Salviati, Giovanni
Primogenito di Iacopo Salviati e di Lucrezia, figlia di Lorenzo il Magnifico, S. nacque a Firenze il 25 marzo 1490. Grazie allo zio materno Giovanni de’ Medici (eletto papa nel 1513 con il nome di Leone X), percorse rapidamente le tappe della carriera ecclesiastica: vescovo di Fermo, divenne protonotario apostolico nel 1517, un mese prima di indossare la veste porporata. Negli anni seguenti accumulò benefici in Italia, ma anche in Francia e in Svizzera (Hurtubise 1985, pp. 152-54). Compì altresì diverse missioni diplomatiche per conto di papa Clemente VII: nel 1527 firmò a Madrid gli accordi tra il re di Francia Francesco I e la lega Santa, e nel 1529 collaborò alle trattative di pace con l’imperatore Carlo V.
S. fu il solo della numerosa prole di Iacopo a frequentare – come il padre e lo zio Alamanno (→) – lo Studio fiorentino, ma dovette la sua formazione anche al cancelliere Marcello Virgilio Adriani, al bibliotecario di San Marco Zanobi Acciaiuoli e al teologo e grecista Francesco Torres. Lesse Platone, Aristotele e Plutarco, ma apprezzò anche le opere di Agostino Nifo e intrattenne rapporti con Pietro Bembo (Verde 1977, p. 498; Hurtubise 1985, pp. 284-86). È probabile che a Firenze S. abbia avuto contatti con M. (da cui è ricordato nella lettera a Lodovico Alamanni del 17 dic. 1517: cfr. Lettere, p. 357), in virtù dell’amicizia che lo legava a Cosimo Rucellai e alla cerchia dei frequentatori dei suoi Orti Oricellari (→). Nel 1521 S. fu il primo che a Roma ricevette, direttamente da M., una copia fresca di stampa dell’Arte della guerra, per la quale inviò non convenzionali parole di lode all’autore in una missiva del 6 settembre (Lettere, pp. 379-80). Ma già nella primavera di quello stesso anno il padre Iacopo aveva tentato di fare assumere M. come segretario del figlio Giovanni, in procinto di compiere una legazione in Spagna; proposito fallito per l’opposizione di Leone X (cfr. Ridolfi 1978, pp. 330-31).
Nel 1534, all’indomani della morte di papa Clemente VII, S. manifestò un’aperta ostilità verso i cambiamenti nella Signoria di Firenze operati dal duca Alessandro de’ Medici. Assieme ad altri ottimati fiorentini, come il cardinale Niccolò Ridolfi e Filippo Strozzi, lasciò Firenze e si rivolse a Carlo V chiedendogli di intervenire per sostituire il duca con il cugino di lui, Ippolito de’ Medici. L’imperatore convocò tutti i protagonisti della vicenda a Napoli nel 1536, ma appoggiò Alessandro e i suoi sostenitori, tra i quali vi era Francesco Guicciardini (von Albertini 1955, trad. it. 1970, pp. 203-205; Simoncelli 2006, pp. 111-16). A causa dei cattivi rapporti con il nipote, il duca Cosimo I, S. continuò a tenersi lontano da Firenze, fino a spegnersi a Ravenna il 28 ottobre 1553.
Bibliografia: R. von Albertini, Das florentinische Staatsbewusstsein in Übergang von der Republik zum Prinzipat, Bern 1955 (trad. it. Firenze dalla repubblica al principato. Storia e coscienza politica, Torino 1970); A.F. Verde, Lo Studio fiorentino (1473-1503). Ricerche e documenti, 3° vol., Studenti, fanciulli a scuola nel 1480, Firenze 1977, t. 1, p. 498; R. Ridolfi, Vita di Niccolò Machiavelli, Firenze 19787, ad indicem; P. Hurtubise, Une familletémoin. Les Salviati, Città del Vaticano 1985, pp. 152-54; P. Simoncelli, Fuoriuscitismo repubblicano fiorentino, 1530-54, 1° vol., 1530-37, Milano 2006.