ROSSETTI, Giovanni Raffaele
– Nacque a Genova il 12 luglio 1881 da Vincenzo e da Rosa Bocciardo.
Il 1° settembre 1904 si laureò in ingegneria industriale presso la Scuola di applicazione per gli ingegneri di Torino, fece domanda per divenire ufficiale del Genio navale della Regia marina e il 27 novembre 1904 fu nominato tenente.
Dal 4 gennaio 1905 al 1° dicembre 1906 frequentò la Scuola superiore navale di Genova per completare gli studi professionali, conseguendo una seconda laurea in ingegneria navale e meccanica, dopodiché fu destinato alla direzione delle costruzioni navali dell’Arsenale di Taranto.
Il 1° agosto 1908 fu promosso capitano e il 1° maggio 1909 si imbarcò sulla corazzata Regina Elena, prestandovi servizio fino al 1° novembre 1910, quando fu trasferito sul moderno incrociatore corazzato Pisa, a bordo del quale prese parte alla prima fase della guerra italo-turca operando intensamente lungo le coste della Libia e in Egeo e guadagnandosi un encomio ministeriale per i distinti servizi resi.
Il 17 marzo 1912 fu inviato sulla nave officina Vulcano per svolgervi l’incarico di ufficiale tecnico dirigente. Il 28 aprile 1915 venne assegnato all’Ufficio tecnico della Regia marina di Genova e, poco dopo l’ingresso dell’Italia nel primo conflitto mondiale, cominciò a pensare alla realizzazione di una torpedine semovente condotta da un paio di operatori per penetrare in una base avversaria e minare le navi presenti. Inizialmente i suoi studi non ebbero il sostegno della Marina e solo negli ultimi mesi della guerra Rossetti riuscì a realizzare due esemplari di questo mezzo d’assalto, denominato Semovente Rossetti o Mignatta. Trasferito al Regio arsenale della Spezia il 2 maggio 1917 e poi promosso maggiore, impiegò tale mezzo, aiutato dal tenente medico Raffaele Paolucci, la notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre 1918 per affondare a Pola la corazzata Viribus Unitis, già nave ammiraglia della flotta austro-ungarica, e forse la nave appoggio sommergibili Wien. Per questa impresa ebbe la medaglia d’oro al valor militare e la promozione per merito di guerra a tenente colonnello.
Terminato il conflitto, con decreto dell’11 novembre 1919 fu dispensato, su sua richiesta, dal servizio attivo permanente e inserito nel ruolo degli ufficiali di complemento; l’anno successivo rinunciò al grado e fu posto in congedo a decorrere dal 1° settembre 1920. Appoggiò l’impresa fiumana di Gabriele D’Annunzio, ma con l’ascesa del fascismo si iscrisse al Partito repubblicano italiano e fu tra i fondatori del movimento antifascista Italia libera.
Nel 1923 sposò Maria Boralevi, figlia di un mercante d’arte torinese di religione ebraica.
All’inizio del 1925 pubblicò a Roma la prima edizione delle sue memorie, Contro la Viribus Unitis ma il 13 giugno di quello stesso anno, mentre era impegnato a testimoniare solidarietà per Gaetano Salvemini, arrestato per reati d’opinione, fu aggredito da alcuni fascisti e per le lesioni riportate venne ricoverato in ospedale. Dopo questo episodio preferì lasciare l’Italia e si trasferì a Parigi, dove trovò lavoro come tipografo. All’inizio del 1930 fu contattato per far parte della dirigenza di Giustizia e libertà, ma abbandonò presto il gruppo dopo la sua esclusione dall’organizzazione di un volo sopra Milano, che sarebbe stato compiuto da Giovanni Bassanesi l’11 luglio 1930, per lanciare manifestini contro il governo italiano. Quindi nell’agosto successivo, insieme a Cipriano Facchinetti, creò una nuova organizzazione clandestina che assunse il nome mazziniano La Giovine Italia.
Nei mesi seguenti il divario fra Rossetti e Giustizia e libertà si ampliò, tanto che al quarto congresso del Partito repubblicano, che si svolse in esilio a Saint Louis il 19 e il 20 marzo 1932, si mise alla testa della corrente che si opponeva alla partecipazione del partito alla Concentrazione d’azione antifascista, organismo di cui faceva parte Giustizia e libertà. La corrente guidata da Rossetti, appoggiata dall’ala sinistra filocomunista del partito guidata da Fernando Schiavetti, risultò maggioritaria, cosicché fu proprio Rossetti a essere eletto segretario. Nel congresso successivo, tenutosi a Parigi il 23 e il 24 aprile 1933, vi furono lunghe discussioni fra la corrente tradizionalista, che voleva il ritorno del Partito repubblicano nella Concentrazione d’azione antifascista, e quella di sinistra che nel frattempo aveva tentato di avviare un processo di revisione ideologica mirante ad allontanare il Partito repubblicano dalle sue matrici storiche e per proporre un’intesa organica con il Partito comunista italiano. Grazie soprattutto all’intervento di Egidio Reale, il dibattito si concluse con una netta sconfitta dell’ala sinistra e Rossetti dovette lasciare la sua carica, sostituito da Randolfo Pacciardi.
Durante la guerra di Spagna partecipò ad alcune trasmissioni radiofoniche lanciando proclami antifascisti e, iniziato il secondo conflitto mondiale, le autorità francesi furono indotte a credere che egli fosse una spia tedesca anche perché aveva effettuato un viaggio in Svizzera e in Germania; per tale motivo gli fu prospettata la scelta fra un internamento e il rimpatrio. Rossetti, che da alcuni mesi aveva cessato qualsiasi attività politica, optò per la seconda soluzione. Nel dicembre del 1939 fu accompagnato alla frontiera e a Modane fu consegnato alla polizia italiana. Si ritirò in una villetta che possedeva a Rapallo, nella quale aveva allestito un piccolo laboratorio dove realizzò una termocoperta a consumo ridotto e un ferro da stiro a riscaldamento rapido, invenzioni che non avrebbe sfruttato commercialmente. Nella primavera del 1941 trovò lavoro come linotipista presso l’editore Pirola di Milano e non si occupò più di questioni politiche fino al termine del conflitto. Poco dopo divenne membro del Consiglio comunale di Santa Margherita Ligure come consigliere indipendente in una lista comunista e capo dell’opposizione. Si presentò senza successo alle elezioni del 18 aprile 1948 come candidato del Fronte social comunista al Senato nella circoscrizione di Lucca.
Nello stesso anno adottò un giovane ventunenne, Charles, del quale aveva conosciuto la famiglia durante gli anni trascorsi in Francia. Charles Rossetti sarebbe divenuto ingegnere agronomo e nel 1977 avrebbe creato, insieme allo storico elvetico Adolf Gasser, a Poschiavo, una località nel cantone dei Grigioni in Svizzera, la Fondazione Raffaele Rossetti dedicata al padre adottivo per promuovere la cultura e le idee federaliste.
Rossetti morì a Milano il 24 dicembre 1951.
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