FERRATI, Giovanni Pietro
Tipografo di origine cremonese del secolo XV, svolse la sua attività nella città di Piacenza. Qui impiantò la prima officina tipografica della città, che dette alla luce due incunaboli tra il 1475 e il 1476, incontrando qualche difficoltà nella schiacciante concorrenza della vicina Milano, dove lo sviluppo delle tipografie e del commercio librario era già molto avanzato. Il F. esordì nel 1475 con l'edizione di una Bibbia in latino (Hain, Repert. bibliographicum, 3055; Indice generale d. incunaboli [IGI], I, 1641).
Questo incunabolo, un in quarto in caratteri gotici molto minuti, suddiviso in due volumi comprendenti il Vecchio e il NuovoTestamento, rispettivamente di 288 e 108 fogli, con il testo disposto su due colonne, è frutto di un lavoro tipografico molto impegnativo, ma non troppo accurato, poiché richiede un notevole sforzo per la lettura (la pagina che contiene il colophon è riprodotta in Zorzanello, p. 556). Si tratta in ogni caso di un'iniziativa tipografica di notevole interesse, perché è la prima edizione in quarto della Bibbia in latino nella storia della stampa, mentre questo tipo di testi sacri era - e sarebbe rimasto ancora a lungo - strettamente legato al più solenne formato in folio.
L'attribuzione al F. è resa certa da un colophon che conclude il Vecchio Testamento, mentre gli altri due colophones non ripetono il nome del tipografo: si potrebbe dunque anche ipotizzare che il F. non fosse riuscito a portare a termine questa edizione, della quale sarebbe da attribuirgli soltanto una parte. In un esemplare parmense (Panna, Biblioteca Palatina, inc. 169), tuttavia, il NuovoTestamento precede il Vecchio e dunque in tal caso - e forse non soltanto per un errore nella legatura di un esemplare, ma per un'intenzione precisa dello stampatore riguardo alla sequenza delle parti della Bibbia in questa edizione - il colophon con il nome del F. chiude il volume, attribuendogliene la paternità per intero.
Il secondo incunabolo stampato dal F. comprende due opere del piacentino Guglielmo da Saliceto: la Summa conservationis et curationis e la Chirurgia (Hain, 14144, 14146; IGI, V, 8516). L'edizione piacentina, datata 25 maggio 1476, non riporta il nome di alcun tipografo, ma si può attribuire con certezza al F. in base a una petizione rivolta a Bona di Savoia, duchessa reggente di Milano, intorno al 1477, dal balestriere ducale Giovanni Varesino, che evidentemente era stato impiegato nell'officina tipografica del Ferrati. In questa lettera il Varesino raccontava di aver lavorato quattordici mesi "a stampire li libri" presso Giovanni Pietro da Cremona, "habitatore in Piasenza, fabricatore de libri de stampo", per un salario pattuito di 5 lire imperiali al mese, e di dover ricevere dal suo datore di lavoro ancora 40 soldi "et etiam uno libro de medicine a luy promesso ultra el suo salario", oltre ad una certa quantità di grano che il F. aveva avuto in prestito da lui. Il libro sul quale il Varesino avanzava le sue pretese era evidentemente l'edizione del Saliceto dell'anno precedente. Si tratta di un'edizione che richiese un impegno - sia tipografico sia filologico, - sicuramente maggiore della precedente: essa è costituita da 232 fogli e il testo, in caratteri romani, è disposto su due colonne.
L'aspetto più interessante di questa edizione è che essa fu preparata sulla base dei manoscritto originale dell'autore, secondo quanto è dichiarato in ambedue i colophones delle due opere (rispettivamente ai ff. 182v e 232v): "impressum ad exemplar originalis ipsius magistri Gulielmi". Da quanto dichiarato nel secondo colophon si può anche concludere che fu lo stesso Guglielmo da Saliceto a fornire al tipografo l'esemplare manoscritto da utilizzare per la stampa: questo codice - dichiarava il tipografo - conteneva un testo più completo degli altri in circolazione a quel tempo ("Multa quidem in hoc opere continentur, que in aliis communiter non reperiuntur. Dominus Gulielmus postquam trascribendum dedit").
È probabile che il F., dopo queste due edizioni, abbia abbandonato la città di Piacenza, dove non resta più alcuna traccia della sua opera né della sua presenza. Nulla si sa di una sua possibile continuazione dell'attività tipografica in qualche altra località italiana o straniera né si hanno dati sulla sua morte.
Fonti e Bibl.: F. Arisi, Cremona literata, III, Cremona 1741, p. 110; C. Poggiali, Memorie per la storia letter. di Piacenza, I, Piacenza 1789, p. 6; E. Motta, L'ediz. piacentina della "Chirurgia", in Il Biblioffio, IX (1888), p. 96; L. Cerri, Iprimordi della stampa in Piacenza (secc. XV-XVI), Piacenza 1894, pp. 1-37; British and foreign Bible Society - Historical Catalogue of printed Bibles, a cura di T. H. Darlow-H. F. Moule, London 1903, n. 6081; K. Haebler, Die deutschen Buchdrucker des XV. Jahrhunderts im Auslande, Müncheri 1924, p. 169; P. Zorzanello, La stampa a Parma, Piacenza e Cortemaggiore, in Tesori delle biblioteche d'Italia. Emilia e Romagna, a cura di D. Fava, Milano 1932, pp. 555 s.; D. Fava, Manuale degli incunabuli, Milano 1939, p. 106; Bibbie a Bergamo. Edizioni dal XV al XVII secolo, a cura di G. O. Bravi, Bergamo 1983, n. 6; La Bibbia a stampa da Gutenberg a Bodoni, a cura di I. Zatelli, Firenze 1991, pp. 91 s.; L. Balsamo, La Bibbia in tipografia, ibid., p. 15; V. Salierno, La Bibbia a stampa nel Quattrocento, in L'Esopo, LIII (1992), p. 66; L. Hain, Repertorium bibliographicum, Ie IV, ad Indices; W. A. Copinger, Supplement to Hains Repertorium bibliographicum, I-II, ad Indices;D. Reichling, Appendices ad Hainii-Copingeri Repertorium bibliographicum, III, p. 169; K. Burger, Printers and publishers of the XVth century, Berlin 1926, p. 398; Catalogue of books printed in the XVth century, now in the British Museum, VII, pp. LXX s., 1071; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, IV, n. 4217; Indice gener. degli incunaboli delle biblioteche d'Italia, VI, ad Indicem;G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 302; Id., Giunte e correzioni..., Florence 1939, p. 56.