POLVANI, Giovanni
POLVANI, Giovanni. – Nacque a Spoleto il 17 dicembre 1892, figlio del fisico Carlo Polvani e di Debora di cognome, forse, Repanai.
Nei suoi studi seguì, con la famiglia, gli spostamenti del padre nelle varie città in cui questi era chiamato a operare come preside scolastico. Si diplomò con menzione onorevole al liceo di Ascoli Piceno nel 1911. Vinse l’ammissione alla Scuola normale superiore di Pisa iscrivendosi al corso in matematica. Al terzo anno si iscrisse al corso in fisica. Dovette interrompere gli studi a causa della prima guerra mondiale, alla fine della quale fu decorato con la croce al merito di guerra.
Durante la guerra completò gli esami e il 27 giugno 1917 si laureò in fisica con una ‘laurea di guerra’ con pieni voti assoluti e lode. Il 16 ottobre 1918 fu nominato assistente (dal 16 maggio 1921, aiuto) nell’istituto fisico della Regia Università di Pisa. Nel 1920 come normalista superò l’esame di abilitazione alla libera docenza in fisica sperimentale con una tesi dal titolo Come varia nel tempo lo spettro della scintilla elettrica, dichiarata degna di stampa negli Annali della Scuola normale superiore. Dal 1922 fu incaricato di fisica superiore. Nel periodo di Pisa, Polvani conobbe come studenti Enrico Fermi, Franco Rasetti, Gilberto Bernardini e Giovanni Gentile jr, con cui strinse una profonda amicizia.
La sua attività a Pisa si inserì nelle linee di ricerca del gruppo di Luigi Puccianti.
Essa riguardò, coniugando gli aspetti teorico-matematici a quelli sperimentali, lo studio della teoria cinetica dei gas, estendendo l’analisi di Ludwig Boltzmann al caso di forze esterne dipendenti dalle velocità; le analisi spettroscopiche delle scintille e dell’arco alternato ad alta frequenza; alcune caratteristiche dell’effetto fotoelettrico e dell’effetto Hall; il galvanomagnetismo; la strumentazione elettronica, tra cui il magnetron di Hull.
Nel 1926 vinse il concorso per la cattedra di fisica sperimentale, prendendo servizio come professore straordinario all’Università di Bari. Vi insegnò solo per un anno; avendo vinto nel 1927 un secondo concorso per la cattedra di fisica tecnica della Scuola d’ingegneria di Bologna, ottenne il trasferimento a Pisa sulla cattedra che era stata di Antonio Pacinotti, che egli iniziò a studiare come storico. Grazie a Polvani si costituì la base strumentale, documentaria e libraria del Fondo Pacinotti conservato presso la Fondazione Galileo Galilei. Il progetto di costituire un Museo Pacinotti, nucleo di un futuro Museo di storia della scienza, fu approvato nel 1928 dal consiglio dei professori della Scuola d’ingegneria e nel 1930 dal governo.
Non intravedendo futuri sviluppi dell’istituto pisano e per sfuggire a possibili attacchi dei fascisti toscani che avevano già costretto alle dimissioni suo padre, nel 1929 accettò la chiamata come professore straordinario (ordinario dal 1930) di fisica sperimentale alla Regia Università degli studi di Milano, come successore di Aldo Pontremoli, morto durante l’incidente polare del dirigibile Italia (25 maggio 1928). L’Istituto di fisica complementare, fondato nel 1924, era da poco stato trasferito nella nuova sede del Palazzo delle scienze di via Saldini e vide Polvani attivo in una sua sostanziale rifondazione. Un primo fondamentale risultato fu l’aver arricchito nel 1935 l’Istituto della presenza di studenti e laureandi grazie all’istituzione delle lauree in fisica e in matematica e fisica, dopo un quinquennio in cui erano presenti i corsi temporanei di laurea in fisica applicata e in matematica e fisica applicate.
Nel periodo milanese prebellico, proseguì le ricerche sulla teoria dei gas, con considerazioni sia termodinamiche sia quantistiche, estendendole ai gas di fotoni e di altre particelle elementari. Trattò, inoltre, fenomeni acustici di locali circonsonanti e di conducibilità elettrica di pellicole metalliche, senza dimenticare le ricerche in storia della fisica su Pacinotti, Ottaviano Mossotti, Alessandro Volta e le ricerche sulla natura della luce. Per favorire un’ulteriore crescita dell’Istituto, riuscì ad attirare a Milano tre fisici provenienti dalla scuola pisana: Giuseppe Bolla nel 1930 per la fisica superiore, Amedeo Giacomini nel 1932 per le misure elettriche, Giovanni Gentile jr nel 1936 per la fisica teorica e la teoria delle probabilità. Frutto delle discussioni con Polvani fu il più noto lavoro di Gentile, la formulazione delle statistiche intermedie o gentiliane, con possibili applicazioni allo studio dell’unica fase superfluida allora nota dell’elio (elio II). Con Bolla, Polvani si adoperò per costituire una scuola milanese di fisica della radiazione cosmica nella quale si formarono prima e dopo la guerra numerosi fisici, tra i quali Giuseppe Cocconi e Riccardo Giacconi. Sia l’espansione delle attività di ricerca, sia la vittoria di Gentile al concorso di fisica teorica del 1937, spinsero sempre più Polvani alla ricerca di una nuova sede per l’Istituto. Pur nelle ristrettezze, con la partecipazione di nuovi assistenti sostenne lo studio dei raggi cosmici, avvalendosi di camere di Wilson e contatori GM costruiti in loco e trasportati ad alta quota sul Cervino e a Passo Sella.
Nei primi tempi della seconda guerra mondiale, l’Istituto poté proseguire nelle sue ricerche, malgrado il fatto che Polvani subì diversi ammonimenti dagli ambienti fascisti milanesi e un attacco come sostenitore della ‘fisica giudaica’. La situazione peggiorò drasticamente dal 1942 con la morte di Gentile per setticemia, la chiamata alle armi di alcuni assistenti e i danni all’edificio dovuti ai bombardamenti. Polvani organizzò il trasferimento degli strumenti e della biblioteca in località vicine a Milano per impedirne la distruzione o la requisizione.
Dopo la Liberazione poté circondarsi nuovamente di collaboratori – tra i primi: Bolla, Giorgio Salvini, Guido Tagliaferri, Carlo Salvetti, Ugo Facchini – con i quali ripresero le attività di ricerca sulla radiazione cosmica e ne iniziarono di nuove in fisica nucleare reattoriale presso il Centro informazioni studi esperienze (CISE), fondato nel 1946. Il suo ruolo fu sempre più di tipo organizzativo e istituzionale: insieme a Edoardo Amaldi fu una delle principali e più attive guide nella ricostruzione della ricerca italiana in fisica.
Nel 1949 riuscì a chiamare Piero Caldirola a Milano, per costituire una nuova scuola di fisica teorica, e nel 1952 Giuseppe Occhialini, per una scuola di emulsionisti nucleari nel contesto della sezione milanese dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN). Per sostenere le nuove attività di ricerca e trovare i finanziamenti per l’edificazione di una nuova sede dell’Istituto, Polvani costituì nel febbraio 1950 il GAIFUM (Gruppo degli Amici dell’Istituto di Fisica dell’Università di Milano) di cui fecero parte i più importanti istituti bancari e industriali lombardi. Il nuovo Istituto, nell’attuale sede di via Celoria, fu inaugurato nel 1964 e nel 1965 entrò in funzione il ciclotrone, l’ultimo grande progetto istituzionale concretatosi a Milano grazie all’abilità organizzativa di Polvani.
A livello nazionale, nel 1947 fu eletto presidente della Società italiana di fisica (SIF), incarico che ricoprì fino al 1961.
Sotto la sua guida, la SIF si adoperò all’opera di ricostruzione postbellica della fisica italiana; in particolare, assunse la direzione della rivista Il Nuovo Cimento; con la pubblicazione in prevalenza di articoli in inglese, la rese una rivista di importanza internazionale. Nel 1953 Polvani fondò la Scuola internazionale di fisica di Varenna (oggi intitolata a Enrico Fermi), alla quale invitò come relatori i più importanti fisici italiani e stranieri.
Nel 1960 fu nominato per un quadriennio presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), con il mandato di riorganizzarlo. Si adoperò immediatamente per raccogliere tutte le informazioni sulle istituzioni e le attività di ricerca in Italia. Già dal gennaio del 1961 iniziò la riforma dei centri di ricerca universitari e il finanziamento di progetti di ricerca su larga scala (imprese coordinate, progetti speciali e progetti finalizzati).
Le relazioni di Polvani ispirarono la legge di riforma del CNR n. 283 del 2 marzo 1963, una riforma che decuplicò il numero di ricercatori portandoli a circa 900 e aprì il CNR alle ricerche nelle discipline umanistiche, giuridiche, economiche e sociali, mentre a parte fu istituito il Comitato per le ricerche tecnologiche. Fu altresì istituita la figura del ministro per la Ricerca scientifica; le competenze sulla politica scientifica furono assegnate al Comitato interministeriale per la programmazione economica.
La presidenza di Polvani si concluse con la prima relazione sulla ricerca scientifica in Italia, non prima che il rapporto tra comunità scientifica e burocrazia venisse incrinato dai casi giudiziari relativi a Felice Ippolito (1963) e Domenico Marotta (1962-64). L’abilità politica di Polvani e del suo successore alla presidenza del CNR, Vincenzo Caglioti, permise la continuazione parziale della sua riforma.
Insieme al presidente del Centro italiano di ricerche aerospaziali, Luigi Broglio, presentò il progetto S. Marco che, approvato dal primo ministro Amintore Fanfani, segnò l’inizio dell’avventura spaziale italiana concretatasi il 15 dicembre 1964 con il lancio del satellite S. Marco I, facendo così dell’Italia la terza nazione al mondo, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, ad avere messo in orbita un satellite artificiale.
Terminato il mandato al CNR, nel 1966 fu eletto rettore dell’Università degli studi di Milano, che guidò fino al 1969, dovendo in tal modo affrontare, all’inizio della rivolta studentesca del Sessantotto, episodi violenti come la devastazione del suo ufficio.
Fu socio onorario dell’Accademia pugliese di scienze e lettere (1929), socio corrispondente dell’Istituto lombardo di scienze e lettere (1931), socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei (1936), socio onorario dell’Accademia degli Euteleti (1947), socio nazionale dell’Accademia nazionale dei Lincei (1948), socio corrispondente dell’Accademia delle scienze di Torino (1950), presidente della Domus Galilaeana di Pisa (dal 1955 alla morte), vicepresidente dell’Istituto della Enciclopedia Italiana (1961).
Sono intitolati a Polvani, oltre a diversi toponimi stradali, la biblioteca della Scuola di Varenna, un premio della SIF e una società culturale di Spoleto.
Suo figlio, Carlo Polvani, si è distinto come esperto di radiazioni dell’ENEA e a lui è dedicata la Scuola superiore di radioprotezione presso l’Università di Pisa.
Morì a Milano l’11 agosto 1970.
Fonti e Bibl.: L’Archivio Polvani è conservato presso la Biblioteca di fisica dell’Università degli studi di Milano.
V. Caglioti, G. P., in Giornale di fisica, XI (1970), pp. 243-250; C. Salvetti, Commemorazione del M. E. G. P., in Rendiconti dell’Istituto lombardo, CIV (1970), pp. 115-124; A. Carrelli, G. P., in Celebrazioni lincee, LVII, Roma 1972, pp. 3-11; C. Salvetti, G. P., in Scienziati e tecnologi contemporanei, II, a cura di S.K. Hoffmann-Wendell - M. Stanley, Milano 1974, p. 364-366; L. Belloni, G. P. e l’Istituto di Milano, in Il Nuovo Saggiatore, IV (1988), pp. 35-49.