze di scultura a Pavia nella seconda metà dell’Ottocento, in Pavia. Cent’anni di cultura artistica; la civica scuola di pittura e il suo tempo, a cura di M. Di Giovanni - L. Giordano - A. Sartori, Milano 1976, pp. 96-99; L. Erba, Scultori pavesi dell’Ottocento e del Novecento, Pavia 1978, pp. 93-97; S. Zatti, in Ottocento e Novecento nelle collezioni d’arte dei Civici Musei di Pavia, Pavia 1984, pp. 103 s.; V. Terraroli, Il Vantiniano. La scultura monumentale a Brescia tra Ottocento e Novecento, Brescia 1990, p. 82 n. 54; V. Vicario, Gli scultori italiani. Dal Neoclassicismo al Liberty, II, Lodi 1994, pp. 996 s.; G. Ginex - O. Selvafolta, Il cimitero monumentale di Milano, Milano 1996, pp. 26, 38 s., 79; A. Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell’Ottocento e del primo Novecento. Da Antonio Canova ad Arturo Martini, II, Torino 2003, p. 856; I busti ritrovati. Per una galleria di uomini illustri a Pistoia (catal.), a cura di P. Cappellini - L. Dominici, Pistoia 2012, p. 36; C. Calci, Dal gesso al marmo. G. S. scultore e patriota, Roma 2015, con bibl. prec.; 100 anni. Scultura a Milano 1815-1915 (catal.), a cura di O. Cucciniello - A. Oldani - P. Zatti, Milano 2017, pp. 7, 134 s., 182-185, 284 s.