GHIGNONE (Guignon), Giovanni Pietro (Jean Pierre)
Appartenente a una famiglia di mercanti, nacque a Torino il 10 febbr. 1702 da Michele Angelo e da Maria Roger. Nella città natale intraprese lo studio della musica sotto la guida di G.B. Somis, mettendo presto in luce le sue doti di abile esecutore: nell'aprile del 1725 esordì infatti a Parigi come violinista al Concert spirituel, esibendosi accanto a J.-B. Anet in un confronto diretto che vedeva volutamente contrapposta la scuola violinistica italiana a quella francese. Successivamente, nell'ottobre del 1727, si esibì a Rennes insieme con il violista A. Forqueray, e l'anno seguente rinnovò l'entusiasmo del pubblico parigino proponendo al Concert spirituel opere di A. Vivaldi.
Ormai musicista affermato, entrò nel 1730 al servizio del principe di Carignano, Vittorio Amedeo di Savoia, e nel medesimo anno ebbe modo di esibirsi alla presenza dei reali di Francia. I consensi ottenuti in tale occasione gli valsero nel 1733 l'ingresso nell'orchestra della cappella e della camera di Luigi XV.
Da questo momento la sua notorietà crebbe notevolmente, come testimonia la sua intensa attività concertistica nei maggiori centri italiani e francesi: nel 1736 si esibì per il governatore di Lione, duca di Villeroy (cui dedicò la sua Op. 2), e nel biennio successivo prese parte con successo ai concerti organizzati in occasione degli spostamenti della corte, accompagnato dal celebre violinista L.-G. Guillemain. Frattanto pubblicava presso l'editore parigino Le Clerc le sue prime opere: sono del 1737 le XII sonate a violino solo e basso op. 1, e le VI sonates à deux violoncelles, basses de viole ou bassons op. 2 (nuova ed., Basilea 1974).
La fama ormai raggiunta in Francia, sia come compositore sia in veste di virtuoso, lo indusse il 6 maggio 1741 a prendere la cittadinanza francese, decisione cui seguì la nomina di "Royal maître des ménétriers et joueurs d'instruments tant hauts que bas et communauté des maîtres à dancer", titolo che non era stato più accordato dal 1695 e che gli valse l'appellativo di "dernier Roy des violons".
Tale incarico, che gli conferì l'ispettorato sui candidati alle corporazioni di danza e musica, lo impegnò sino al 1750, anno in cui diede le dimissioni. Le ragioni di tale abbandono furono determinate da un dissidio sorto in seno alla riorganizzazione delle suddette mansioni, cui seguì nel 1773 la loro definitiva abolizione. Nel 1747 il G. aveva infatti compilato un nuovo statuto, volto a regolare la partecipazione ai concerti degli strumentisti; tale iniziativa, rifiutata da questi ultimi, venne definitivamente respinta dal Parlamento di Parigi.
Frattanto nell'estate del 1744 il G. si esibì con successo a Lione, ove, accompagnato da J.-J. de Mondonville, percepì, per una serie di tre concerti all'Hôtel de Ville, la somma di 900 lire. È proprio in occasione dei concerti lionesi che, acclamato dal pubblico, subì aspre critiche da parte dell'accademico L. Bollioud-Mermet, che a riguardo scrisse il saggio De la corruption du goust dans la musique françoise (Lyon 1746).
Ormai raggiunta una pensione di 1100 lire, abbandonò nel 1750 la carriera concertistica, riservando in seguito le sue esibizioni alla corte e ai salotti parigini. Dedicatosi negli ultimi anni all'insegnamento, ebbe come allievi i più noti pupilli della nobiltà francese. Ritiratosi dall'attività a corte nel 1762, visse agiatamente sino alla morte, avvenuta a Versailles, in seguito a paralisi, il 30 genn. 1774.
Allievo del Somis, fu tra i più eccellenti virtuosi del violino del XVIII secolo, contribuendo sensibilmente allo sviluppo della musica da camera francese, il cui linguaggio seppe orientare verso una più approfondita conoscenza della tecnica violinistica italiana. Nelle sonate adottò principalmente la forma in 4 movimenti, organizzando quelle in 3 secondo la struttura tipica dell'ouverture italiana, che vedeva nella successione dei tempi un movimento lento inframmezzato a due veloci. Ma è nei concerti che, adeguandosi al modello di Vivaldi e T. Albinoni, mostrò una maggiore originalità, orientandosi sensibilmente, pur nella forma del concerto grosso, verso la struttura del concerto solista.
Apprezzato per la varietà ritmica e la ricchezza degli abbellimenti, fu particolarmente lodato in veste di esecutore in quanto, secondo J.B. de La Borde, "personne n'eut jamais un plus beau coup d'archet que lui et ne tira un plus beau son de son instrument". Tra le sue composizioni (tutte pubblicate dall'editore francese J. Le Clerc e conservate presso le principali biblioteche di Parigi) si ricordano, oltre a quelle già citate: Six sonates à deux violons, flûte allemande et violon et toutes sortes d'instruments egaux op. 3 (ca. 1739); Six sonates en trio op. 4 (ca. 1741); … op. 5 (s.d.); Six sonates à violon seul et basse op. 6 (1742-44); Six duos à deux violons op. 7 (1742); Pièces de differents auteurs amplifiées et doublées op. 8 (ca. 1745); Nouvelles variations de divers airs et Les folies d'Espagne amplifiées op. 9 (1746); Menuet, in Recueil de suites (Bruxelles, Bibl. du Conservatoire, n. 30479); Six trios op. 10 (s.d.).
In manoscritto si ricordano inoltre: Sonata decima pour violon seul et basse en mi (Parigi, Bibl. nationale); Sonata pour violon seul et basse en fa op. 11 (ibid.); 2 Concertos en sol et ut (1750; Dresda, Sächsische Landesbibliothek, Cx.312.a, b); Grande symphonie pour 2 cors,Messes en symphonie (perdute, cit. nell'inventario dei beni del G.); Variations sur l'air des sauvages di Rameau (perdute, cit. nel Mercure de France).
Fonti e Bibl.: J.B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, Paris 1780, I, pp. 419 s.; II, pp. 512 s.; M. Brenet, Les concerts en France sous l'ancien régime, Paris 1900, p. 407; A. Schering, Geschichte des Instr.-Konz., Leipzig 1905, p. 168; L. de La Laurencie, L'Académie de musique de Nantes, Paris 1906, pp. 37 s.; Id., Un musiciens piémontais en France au XVIII siècle: J.-P. Guignon, dernier "Roy des violons", in Riv. musicale italiana, XVIII (1911), pp. 711-746; Id., L'école française du violon de Lully à Viotti, II, Paris 1923 (rist. 1971), pp. 40-76; M. Pincherle, Feuillet d'histoire du violon, Paris 1927, pp. 40-49; L. Vallas, Un siècle de musique et de théâtre à Lyon, Lyon 1932, p. 559; F. Abbiati, Storia della musica, II, Milano 1967, pp. 553, 558; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, Busto Arsizio 1978, pp. 1021 s.; Catalogue de la musique imprimée avant 1800 conservée dans les bibliothèques publiques de Paris, Paris 1981, p. 270; W. Newman, The sonata in the Baroque era, New York 1983, p. 476; F.-J. Fétis, Biogr. univ. des musiciens, IV, p. 157; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, IV, p. 420; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 679; Die MusikinGesch. und Gegenwart, V, coll. 1081-1084; F. Michel, Encyclopédie de la musique, II, Paris 1959, p. 376; O. Thompson, International Cyclopedia of music and musicians, New York 1964, p. 720; Enc. della musica Ricordi, II, p. 303; III, p. 123; Répertoire international des sources musicales, Einzeldrucke von 1800, III, pp. 495 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 808; M. Honegger, Dict. de la musique, I, Paris 1986, pp. 448 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 183; Dict. de la musique en France aux XVII et XVIII siècles, pp. 330 s.