RUCELLAI, Giovanni
RUCELLAI, Giovanni. – Nacque a Firenze nel gonfalone del Leone rosso del quartiere di S. Maria Novella il 26 dicembre 1403 da Paolo di messer Paolo di Bingeri di Nardo di Giunta Rucellai e da Caterina di Filippo di ser Giovanni Pandolfini.
Rimasto precocemente orfano di padre nel 1406, fu allevato, con i fratelli Filippo, Donato e Paolo, dalla madre che per amore dei figli decise di non risposarsi e rimanere all’interno della famiglia del coniuge. Visse l’infanzia sotto la tutela di Jacopo di messer Giovanni di Bingeri Rucellai, cugino del padre, e degli zii materni Giovanni e Agnolo di Filippo, che curarono gli interessi dei minori presso la magistratura degli Ufficiali dei pupilli, ricevendo gli alimenti per il loro mantenimento. La numerosa famiglia paterna, dedita principalmente ad attività mercantesche, fino dalla metà del XIII secolo faceva parte del ceto dirigente cittadino. Anche la madre proveniva da un’antica famiglia di mercanti che, inurbatasi dal contado di Signa alla fine del Duecento, era considerata tra le più importanti della città. Agnolo Pandolfini, che rivestì un ruolo fondamentale nella formazione del giovane Rucellai, era ben inserito nella vita pubblica cittadina come mercante, personaggio politico e uomo di cultura umanistica. Era amico di Palla Strozzi e ne condivideva gli interessi culturali, oltre che esserne imparentato per aver sposato Giovanna di Giannozzo Strozzi.
Rucellai apprese l’arte del cambio presso la compagnia di Pierozzo di Francesco Della Luna fin dal 1423, probabilmente per intervento di Palla Strozzi, il cittadino più influente del gonfalone del Leone rosso, in base al sistema di alleanze che si intrecciavano all’interno di un quartiere. Anche Pierozzo, del resto, apparteneva alla stessa cerchia umanistica di Palla e Agnolo.
Venne immatricolato nell’Arte del cambio il 30 agosto 1423, e in quella della lana nel 1428. Il 6 giugno 1428 sposò Jacopa, figlia di Marietta di Carlo Strozzi e di messer Palla di Nofri Strozzi, nella chiesa di S. Trinita. Dalla loro unione nacquero Pandolfo, Bernardo, Maddalena, Alessandra, Marietta, Caterina, Margherita. Nel 1430 divenne socio nel banco di Pierozzo Della Luna. Nel 1441 fece compagnia d’Arte di cambio e seta a Venezia, con un forte investimento di capitali, pari per la sua quota a 6000 fiorini, iniziando una lunga attività nel campo economico e finanziario.
Nel corso della sua lunga vita fondò diverse società di banco, di lana e di seta, con fondaci a Venezia, Napoli e Pisa: tra il 1451 e il 1464 con Stoldo di Leonardo Frescobaldi e il fratello Donato, nel 1465 con i figli Pandolfo e Bernardo; dal 1469 al 1477 con i figli, il genero Jacopo Ventura e Bertoldo di Bartolomeo Corsini. Infine fece compagnia di banco fino al 1480 con Piero di messer Tommaso Soderini, Jacopo e Francesco di Borgianni di Mino. La sua prosperità come banchiere subì nel 1474 un rovescio finanziario per mano del fattore Rodolfo Paganelli, che si concluse con la perdita di 20.000 fiorini e il conseguente fallimento della banca.
Quanto alla carriera pubblica, tra il 1429 e il 1434 Rucellai ricoprì alcuni uffici amministrativi: fu ufficiale della Grascia, ufficiale della Condotta, cassiere alla Camera del Comune, ufficiale dell’Onestà, console all’Arte del cambio nel primo quadrimestre del 1434 e, sempre in quell’anno, fu tra gli Otto di custodia. Fece anche parte della Balìa che nel settembre 1433 decretò l’invio di Cosimo al confino.
Dopo il ritorno dei Medici e l’esilio del suocero, tra il 1434 e il 1463, non ebbe incarichi pubblici, fino a essere eliminato dalle borse dei Tre maggiori uffici nel 1455, poiché, come egli stesso precisò nella sua opera, lo Zibaldone, fu «non accetto ma sospetto allo Stato anni 27, cioè dal 1434 al 1461» (Zibaldone, a cura di G. Battista, Firenze 2013, p. 552), sia per aver fatto parte della Balìa del 1433 sia per la sua parentela con Strozzi, ‘parentado’ che comunque non rinnegò mai, prestandosi anche a curare gli interessi dell’esule in qualità di suo procuratore fin dal 1436. La situazione si ribaltò dopo il 1461, anno in cui riuscì a contrarre per il figlio Bernardo, allora dodicenne, gli sponsali con Nannina dei Medici, sorella del Magnifico, matrimonio che avvenne nel 1466, dopo aver ottenuto la dispensa pontificia, in quanto Piero di Cosimo era stato padrino di battesimo dello sposo. Nel 1463 fu riammesso dagli Accoppiatori nelle borse dei Tre maggiori ed eletto a mano come priore; fu poi eletto nel Consiglio dei Cento, tra gli Accoppiatori nel 1471, gonfaloniere di Giustizia nel 1475 e dei Settanta dall’aprile del 1480.
Giovanni Rucellai fu grande mercante e mecenate, con interessi rivolti alla cultura umanistica a lui coeva. A partire dal 1457 fece compilare un volume, lo Zibaldone quaresimale, da lui definito «un’insalata di più erbe» (p. 5), ovvero un’antologia personalizzata, derivata da un repertorio culturale comune, connesso al genere delle ricordanze mercantili, nel quale volle fossero riportati, oltre a ricordi personali e avvenimenti a cui aveva partecipato in prima persona, consigli e ammaestramenti per i figli, storie fiorentine, testi di Seneca, citazioni da Aristotele, Cicerone, s. Agostino, Dante, proverbi e usi religiosi.
Tra le tematiche presenti nel libro emerge il suo interesse verso il ‘parentado’, che garantiva onore alla famiglia. L’argomento fu trattato con cura meticolosa per essere tramandato ai discendenti, sia nella genealogia redatta nel 1457, sia nel ricordo del 1476, in cui vennero riportati sistematicamente i legami ottenuti per matrimonio, tenendo presenti i valori fondamentali richiesti in un’unione: antichità di stirpe, nobiltà d’animo, ricchezza e partecipazione all’élite intellettuale. Nelle scelte per i figli si attenne a questi principi (Pandolfo con Caterina Pitti, Bernardo con Nannina di Piero Medici, Maddalena con Domenico Bartoli, Alessandra con Bernardo Manetti, Marietta con Girolamo Albizzi, Caterina con Piero Vettori, Margherita con Jacopo Ventura).
Altro aspetto significativo della poliedrica personalità di Giovanni fu il suo modus operandi come committente nell’edilizia privata e pubblica. Essere attivo in campo edificatorio, soprattutto in area urbana in «tempo d’aversità», ovvero durante la sua emarginazione dalla vita politica, compensava la debolezza del riconoscimento del suo status, faceva emergere la sua ricchezza e la convertiva in quote permanenti di prestigio e visibilità presso i contemporanei: egli si dedicò dunque costantemente ad apportare migliorie prima nella casa paterna dove abitava in via della Vigna, ingrandendola con acquisti di case adiacenti e abbellendola con la facciata e la loggia antistante, trasformando così la residenza di città in palazzo su progetto di Leon Battista Alberti. Intervenne poi nell’abitazione di Quaracchi, che da ‘abituro’ divenne una delle più belle ville del contado, famosa per il suo giardino. Parallelamente investì in grandiose opere di rilievo pubblico, quali la facciata di S. Maria Novella e il Santo Sepolcro in S. Pancrazio, affidando l’incarico allo stesso grande architetto.
Morì a Firenze nel 1481 e fu sepolto nella cappella del Santo Sepolcro che aveva fatto costruire.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Arte della Lana, 21, c. 78v; Balìe, 24, cc. 10v-11r, 22r-23v; 29, c. 26v; Carte Strozziane, Serie terza, 298, c. 58r; Catasto, 76, c. 210r; 816, c. 60r; 1011, c. 341r; Manoscritti, 542; Notarile Antecosimiano 12128, cc. 80v, 208r; 12074, c. 109v; 5046, I, c. 85r; II, c. 24r; 1411, c. 27r; 2200; 11654, n. 31; Tratte, 17, cc. 34v-36v, 45v; 61, c. 60r; 80, cc. 447r, 25r, 472r, 339r, 63r, 465r; 336, cc. 29v, 40r, 44r, 63v, 70v; Uffici Intrinseci, 902, c. 14r.
F.W. Kent, Household and lineage in Renaissance Florence, The family life of the Capponi, Ginori and Rucellai, Princeton 1977, p. 95; Id., The making of a Renaissance patron of the arts, in G. R. ed il suo Zibaldone, II, A Florentine patrician and his palace, London 1981, pp. 19, 22-66, 87-95; A. Perosa, Lo Zibaldone di G. R., ibid., pp. 99-152; B. Preyer, The Rucellai palace, ibid., pp. 153-225; D.V. Kent - F.W. Kent, Neighbours and neighbourhood in Renaissance Florence. The district of the red lion in fifteenth century, Locust Valley (N.Y.) 1982; R.C. Mueller, Mercanti e imprenditori fiorentini a Venezia nel tardo medioevo, in Società e Storia, LV (1992), pp. 29-60; A. Perosa, Studi di filologia umanistica. Il Quattrocento fiorentino, II, a cura di P. Viti, Roma 2000, pp. 59-147; B. Preyer, Il palazzo di Giovanni. La facciata di Palazzo Rucellai, in L’uomo del Rinascimento. Leon Battista Alberti e le arti a Firenze tra ragione e bellezza, Firenze 2006, pp. 158-164; A. Belluzzi, La cappella Rucellai e il tempietto del Santo Sepolcro, in Leon Battista Alberti. Architetture e committenti, Firenze 2009, pp. 103-134; F.W. Kent, La committenza di G. R. rivisitata, ibid., pp. 81-101.