POZZI, Giovanni
POZZI, Giovanni (in religione Giovanni da Locarno; al secolo Paolo). – Nacque a Locarno il 20 giugno 1923, da Ettore, titolare di una piccola impresa di pavimentazione, e da Maria Rosa Patocchi, impiegata nel settore alberghiero.
A undici anni entrò nel convento dei cappuccini di Faido, nel Canton Ticino e a sedici iniziò a compiere il noviziato a Cesena, pronunciando poi i voti con il nome di padre Giovanni da Locarno (ma, a parte le primissime pubblicazioni, negli scritti accademici si è sempre firmato come Giovanni Pozzi). Nel 1947 fu ordinato sacerdote e, l’anno successivo, iniziò gli studi di lettere.
Italianista di fama internazionale, frate cappuccino, si formò alla scuola esigente e prestigiosa di Gianfranco Contini e di Giuseppe Billanovich, a Friburgo in Svizzera, occupando in seguito la cattedra di letteratura italiana nello stesso Ateneo, per quasi un trentennio (1960-88). La sua ricerca privilegiò alcuni settori specifici della critica letteraria: la letteratura umanistica, il barocco, la «topologia» (studio dei cosiddetti luoghi comuni) e i rapporti tra testo e immagine, la letteratura mistica e la didattica dell’italiano.
Gli interessi di Pozzi si orientarono inizialmente verso la filologia; Contini, già allora impegnato nella stesura dell’antologia dei Poeti del Duecento, lo chiamò come collaboratore per l’opera di Brunetto Latini: il Tesoretto e il Favolello. In seguito, spronato da Billanovich, si volse verso opere dell’Umanesimo italiano, concentrando dapprima i propri sforzi sul capolavoro della letteratura e dell’editoria di fine Quattrocento, l’Hypnerotomachia Poliphili o ‘sogno della guerra d’amore di Polifilo’, di Francesco Colonna (Venezia, presso Aldo Manuzio, 1499), procurandone la prima monumentale riedizione moderna, affiancata da un vasto commento erudito (in collaborazione con Lucia A. Ciapponi).
Si provò anche ad attribuire a Colonna un poemetto scritto in una lingua particolarmente indiziata (il Delphili somnium) che, tuttavia, risultò opera di altro scrittore. Nell’ambito delle sue ricerche sull’Umanesimo, merita una menzione tutta particolare la riedizione, in quattro tomi, delle correzioni di Ermolao Barbaro a Plinio e a Pomponio Mela (Castigationes Plinianae et in Pomponium Melam), realizzata nel decennio 1970-80, anche con la collaborazione dei suoi primi allievi friburghesi, cui era andato assegnando, tra l’altro, varie ricerche da svolgersi come tesi di dottorato: da Biondo Flavio a Leon Battista Alberti, da Sebastiano Serlio ad Antonio Vinciguerra Cronico, a Felice Feliciano. Con Maria Teresa Casella, Pozzi ha curato inoltre le Lettere spirituali del domenicano fiorentino Giovanni Dominici.
La letteratura barocca fu da lui indagata sin dai suoi primi lavori: innanzitutto, nella tesi di laurea sul Quaresimale del cappuccino comasco Emmanuele Orchi; successivamente, nell’edizione delle Dicerie sacre e La strage degli’Innocenti di Giovan Battista Marino.
Allineata alle tecniche allora più avanzate dell’ermeneutica letteraria, la sua indagine su Orchi destò immediato interesse anche in Italia, specie dal profilo metodologico; l’autore vi veniva ritratto attraverso lo scrutinio minuzioso della sua elaborata testualità, ricca di figure retoriche artificiose e, non di rado, ardite. L’edizione di un’opera secondaria di Marino, quale le Dicerie, collocata entro una collana prestigiosa di Einaudi, contribuì a rinfocolare l’interesse critico verso un autore che, in quegli anni, rimaneva relegato, o poco meno, nel limbo degli scrittori obliati. L’annotazione di Pozzi al testo di Marino, attenta a ogni mossa dell’argomentazione, insieme all’illuminante introduzione, gettò le basi per una ricollocazione più oggettiva di Marino nel contesto della letteratura del XVII secolo (tradizionalmente considerata di cattivo gusto, ma che, come ha osservato acutamente Pozzi, è figlia di un’epoca che «diede nuovo ordine ai cieli»: cfr. Alternatim, 1996, p. 227).
Questa linea di scavo culminò con l’edizione del capolavoro mariniano, l’Adone, provvisto di un’annotazione e di ricchi apparati, destinati a durare.
Assai innovativi furono anche i suoi contributi alla riflessione critica sullo statuto dei testi letterari: sulla scia degli studi di Ernst Robert Curtius, la sua attenzione si volse sia al funzionamento dei «luoghi comuni» (la topologia estetica), entro i quali mise particolarmente a fuoco la fenomenologia descrittiva delle fattezze muliebri, sia – ai confini tra testo e immagine – sulla presenza di ingredienti figurativi nella lingua scritta (iconismo della lettera e del testo).
Sul primo versante, poté mostrare che la figura della donna in letteratura viene evocata mediante un canone descrittivo «breve», quando il testo sia lirico (gli ingredienti sono: elementi del viso, più il collo, la mano o il seno), mentre nella prosa, così come nella poesia narrativa, il canone «lungo» presenta la persona intera, potendo includere dunque anche membri quali la gamba e il piede (cfr. Alternatim, 1996, pp. 460 ss.). Sul versante della figuratività linguistica e testuale, invece, repertoriò le virtualità iconiche del linguaggio, e di quello artistico in particolare – dalle figure di posizione, ai contorni significativi legati al tratteggio della lettera, fino ai ‘technopegnia’ (poesia visiva vera e propria) –, collocandoli entro griglie rigorose ed eloquenti.
Per la didattica letteraria procurò – individualmente o in collaborazione con i suoi studenti – analisi di testi poetici e narrativi antichi e moderni, offerti come possibili modelli di ‘lettura intensiva’ che hanno varcato i confini della piccola Svizzera: ognuno di questi ‘esercizi di lettura’ si segnala infatti per un’attenzione spiccata ed esclusiva verso la parola, considerata in tutte le sue virtualità espressive. Sempre preoccupato del contatto diretto con il pubblico, non solo giovane, curò anche una pregiata e singolare selezione di letture radiofoniche (da san Bernardino da Siena a Italo Calvino, culminando con il testo di varie ninnenanne), poi riunite in volume da Pietro Gibellini.
Negli ultimi anni Pozzi si dedicò attivamente allo studio della scrittura ‘assoluta’ di alcune mistiche italiane, i cui nomi erano ancora poco noti al di fuori delle cerchie specialistiche. Da un lato si applicò alla considerazione teorica di questo tipo singolare di prodotto scritto (simile a volte alla cosiddetta scrittura automatica), analizzandone le specificità linguistiche e retoriche; dall’altro lato, si dedicò all’edizione di testi rari: sue sono le riproposte recenti dei diari e delle confessioni di Maddalena de’ Pazzi, Angela da Foligno e Chiara d’Assisi, per l’editore Adelphi; nel frattempo, era andato progettando con Claudio Leonardi un’antologia tutta al femminile (Scrittrici mistiche italiane, Genova 1988) che copre un arco lunghissimo, dal XII secolo al Novecento, introdotta da un testo fondante, a sua firma, L’alfabeto delle sante (ibid., pp. 19-42). E con i testi mistici chiuse il proprio cammino di studioso, consegnando al cicaleccio del nostro mondo moderno un’alta meditazione sul silenzio: Tacet.
In quanto frate cappuccino, contribuì a rinnovare conventi e biblioteche francescane, lavorando a volte in stretta collaborazione con l’architetto ticinese Mario Botta (restauratore della biblioteca del convento dei frati di Lugano, dove è pure conservata la ricca biblioteca di Giovanni Pozzi); e ha lasciato studi specifici sulla cultura cappuccina, nonché sulle biblioteche conventuali e sugli apporti di membri del proprio Ordine alla cultura e letteratura italiana.
Tale è per esempio (non firmata) la precoce Antologia poetica di Cappuccini luganesi, in Terzo centenario dei Cappuccini a Lugano, Locarno 1953, pp. 93-123, oltre ad altri titoli fra cui, notevoli per impegno e per rilevanza culturale, sono soprattutto Ad uso di… (Roma 1966) e I Cappuccini in Emilia-Romagna… (Bologna 2002).
Fu inoltre insignito di vari premi prestigiosi quali: il premio internazionale Galileo Galilei dei Rotary italiani per la storia della letteratura italiana (1992); il Viareggio-Rèpaci (1996); il premio speciale Piero Chiara alla carriera (1998); quello del Centenario della Banca della Svizzera italiana (2000).
Morì improvvisamente il 20 luglio 2002 e fu sepolto nel cimitero del convento del Bigorio, presso Lugano.
Opere. Saggio sullo stile dell’oratoria sacra nel Seicento esemplificata sul p. Emmanuele Orchi, Roma 1954; B. Latini, Il tesoretto; Il favolello, a cura di G. Contini - G. Pozzi, in Poeti del Duecento, a cura di G. Contini, II, 1, Milano-Napoli 1960 (2a ed. singola, Alpignano 1967); G.B. Marino, Dicerie sacre e La strage de gl’innocenti, a cura di G. Pozzi, Torino 1960; F. Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, a cura di G. Pozzi - L.A. Ciapponi, Padova 1964 (1980); G. Dominici, Lettere spirituali, a cura di M.T. Casella - G. Pozzi, Friburgo 1969; Hermolai Barbari, Castigationes Plinianae et in Pomponium Melam, a cura di G. Pozzi, I-IV, Padova 1973-79; La rosa in mano al professore, Friburgo 1974; Prefazione, Guida alle tecniche qui adottate, in Seminario di italiano (Friburgo-Svizzera), Una dozzina di analisi di testo all’indirizzo dei docenti ticinesi del settore medio, Zurigo 1975 (Padova 1976); G.B. Marino, L’Adone, a cura di G. Pozzi, I-II, Milano 1976 (1988); Un’analisi di testo narrativo (Pavese, La luna e i falò) all’indirizzo degli insegnanti ticinesi del settore medio, Zürich 1977; La parola dipinta, Milano 1981 (1996 e 2002); M.M. De’ Pazzi, Le parole dell’estasi, a cura di G. Pozzi, Milano 1984 (1992); Poesia per gioco. Prontuario di figure artificiose, Bologna 1984; Temi, topoi, stereotipi, in Letteratura italiana, III, 1, Le forme del testo. Teoria e poesia, Torino 1984, pp. 391-436; Scrittrici mistiche italiane, a cura di G. Pozzi - C. Leonardi, Genova 1988 (1996); R. Feitknecht - G. Pozzi, Italiano e Italiani a Friburgo. Un episodio di storia letteraria all’estero, Fribourg 1991; Angela da Foligno, Il libro dell’esperienza, a cura di G. Pozzi, Milano 1992 (2001); Sull’orlo del visibile parlare, Milano 1993; Esercizio di lettura intensiva su Pinocchio, in Insegnare italiano: principi, metodi, esempi, a cura di E. Manzotti - A. Ferrari, Brescia 1994, pp. 275-301; Alternatim, Milano 1996; G. Pozzi - L. Pedroia, Ad uso di… applicato alla libraria de’ cappuccini di Lugano, Roma 1996; Grammatica e retorica dei santi, Milano 1997; Chiara d’Assisi, Lettere ad Agnese; La visione, a cura di G. Pozzi - B. Rima, Milano 1998; Chiara d’Assisi, Lettere ad Agnese. La visione dello specchio, a cura di G. Pozzi - B. Rima, Milano 1999; Inventario dell’ex voto dipinto nel Ticino, a cura di A. Gaggioni - G. Pozzi, Bellinzona 1999; Tacet, Milano 2001 (2013); I Cappuccini in Emilia-Romagna: storia di una presenza, a cura di G. Pozzi - P. Prodi, Bologna 2002; In forma di parola: dodici letture (degli anni 1996-99), a cura di R. De Benedetti - P. Gibellini, Milano 2003.
Fonti e Bibl.: C. Dionisotti - G. Pozzi, Una degna amicizia, buona per entrambi. Carteggio 1957-1997, a cura di O. Besomi, Roma 2013.
Forme e vicende: per G. P., a cura di O. Besomi et al., Padova 1988 (ma 1989); D. Isella, Per G. P., Milano 2001; O. Besomi, G. P., in Archivio storico ticinese, LX (2003), 33, pp. 161-194; G. Pedrojetta, Padre G. P., in Archivio storico ticinese, 2014, n. 155 (maggio), pp. 120-130; Metodi e temi della ricerca filologica e letteraria di G. P., a cura di F. Lepori, Firenze 2014 (alle pp. 123-168 contiene la bibliografia completa di G. Pozzi a cura di L. Pedroia); U. Motta, Nel segno di Linneo. Filologia e critica in G. P., in Nuova Informazione bibliografica, XII (2015), 4, pp. 1-40.