SADOLETO, Giovanni
– Nacque a Modena nel 1440, figlio di Giacomo.
Sposò la nobile Francesca Machiavelli, dalla quale ebbe numerosa prole, tra cui Jacopo, famoso cardinale, Ercole, pubblico lettore di diritto civile a Ferrara, e Alfonso, anch’egli giurista, cavaliere, più volte eletto podestà e capitano a Bologna.
La vita e la fama di Sadoleto si legarono principalmente alla città di Ferrara, dove si laureò in diritto civile il 27 agosto 1468 avendo come promotori Bartolomeo Ercolani e Laomedonte del Sacrato. Ancora studente (1466-67), ebbe l’incarico di leggere il diritto civile quando nello Studio insegnavano Bartolomeo Socini e Felino Sandei. Per questo primo incarico ricevette il modico salario di 60 lire.
Meritò la stima dei suoi maestri e la protezione del marchese Borso, divenuto poi duca di Ferrara, il quale favorì, in più occasioni, la sua formazione di giurista. Con un decreto del novembre del 1460, questi dispose che fossero versati a un certo Gasparo Fusari 11 fiorini per la copia del Codice acquistata per Sadoleto; e quando questi fu in procinto di prendere la laurea, il duca, con mandato del 23 giugno 1468, dispose in suo favore la donazione di 100 lire: «[...] ad praeparandos honores futuri conventus et doctoratus ipsius Domini Iohannis» (Tiraboschi, 1783, c. 416). Per le sue lezioni di diritto civile ricevette negli anni salari sempre maggiori, fino a 500 lire nel 1474, quando solo Ludovico Bolognini lo superò con un salario di 550 lire.
Zambotti registrò Sadoleto tra le illustri personalità che il 9 febbraio 1476 ebbero l’onore di accompagnare la duchessa Eleonora d’Aragona, figlia del re Ferdinando di Napoli e moglie del duca Ercole, nel suo viaggio a Venezia in occasione delle feste del carnevale. Il 4 novembre 1477 partecipò alla cerimonia di inaugurazione dei corsi di diritto sostenendo una disputa giuridica con il collega civilista Alberto Vincenzi davanti alla porta della cattedrale. Fu sempre Zambotti a ricordare come il 28 marzo 1481 Sadoleto ospitò in casa propria il nuovo rettore dei giuristi, Pietro Giovanni da Forlì, per festeggiarne la nomina insieme ad altri dottori e studenti.
Secondo Mantova Benavides e Panciroli, Sadoleto successe ad Andrea Barbazza (morto nel 1480) nella cattedra di diritto canonico a Bologna che questi aveva tenuto per un quadriennio dopo Alessandro Tartagni. La notizia non trova però alcun riscontro nei rotuli dei lettori dello Studio bolognese e Tiraboschi ne mise in discussione la veridicità. È certo invece che nel 1485 passò allo Studio di Pisa, dove gli assegnarono la cattedra che era stata di Bulgarino Bulgarini, e per le sue apprezzate lezioni ricevette un salario di 400 fiorini. Scaduto il triennio fece ritorno a Ferrara, secondo Girolamo Fabbroni per iniziativa del duca Ercole, mentre per Angelo Baruffaldi su richiesta dello stesso Sadoleto. Riammesso nello Studio ferrarese, il 31 luglio 1488, riprese l’insegnamento giuridico.
Il suo ritorno era stato inizialmente osteggiato dal governo cittadino dei 12 savi, preoccupati di contenere le spese pubbliche per i salari dei lettori. Fu però sostenuto da Nicolò Ariosto, padre di Ludovico, e appoggiato dal duca Ercole stesso, il quale ingiunse di registrare Sadoleto nei libri del Comune, ovvero nel ruolo degli stipendiati per lo Studio, e di considerarlo non già come nuovamente eletto, ma come antico lettore. Tiraboschi riporta il privilegio ducale del 20 novembre 1489 in base al quale doveva essere considerato «ne dum vocatus sed retractus ad iura civilia legenda, in hoc nostro Gymnasio Ferrariensi» (Tiraboschi, 1783, c. 417). Ricevette inoltre la cittadinanza ferrarese.
A Baruffaldi è parso rilevante che Niccolò Ariosto avesse sostenuto l’istanza di Sadoleto proprio negli anni in cui spinse il figlio Ludovico allo studio delle leggi, affidandolo forse alla disciplina da lui professata, del quale nel 1489 era del resto l’unico lettore ordinario. A ogni modo, Ludovico Ariosto sottopose al giudizio di Sadoleto, come di altri intellettuali, la nuova versione dell’Orlando furioso prima che fosse stampata.
Stando a Borsetti, Sadoleto scrisse molte opere, ma poche furono pubblicate, come notò Vedriani. Nel 1495 fu stampata a Modena la lectura del titolo De rebus dubiis del Digesto (D.34.5) che egli tenne a Ferrara nel 1489 (H. 14127; GW M39327; ISTC is00017100). Due sue repetitiones – l. Quod te, ff. De rebus creditis (D.12.1.5), l. Haec verba, ff. De legatis (D.30.1.3.) – sono edite nella raccolta miscellanea curata da Ugo dalla Porta e Antonio Vincenzo (Repetitionum seu commentariorum in varia iurisconsultorum responsa, I-V, Apud H. a Porta et A. Vincentium, Lugduni 1553; esemplare consultato: Roma, Biblioteca Casanatense, H.II.22-26, vol. II, cc. 63va-71va; vol. IV, cc. 56ra-60rb). Di Sadoleto restano inoltre alcuni consilia e allegationes in due manoscritti, segnalati da Dolezalek, uno dei quali reca la sottoscrizione autografa e il sigillo (Modena, Biblioteca Estense, Lat., 1161, Consilia et allegationes: cc. 165r-170r (subscriptio autographa cum sigillo), cc. 289r-299v, cc. 323r-324v, cc. 383v-384v (allegationes), cc. 391v-393v).
Sadoleto appartenne allo Studio ferrarese fino al 1510, ossia poco prima della morte, avvenuta il 22 novembre 1511. Le sue spoglie furono riportate a Modena, come lascia intendere l’epigrafe sul monumento funebre fatto erigere nel duomo dal figlio Jacopo:
«Ioanni Sadoleto Iacobi filio iuris utriusque, scientia omnibus plane antecellenti, memoria incomparabili, ingenio praestantissimo, fide, religione, temperantia supra vel eximiam laudem, ad usque dies extremos incolumitate perpetua, et integra provecto, Ja. Sadoletus ob pietatem ac reverentiam, et quod ex eo nihil unquam adspexit, quod imitando non optime, et temperatissime se gereret, caro apud cives, memorato apud exteros, optimo patri vita functo benemerenti et Franciscae Machiavellae eius unicae uxori, matri suae carissime viventi, et sibi fecit. Vixit pater annis LXXI et obiit de anno MDXI. Locus decreto Collegii Sacerdotum datus Senatu Pop. Mutinensi procurante. Huic monumento praeter treis hosce inferatur nemo» (Panciroli, 1637, cc. 288-289).
Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Ambrosiana, P. 253 sup.; M. Mantova Benavides, Epitome virorum illustrium qui vel scripserunt, vel Iurisprudentiam docuerunt in Scholis, et quo tempore etiam floruerunt, Apud Iacobum Iordanum, Patavii 1565, c. 48, n. 161; G.B. Ziletti, Index librorum iuris pontificii et civilis, Apud B. Ziletum et fratres, Venetiis 1565, cc. 5, 19; G.N. Pasquali Alidosi, Li dottori Bolognesi di legge canonica e civile dal principio di essi per tutto l’anno 1619, Bologna 1620; Id., Appendice, Dichiaratione, e Correttione al Libro delli Dottori Bolognesi di Legge Canonica, e Civile, Bologna 1623; G. Panciroli, De Claris legum interpretibus, Venetiis 1637, l. II, cap. CXXIX, cc. 266, 288 s.; L. Vedriani da Modona, Dottori Modonesi di Teologia, Filosofia, Legge Canonica e Civile con i Suoi Ritratti dal naturale in Rame, Modena 1655, cc. 86-88; Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici, XLVI, Venezia 1751, III, cc. 47-51 (in partic. c. 48); G. Tiraboschi, Biblioteca Modenese, IV, Modena 1783, cc. 416 s.; F. Borsetti - F. Bolani, Historia Almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1785, cc. 56 s.; A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 244-247; G. Baruffaldi, La Vita di M. Lodovico Ariosto, Ferrara 1807, cc. 18-20, 62 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, III, Milano 1833, cc. 56 s.; S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre istituto delle Scienze di Bologna, Bologna 1848; Annali pisani di Paolo Tronci rifusi, arricchiti di molti fatti e seguitati fino all’anno 1839, I, Pisa 1868; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio Bolognese dal 1384 al 1799, I-V, Bologna 1888; G. Secco Suardo, Lo Studio di Ferrara a tutto il secolo XV, Ferrara 1894, cc. 248, 250, 255-265; G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, Lucca 1901, pp. 48 s.; Id., Lo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, Ferrara 1903, p. 104; B. Zambotti, Diario ferrarese dall’anno 1476 sino al 1504, a cura di G. Pardi, in RIS, XXIV, 7, Bologna 1934, pp. 5, 39, 55, 93; A. Visconti, La Storia dell’Università di Ferrara (1391-1950), Bologna 1950, p. 25; U. Chevalier, Répertoire des sources historiques du Moyen Age: bio-bibliographie, II, New York 1960, col. 4114; G. Dolezalek, Verzeichnis der Handschriften zum römischen Recht bis 1600, III, Frankfurt am Main 1972, s.v., ora in Manuscripta iuridica, http://manuscripts.rg.mpg.de (15 maggio 2017); Inventario Ceruti dei manoscritti della Biblioteca Ambrosiana, IV, Milano 1978, cc. 516-518; V. Colli, Cattedre minori, letture universitarie e collegio dei dottori di diritto civile a Bologna nel secolo XV, in Sapere e/è potere. Discipline, dispute e professioni nell’Università medievale moderna. Il caso bolognese a confronto, a cura di A. De Benedictis, III, Bologna 1990, pp. 135-178.