SILVESTRI, Giovanni
– Nacque a Milano il 22 aprile 1778 da Antonio e da Anna Conti.
Nato nella parrocchia di S. Raffaele in una famiglia attiva nel commercio della seta, ultimo di 25 figli che il padre ebbe da due mogli, compì i primi studi presso il convento dei padri somaschi di S. Maria segreta. Avendo perso il padre a tre anni e poi la madre a otto, a causa di un’errata gestione delle finanze della famiglia fu ammesso all’orfanotrofio di San Pietro in Gessate (collegio dei Martinitt) il 13 ottobre 1786. Ne uscì dieci anni dopo con ‘buona licenza’ e forte di un tirocinio presso la gloriosa tipografia Galeazzi che, diversi decenni prima, aveva dato alle stampe Il Caffè. Conclusa la sua formazione si spostò a Cremona, presso la tipografia Feraboli, per impratichirsi nel mestiere. Rientrato a Milano dopo due anni, fu assunto nel 1798 come compositore presso Destefanis; lavorò in seguito presso la Tipografia patriottica e nella stamperia di François Barelle. Nel 1799 prese servizio come direttore della stamperia di Gaetano Motta; lo stesso anno si sposò con Maria Teresa Alvergni, cremonese, dalla quale ebbe dieci figli tra cui due femmine (Fabi, in Catalogo..., 1856; Due orfani illustri, 1883). Mentre cercava una sua strada nella tipografia milanese, caratterizzata, negli anni francesi, da un notevole fermento, si fece editore di alcuni volumi in proprio fino a potersi permettere, con i guadagni ottenuti, l’acquisto di un torchio nel 1800 (Fabi, in Catalogo..., 1856).
L’anno successivo fu assunto presso la Società tipografica dei classici italiani, di cui fu presto nominato direttore; la tipografia fu una delle più attive di Milano in età napoleonica, nota per aver stampato, a partire dal 1802, la Collezione dei classici, iniziativa editoriale considerata un simbolo dell’adesione del governo napoleonico a un progetto culturale caratterizzato dal classicismo razionalistico (Berengo, 2012, p. 39).
Frutto della collaborazione tra mondo letterario e capitali (l’intellettuale Giulio Ferrario, l’ingegnere Domenico Giusti e il banchiere Giulio Angelo Borsa si erano costituiti in società per dare avvio all’iniziativa editoriale), la società diede alle stampe 249 opere anche grazie ai torchi diretti da Silvestri, il quale era stato in grado di accelerare le operazioni di composizione mediante una nuova disposizione, da lui ideata, della cassa tipografica (Fabi, in Catalogo..., 1856). L’ultimo volume di età napoleonica fu stampato nel 1814, ma l’attività aveva già subito una battuta d’arresto nel 1812 (Berengo, 2012, p. 36). Una seconda fase, cui Silvestri rimase estraneo, prese le mosse mediante un nuovo sodalizio con l’emergente libraio-editore Anton Fortunato Stella, avviato a cavallo della Restaurazione da Ferrario insieme con Francesco Fusi, quest’ultimo entrato nella compagine societaria nel 1807.
Nel frattempo Silvestri non aveva cessato di esercitare in proprio l’attività tipografico-editoriale, che svolgeva di notte insieme con Felice Rusconi, altro tipografo milanese il quale, dopo un apprendistato alla Tipografia dei classici, fu impiegato di Silvestri per 19 anni, per poi mettersi in proprio nel 1821 (Archivio di Stato di Milano, Atti di Governo, Commercio p.m., b. 353).
L’afflusso, in età napoleonica, di un alto numero di intellettuali nella capitale del Regno d’Italia diede a Silvestri occasione di avviare proficue collaborazioni con Ugo Foscolo, Melchiorre Gioja, Pietro Giordani, Vincenzo Monti, Giovanni Rasori, Gian Domenico Romagnosi. Questo gli consentì di passare da una produzione inizialmente incentrata su pubblicazioni dalle tematiche agricole, che beneficiavano di sovvenzioni governative (la Biblioteca di campagna compilata da Giovan Battista Gagliardo, gli Annali dell’agricoltura del Regno d’Italia, compilati da Filippo Re), a interessi più vasti. Inoltre, da un punto di vista finanziario, l’attività in proprio poté beneficiare dei capitali della moglie, la quale ricevette un’ingente eredità da un fratello (Archivio di Stato di Milano, Presidenza di Governo, b. 8, f. 1989). In concomitanza con questi sviluppi, lo stato di guerra e le successive sorti dei domini napoleonici dovettero condurre Silvestri, tra il 1813 e il 1816, a valutare l’opportunità di avviare nuove iniziative che lo rendessero autonomo dalle sovvenzioni governative per le pubblicazioni agricole: la più importante fu la collana Biblioteca scelta di opere antiche e moderne (Berengo, 2012, p. 133).
L’iniziativa prese avvio a partire da una Raccolta de’ novellieri italiani in 26 volumi. La Biblioteca scelta fu subito caratterizzata da una materialità volta a contraddistinguere la collana come pubblicazione economica e divulgativa in serie (formato in sedicesimo, copertine in brossura); inoltre la collana non si limitava a proporre una selezione di classici, ma anche opere inedite, manuali, saggistica e poesia. L’iniziativa, raggiungendo 369 titoli in tutte le branche del sapere, costituì, nella penisola non ancora unificata, un esempio per altre collezioni analoghe presso diversi librai e tipografi-editori (Catalogo..., 1856; Parenti, 1954, p. 211; Berengo, 2012, p. 155). Sul modello della Biblioteca scelta lo stesso Silvestri diede alle stampe anche una Biblioteca scelta di opere greche e latine tradotte in lingua italiana e due analoghe collane di opere tedesche e francesi in traduzione, che nel complesso finirono per raggiungere il centinaio di titoli. Le tirature erano relativamente alte, attestandosi sulle 1500-2000 copie nella gran parte dei casi (Berengo, 2012, pp. 140 s.).
Nonostante le vicende della sua infanzia non avessero consentito a Silvestri una formazione vera e propria in ambito letterario, la sua affidabilità come tipografo, attestata da molti intellettuali contemporanei (Marino Berengo cita, tra gli altri, Giordani, Alessandro Manzoni, Giuseppe Montani: cfr. p. 66), gli consentì di creare intorno alla sua tipografia un vero e proprio circolo di letterati, come emerge anche da un rapporto di polizia stilato sul suo conto: «le sue relazioni constano nel conversare cogli avventori del negozio, uomini per lo più dotti e letterati, che gli somministrano il lavoro, lo dirigono, ed ajutano nelle ristampe delle classiche edizioni, e dei varj opuscoli che di mano in mano si pubblicano nella sua tipografia»; non si riscontravano invece, in Silvestri, inclinazioni alla politica (Archivio di Stato di Milano, Presidenza di Governo, b. 8, f. 1989).
Tra i frequentatori della bottega di Silvestri, Giordani vide in lui un valido aiuto nella propria battaglia culturale e gli fu legato da un rapporto di amicizia e collaborazione, tanto che si può parlare di un vero e proprio sodalizio tra i due per la scelta di diversi titoli della Biblioteca scelta a partire dal 1817 (Berengo, 2012, pp. 66, 135 s.). Le pubblicazioni agricole non furono comunque abbandonate: Berengo attesta la stampa di almanacchi agrari, fino a otto all’anno, nel periodo 1819-39 (p. 179). Come spesso accadeva nelle botteghe librarie di antico regime e del primo Ottocento, presso la libreria di Silvestri, sita, fino al 1850 in corsia del Duomo 994, si vendevano anche libri antichi (cfr. i cataloghi e Berengo, 2012, p. 103). Nel 1830 Silvestri avviò inoltre un’attività litografica in contrada san Paolo 936-946, dove, oltre alla sua abitazione, era sita la sede principale della libreria e, nel retrobottega, un’officina tipografica con quattro torchi e 36 dipendenti, almeno fino al 1829 (Visconti, 1981, p. 143). La motivazione dichiarata nella supplica all’I.R. Governo per aprire la litografia fu quella di avviare uno dei figli alla professione (Archivio di Stato di Milano, Atti di Governo, Commercio p.m., b. 353).
Nel 1843 Silvestri ricevette il titolo dell’Ordine reale del Salvatore dal re Ottone di Grecia (Parenti, 1981, p. 211). Nel 1844 fece parte del gruppo fondatore dell’Emporio librario di Livorno (Berengo, 2012, p. 272), promosso da Giuseppe Pomba per contrastare la frammentazione del mercato preunitario.
Morì a Milano il 9 settembre 1855 e fu sepolto nel cimitero di san Gregorio, fuori porta Orientale (poi porta Venezia).
La tipografia e la bottega libraria, da poco trasferita in corso S. Francesco 945, passarono alla gestione dei figli Napoleone, Massimiliano e Lodovico, i quali pubblicarono nel 1856 un catalogo di tutte le opere edite dal padre dagli esordi nel 1799 alla morte nel 1855, quantificate in 1268 opere in 1893 volumi (v. Catalogo..., 1856). Ai figli si dovette anche la donazione di un esemplare di ogni opera pubblicata da Silvestri al brefotrofio milanese in cui il tipografo era stato educato e istruito alla professione; queste opere andarono ad arricchire la biblioteca dell’orfanotrofio dei Martinitt (v. Catalogo..., 1856, e Due orfani illustri, 1883).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Milano, Atti di Governo, Commercio p.m., b. 353; Presidenza di Governo, b. 81, f. 1989; Atti dei notai di Milano, Carcano F.M., b. 50337, n. 402; Firenze, Biblioteca Laurenziana, carte Giordani; Forlì, Biblioteca civica A. Saffi, fondo Piancastelli, autografi sec. XIX, f. Silvestri; Catalogo dei libri italiani che trovansi presso G. S. stampatore-libraio, Milano 1824; Catalogo generale dei libri italiani vendibili da G. S. in Milano, Milano 1837; Catalogo delle opere stampate da G. S. nell’anno 1800 a tutto il 1853, Milano 1854; Catalogo di tutte le opere pubblicate dal tipografo-litografo-calcografo e negoziante di libri e stampe cav. G. S. dal 1799 a tutto agosto 1855..., Milano 1856 (in partic. M. Fabi, Cenni biografici); G. Barbèra, Memorie di un editore pubblicate dai figli, Firenze 1883; Due orfani illustri. Notizie di Giovanni Pirotta e G. S.: tipografi editori milanesi, Milano 1883; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae. Dictionnaire géographique d’Italie pour servir à l’histoire de l’imprimerie dans ce pays, Firenze 1905 (rist. anast., Firenze 1966); A. Bertarelli - A. Monti, Tre secoli di vita milanese nei documenti iconografici (1630-1875), Milano 1927; M. Parenti, Ottocento questo sconosciuto: inediti e aneddoti, Firenze 1954; A. Visconti, Pirola: due secoli (1781-1981), ed. riveduta e ampl. a cura di G. Bezzola, Milano 1981; A. Gigli Marchetti et al., Editori italiani dell’Ottocento. Repertorio, Milano 2004, ad nomen; M. Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione, Milano 2012.