POGGIO, Giovanni
POGGIO (Poggi), Giovanni. – Nacque a Bologna il 21 gennaio 1493 da Cristoforo e da Francesca Quistelli. La famiglia, originariamente dedita al commercio, era progressivamente ascesa fino al ceto municipale di governo. Cristoforo Poggio era stato membro del Collegio degli anziani fin dal 1458 e gonfaloniere di Giustizia nel 1461; cultore delle lettere, era stato impiegato da Giovanni II Bentivoglio come segretario.
Durante il suo percorso formativo Giovanni Poggio dimostrò interesse per la musica, e a 16 anni compì un viaggio in Spagna dove apprese a suonare la chitarra (Fantuzzi, 1789, p. 67). Tornato a Bologna, sposò la milanese Ludovica Bibieni dalla quale ebbe un figlio, ma rimase vedovo nel 1528. Entrato al servizio della Curia romana, si recò di nuovo in Spagna per assumere l’incarico di commissario e subcollettore.
La Collettoria di Spagna era l’ufficio preposto alla riscossione dei diritti economici imposti dalla Camera apostolica sopra vescovadi e benefici ecclesiastici, comprendenti gli spogli (le rendite e i patrimoni dei vescovi defunti) e i frutti delle sedi vacanti. Il 27 luglio 1529, quando il nunzio e collettore Jérôme Sclede, vescovo di Vaison, partì per Barcellona insieme a Carlo V (diretto in Italia), Poggio ebbe l’incarico di collettore generale (Clemente VII lo confermò con breve del 9 dicembre 1529). Poggio avrebbe gestito la Collettoria spagnola quasi continuativamente fino al 1551, dunque anche sotto i successori al soglio pontificio Paolo III e Giulio III e con risultati assai significativi: soltanto fino al 1546 il ricavato netto assommò a 61.950 ducati.
Egli non fu però attivo soltanto nel settore della finanza pontificia. Dapprima, tra ottobre e novembre 1533, assistette ai colloqui tra Clemente VII e il re di Francia Francesco I, a Marsiglia. Quindi, nell’aprile 1534 fu nominato nunzio presso Carlo V. Dopo la successione al soglio pontificio di Paolo III, eletto il 13 ottobre 1534, Poggio fu inizialmente lasciato in carica; tuttavia, alla fine di gennaio del 1535, fu sostituito come nunzio da Giovanni Guidiccioni, mentre continuò a esercitare l’ufficio di collettore. La coesistenza fra i due inviati pontifici risultò molto difficile: Poggio, che godeva della fiducia della corte imperiale, offuscava costantemente le azioni di Guidiccioni. La segreteria pontificia confermò la posizione prevalente che Poggio aveva conseguito: con il breve del 15 luglio 1537, Paolo III lo lasciò come unico rappresentante diplomatico presso Carlo V.
Negli anni successivi seguì quasi sempre gli spostamenti dell’itinerante imperatore, continuando a dirigere da lontano la Collettoria. Si trovò così particolarmente impegnato sui terreni che più interessavano la Sede apostolica a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento: la rapida diffusione delle confessioni riformate in Germania; i negoziati per l’apertura del Concilio indetto da Paolo III per il 23 maggio 1537 a Mantova, poi sospeso e riconvocato a Vicenza per il 1° maggio 1538; il contrasto alle iniziative autonomamente prese da Carlo V per ricomporre la frattura religiosa in Germania. Tutte le sue iniziative sostanzialmente fallirono. Inoltre, per trovare spazi di trattativa con la corte asburgica, fra il 1540 e il 1541 finì per dimostrarsi troppo aderente alle posizioni imperiali, assecondando l’idea di una possibile composizione del conflitto confessionale e rimarcando più volte la necessità di una profonda riforma interna della Curia. Così, a metà marzo 1541, dopo aver accolto a Innsbruck e presentato a Carlo V il legato per la Dieta di Ratisbona Gasparo Contarini, fu richiamato a Roma per essere sostituito da Giovanni Morone.
Avuto il grado di protonotario apostolico, assunse la carica di tesoriere generale della Camera apostolica; il 4 ottobre 1541 fu nominato vescovo di Tropea. Non visitò mai la sua diocesi: ancora nel gennaio 1542, avrebbe anzi ottenuto una proroga circa la sua ordinazione. Il 10 ottobre 1541 fu nuovamente nominato nunzio presso Carlo V. Paolo III puntava ora decisamente a riaprire il Concilio. A Poggio fu inviata una copia autentica della bolla di convocazione a Trento per il 22 maggio 1542, che fece stampare e distribuire. Dopo la ripresa della guerra tra il re di Francia Francesco I e Carlo V, il Concilio fu di nuovo sospeso (6 luglio 1543) e Poggio ebbe disposizioni di far accettare un emissario pontificio alla Dieta convocata a Spira, dove si continuava a cercare un’intesa con i protestanti. Non ebbe alcun successo, anche perché ormai apertamente l’imperatore considerava il papa filofrancese. Poggio tentò per quanto possibile di non allontanare ulteriormente le posizioni dei due sovrani: quando Paolo III, irritato per le concessioni ai protestanti fatte nella Dieta di Spira, emanò il breve monitorio del 24 agosto 1544 per condannare l’ingerenza imperiale nelle questioni ecclesiastiche, per chiedere la revoca di quanto promesso ai protestanti e per richiamare alla pace, Poggio ottenne da Roma che il documento non fosse presentato formalmente a Carlo V. Gli presentò invece la bolla di seconda convocazione del Concilio di Trento del 19 novembre 1544. Subito dopo, fu richiamato a Roma.
Tornò a occuparsi della Collettoria di Spagna, dove rimase fino all’estate 1548. Entrò in contatto con la comunità gesuita castigliana e ne aiutò l’insediamento a Valladolid. Rientrato in Italia (prima a Bologna, poi a Roma), nel marzo 1549 riprese possesso dell’ufficio di tesoriere generale della Camera apostolica. Morto Paolo III, il successore Giulio III lo inviò ancora una volta (il 31 ottobre 1550) in Spagna come collettore generale e nunzio presso Maria d’Austria, sorella di Carlo V. Da ultimo, dopo un esplicito intervento di Carlo V, il 20 novembre 1551 fu creato cardinale, assumendo il titolo di S. Anastasia. Partecipò ai due conclavi del 1555, annoverato fra i cardinali fedeli agli Asburgo.
Morì il 12 febbraio 1556 a Bologna e fu seppellito nella chiesa di S. Giacomo Maggiore.
A Bologna, dai primi mesi del 1549, aveva patrocinato la progettazione e l’edificazione di un nuovo palazzo familiare, facendo anche eseguire da Pellegrino Tibaldi affreschi che prendevano a soggetto il mito omerico di Ulisse. A Roma, sul Pincio, aveva altresì fatto erigere una villa affrescata dallo stesso Tibaldi.
Poggio frequentò Achille Bocchi, intellettuale con inclinazioni eterodosse che gli dedicò un elogio nel suo Symbolicarum questionum de universo genere quas serio ludebat libri quinque (Bononiae, apud Soc. Typ. Bononiensis, 1555, p. 249). Nel testo compare un’incisione di Prospero Fontana che ritrae Poggio a tavola con la sua famiglia.
Fonti e Bibl.: Madrid, Biblioteca Nacional de España, MSS/7912/145-159 disponibile anche on line http://bdh-rd.bne.es/viewer.vm?id=0000173739 (29 gennaio 2016); Archivio segreto Vaticano, Arm. XLI, 22, c. 198r; 58, c. 171r; Nuntiaturberichte aus Deutschland nebst ergänzenden Aktenstücken, I, 1, 5-7, 9-12, Gotha-Berlin 1892-1901; R. de Hinojosa, Los despachos de la diplomacia pontificia en España, Madrid 1896, pp. 64 s., 76-78; Indices de la Correspondencia entre la nunciatura en España y la Santa Sede, durante el reinado de Felipe II, a cura di J. Olarra Garmendia - M.L. Larramendi, I-II, Madrid 1948-49, ad indicem.
G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VII, Bologna 1789, pp. 66-69; L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del medioevo, V, Roma 1931, ad ind.; P. Sarpi, Istoria del concilio tridentino, a cura di C. Vivanti, Torino 1974, ad ind.; D. Lenzi, La fabbrica del Cinquecento: il palazzo di Giovanni Poggi, in Palazzo Poggi, da dimora aristocratica a sede dell'Università di Bologna, a cura di A. Ottani Cavina, Bologna 1988, pp. 40-57; A. Angelini, Simboli e questioni: l'eterodossia culturale di Achille Bocchi e dell'Hermathena, Bologna 2003, ad ind.; J.M. Carretero Zamora, La Colectoría de España en época de Carlos V: cuentas del nuncio y colector general G. P. (1529-1546), in Cuadernos de Historia de España, LXXVIII (2003-04), pp. 103-135; M. José Bertomeu Masiá, La guerra secreta de Carlos V contra el Papa, Valencia 2009, ad indicem.