RECORDATI, Giovanni
RECORDATI, Giovanni. – Nacque a Correggio il 12 luglio del 1898, primogenito di Silvio, farmacista, e di Giuseppina Montanari, casalinga. Laureatosi in chimica e farmacia presso l’Università di Bologna nel 1921, in quello stesso anno subentrò nella conduzione della farmacia di famiglia allo zio paterno Luigi, che ne aveva preso a sua volta la gestione alla morte di Silvio (1920).
L’attività era iniziata nel 1820, anno in cui il bisnonno Giovanni Battista Recordati aveva rilevato l’antica modesta spezieria esistente a Correggio, trasformandola in una farmacia. Scomparso Giovanni Battista, avevano continuato l’attività i due figli Carlo e Angelo e poi il figlio di quest’ultimo, Silvio, padre di Giovanni.
Silvio Recordati visse in un momento importante della storia nazionale, manifestando apertamente la sua fiducia nella possibilità di costruire un’Italia migliore sul piano politico ed economico e su quello sociale e sanitario. Egli fu l’abile preparatore delle prime specialità medicinali che, agli inizi del Novecento, fecero conoscere in tutto il Paese la ‘farmacia Recordati’. Nel 1901 ottenne la licenza per la preparazione del chinino, ma in quello stesso anno il prodotto che ‘lanciò’ definitivamente la farmacia di Correggio in tutt’Italia fu l’Anabioscon, «un elixir perfettamente limpido, stabile, di colore bruno, di sapore gradevolissimo», composto con «ferro e arsenico sotto forma orgominerale […], fosforo, china e noce vomica», tale da farne «il più perfetto dei preparati del genere fino ad ora introdotto in terapia», come egli stesso definì questa specialità ‘ricostituente’ (Sironi, 1995, pp. 26 s.).
Mezzo secolo dopo l’Unità il continuo processo di costruzione politico-sociale della nazione implicava anche la necessità di ‘costruire’ sul piano fisico-sanitario gli italiani. Un impegno educativo-terapeutico al quale Silvio Recordati partecipò con convinzione, elaborando prodotti ispirati alla nuova scienza farmacologica nata nel corso dell’Ottocento, che era andata affermandosi negli ultimi decenni del secolo.
Sotto la spinta della rivoluzione determinata dalla nascita dei ‘farmaci di sintesi’ – non più estratti vegetali o animali, ma sostanze costruite dall’uomo in laboratorio per via chimica – aveva preso avvio, principalmente in Germania e in Svizzera, una nuova industria, quella farmaceutica. Le specialità farmaceutiche così prodotte (Fenacetina, Piramidone e Aspirina ne erano i primi concreti successi) furono rimedi innovativi per le loro notevoli capacità terapeutiche, ma anche, in quanto prodotti industriali, sottoposti alle rigide regole del commercio, del mercato e del profitto. Agli inizi del Novecento sierovaccinoterapia e chemioterapia fornirono l’illusione di avere finalmente le armi per poter sconfiggere definitivamente le malattie infettive. La Grande Guerra spazzò via queste troppo ottimistiche speranze.
Quando nel 1920 Silvio Recordati scomparve, il primogenito Giovanni, dopo la drammatica esperienza della guerra (alla quale partecipò non ancora ventenne come tenente di artiglieria), era pronto a raccoglierne l’eredità scientifica e morale. Suoi punti di riferimento erano le figure dei ‘grandi’ imprenditori che in Italia avevano fondato le prime industrie di farmaci: a Torino, Giovanni Battista Schiapparelli nel 1824; a Milano, Carlo Erba nel 1859, Lodovico Zambeletti nel 1866 e Roberto Giorgio Lepetit nel 1868. Si ispirava anche ai ‘giganti’ della farmaceutica europea: Friedrich Bayer e Ernst Schering, fondatori in Germania nel 1863 e nel 1890 delle omonime industrie, Alexander Clavel e Fritz Hoffmann, che rispettivamente nel 1884 e nel 1896 avevano dato avvio in Svizzera alla Ciba e alla Hoffmann-La Roche, solo per citare i principali.
Forte della sua accurata preparazione scientifica Giovanni Recordati incominciò ad abbandonare durante le ore della giornata il banco di vendita per rifugiarsi, appena gli era possibile, in un minuscolo laboratorio istallato nel retrobottega e migliorare la composizione chimica dei prodotti già noti. Ben presto, né questa limitata produzione né il piccolo retrobottega furono sufficienti per realizzare ciò che aveva in mente. Nel 1926 affiancò alla farmacia il Laboratorio farmaceutico reggiano, inaugurato ufficialmente il 1° maggio di quello stesso anno, dove iniziò la produzione delle prime vere specialità medicinali: l’Antispasmina colica, il Sedomensolo e le Supposte Fest.
Il primo era un farmaco semplice ma efficace per combattere le coliche addominali. Le pillole di Antispasmina colica che Recordati realizzava nel suo laboratorio diventarono una sorta di piccola panacea liberatoria alla quale non si poteva rinunciare, accomunando il contadino e l’operaio (che poco e male si alimentavano) al padrone e al borghese (che assumevano una quantità eccessiva di carni e di grassi animali).
La ‘linea enterica’ si completava con le Supposte Fest per emorroidi e spasmi anali, mentre per i dolori mestruali e le ‘coliche uterine’ femminili vi erano le pillole di Sedomensolo.
Quest’attività, ancora in buona parte artigianale, ebbe successo, sicché a tappe successive il piccolo laboratorio di Correggio venne ampliato sino ad assumere dimensioni industriali: nel 1936 la denominazione cambiò in Laboratorio farmacologico dr. Recordati, mutata poi nel 1939 in Dr. Recordati laboratorio farmacologico. La ricerca divenne un fattore centrale dell’azienda. «Il ciclo produttivo, da lui concepito secondo uno schema inconsueto nell’industria farmaceutica su base individuale, comprendeva rettamente l’organizzazione dei laboratori di ricerca quale organo motore di tutte le installazioni volte alla produzione delle materie prime» (Soldi, 1952, p. 498).
La ricerca farmacologica era fattore di originalità scientifica, mentre l’informazione medica era segno di originalità intellettuale. Recordati fu tra i primi a cogliere l’importanza di una capillare rete di distribuzione e penetrazione dell’informazione sulle specialità medicinali su tutto il territorio nazionale, facendosi anche carico di una qualificata attività editoriale per medici e farmacisti. Per le crescenti patologie cardiache nacquero così, a base di aminofillina, il Tefamin (1935), per l’angina pectoris, e il Tefaminal (1937), per gli attacchi acuti di cuore.
La ‘reazione d’allerta’ (stress), descritta nel 1936 da Hans Seyle come risposta dell’organismo a condizioni potenzialmente dannose (fatica, dolore, paura), rappresentava una condizione legata all’improvvisa immissione nel circolo sanguigno di una sostanza, l’adrenalina (capostipite delle amine ad azione simpatico mimetica), che a metà degli anni Trenta aveva suscitato grande interesse. In ambito medico-farmacologico, colpivano le enormi potenzialità terapeutiche legate alla sua azione in grado di modificare la pressione arteriosa, incrementare la frequenza cardiaca, stimolare la respirazione, aumentare lo stato di veglia; in ambito farmaceutico-industriale, per la possibilità di una produzione nazionale su larga scala, in linea con la vigente politica autarchica.
A Recordati non sfuggì l’importanza scientifica e l’opportunità imprenditoriale di questa situazione. Per primo, nel 1937, iniziò la produzione sintetica di una nuova specialità, la Sindramina. Essa rappresentò un ulteriore trampolino di lancio per portare il suo laboratorio farmaceutico a godere di grande prestigio in ambito medico e conquistare una buona posizione in campo industriale. Sviluppò, inoltre, una nuova sostanza simpaticomimetica, il fenilamminopropano (una amfetamina), commercializzato nel 1938 in un pratico tubo per inalazioni nasali nelle riniti vasomotorie e nelle pollinosi (Fenara), e per uso sistemico come stimolante del sistema nervoso sotto forma di compresse e fiale (Simpamina).
Quest’ultimo prodotto divenne immediatamente un grande successo commerciale, in ambito sia militare sia civile, perché aumentando l’energia fisica e l’efficienza mentale permetteva prestazioni molto più elevate che in condizioni normali. Il massimo impiego era tra le forze armate (soprattutto in aeronautica, dov’era massicciamente utilizzato dai piloti), tra gli intellettuali (scrittori, pittori, musicisti), tra gli sportivi (in particolare i ciclisti) e tra gli studenti universitari. Il farmaco entrò a far parte dell’‘inconscio collettivo’ italiano, influenzando la vita quotidiana di un gran numero di persone e segnando un’epoca. Prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale (sino al 1972, quando ne venne sospesa la vendita per i gravi rischi legati all’abuso nella sua assunzione), Simpamina non era solo il nome (brevettato) di un farmaco che immediatamente rimandava alla Recordati, ma anche sinonimo per antonomasia di stimolante.
Con la Simpamina un altro farmaco, meno popolare ma non meno importante, iniziò a essere prodotto dal 1940: la Dintoina, efficace nella cura dell’epilessia. La ‘linea epilettologica’ andò poi completandosi nel dopoguerra con l’uscita nel 1948 del Dintoinale e della Dintospina. In quello stesso anno iniziò anche la produzione dell’Insulina Recordati, un farmaco fondamentale per la cura del diabete mellito.
Superate le difficoltà del dopoguerra, agli inizi degli anni Cinquanta il listino dei prodotti commerciali dell’industria farmaceutica di Correggio, accanto ai ‘farmaci storici’, annoverava anche un nuovo prodotto antiemetico e antivertiginoso per il trattamento del mal di mare e le cinetosi da viaggio, il Valontan; un nome che quasi emblematicamente sintetizzava il destino a cui era indirizzata l’azienda: quello di trasferirsi a Milano, per essere ancora più competitiva a livello nazionale. Un sogno che Recordati non riuscì a realizzare perché la morte lo colse nella sua Correggio il 18 giugno 1952, lasciando la moglie Margherita Codeluppi, sposata il 12 giugno 1926, e i suoi otto figli tutti giovanissimi: Arrigo (25 anni), Marcello (24), Luisa (23), Silvio (20), Marta (19), Anna (14), Paolo (10) e Giorgio (8).
Fu il primogenito, Arrigo, che dagli inizi del 1951 aveva affiancato il padre malato, a mettere in atto nel 1953 il trasferimento dell’azienda farmaceutica a Milano, città nella quale proseguì in maniera esponenziale l’espansione industriale della Recordati.
Fonti e Bibl.: A. Campanile, Simpamina, ‘sceneggiatore n. 1’, in Milano sera, 13 maggio 1949, p. 1; D. Buzzati, Scattano cento corridori sulla strada di Garibaldi, in Corriere della sera, 21 maggio 1949, p. 2; L. Artioli, Gli eccitanti bomba degli sportivi, in Omnibus, 23 luglio 1950, pp. 28 s.; A.M. Perbellini, Storia e fisionomia del ‘Signore dei farmaci’, in L’avvenire d’Italia, 10 novembre 1950, p. 2; A. Soldi, G. R., in Il farmaco. Scienza e tecnica, VII (1952), 7, pp. 496 s.; V.A. Sironi, Le officine della salute. Storia del farmaco e della sua industria in Italia, Roma-Bari 1992, pp. 496 s.; M. Montanari, La fame e l’abbondanza. Storia dell’alimentazione in Europa, Roma-Bari 1993, pp. 25-37; V.A. Sironi, Da speziali a imprenditori. Storia dei Recordati, Roma-Bari 1995, passim.