D'ALESSANDRO, Giovanni Pietro
Nacque a Galatone (prov. di Lecce) il 20 maggio 1574. Studente di legge a Napoli, il D. poté frequentare l'ambiente letterario della città in cui soggiornò per un lungo periodo. L'amicizia con i letterati napoletani O. Cataneo, poeta bizzarro e satirico, F. Di Pietro e A. Basso, favorì le inclinazioni poetiche del D., il quale coltivò con uguale fervore la lirica ed il poema eroico. Dopo aver conseguito il dottorato in legge, il D. si trattenne ancora a Napoli dove pubblicò un'opera erudita, la Dimostrazione dei luoghi tolti ed imitati di più autori dal Sig. Torquato Tasso nel Goffredo ovvero Gerusalemme Liberata, Napoli 1604.
Il D. premise alla Dimostrazione la prima, sommaria biografia del Tasso, in cui era avanzata l'ipotesi di un amore impossibile per Eleonora d'Este come causa della detenzione del poeta a Sant'Anna, ordinata dal duca Alfonso IL In seguito la leggenda fu ripresa e sviluppata dal Manso, che tentò di convalidarla ricercando nelle Rime del Tasso ogni plausibile allusione alla vera identità della donna amata. Nella Dimostrazione ilD. seguì l'analisi formalistica di numerosi autori secenteschi, i quali scomponevano e riducevano la Gerusalemme ai precedenti e alle fonti, individuate da lui quasi esclusivamente nella tradizione classica. Alla fine del volume, il D. riunì una serie di eleganti epigrammi in latino, dedicati a Girolamo de' Monti, marchese di Corigliano.
Nei primi anni della sua fondazione, fu iscritto all'Accademia degli Oziosi, sorta a Napoli il 3 maggio 1611 su iniziativa del Manso e sotto gli auspici del colto e munifico viceré Ruiz Pietro de Castro, conte di Lemos. Dopo aver composto il poema eroico in dieci libri Hierosolymae Eversae (Neapoli 1613) sulla distruziohe di Gerusalemme compiuta da Tito, il D. celebrò nel poemetto Academiae Ociosorum Libri III (Neapoli 1613) i fasti dell'accademia napoletana.
L'opera attesta, insieme alla precedente Hierosolymae Eversae, la continuità nel Seicento di alcuni indirizzi cinquecenteschi che divulgarono l'uso della lingua latina per la composizione di poemetti di vario contenuto. Nel primo libro il dialogo tra Giove e Minerva la quale chiede al padre degli dei la ricostituzione dell'accademia, un tempo da lei fondata in Atene, s'intona perfettamente allo stile ampolloso del poemetto che descrive l'origine ed il successivo sviluppo dell'accademia con la stessa enfasi riservata all'esposizione di imprese eroiche. La dolce primavera napoletana, evocata con immagini di ascendenza virgiliana e staziana, costituisce il suggestivo scenario del colloquio. I riferimenti mitologici e le disgressioni non sono però esclusivi del libro primo: dopo l'elogio dei più celebri personaggi contemporanei di Napoli e dell'accademia - contenuto nel libro secondo insieme al lungo catalogo dei principali poeti meridionali, antichi e moderni - il D. ricorre nel libro terzo ad una figurazione classica, l'Invidia, per animare il tono della narrazione. Ostile all'accademia che riscuote tanta meritata fama, l'Invidia medita di annientarla; compie allora un avventuroso viaggio nei centri più noti dell'Europa, dell'Asia e dell'Africa per reperire l"Inscitia", l'Ignoranza, ed invitarla a collaborare contro l'accademia. Ma la vigile Minerva sventa le loro perfide trame, e il poemetto termina con la descrizione di una solenne adunanza, dove il Lemos incita il vecchio poeta Capaccio a declamare un novumcarmen che documenta nella varietà inesauribile dei temi e delle combinazioni formali il grado di virtuosismo raggiunto dalla poesia secentesca.
Tornato a Galatone, il D. mantenne i legami con gli amici napoletani ed intensificò l'attività letteraria, scrivendo un numero notevole di versi ispirati ai soggetti tipici della poesia encomiastica. Partecipò, inoltre, alla grande disputa letteraria del Seicento tra seguaci e denigratori del Marino, con il manoscritto Risposta alla prima censura dell'Occhiale del Cav. Stigliani con l'istess'ordine de Capitoli per difesa de l'Adone Poema del Cav. Marino in due parti (conservato nella napoletana Biblioteca dei Gerolamini: cfr. A. Borzelli, pp. 1-7).
T. Stigliani nel suo Occhiale (Venezia 1627) aveva criticato l'Adone mariniano in nome di una ideale fedeltà ai canoni linguistici cinquecenteschi. Le singole obiezioni dello Stigliani alla struttura disorganica del poema ed alle frequenti improprietà di stile e di vocabolario, sono riportate e confutate dal D., il quale si rivela un ammiratore entusiasta del Marino, paragonato per la profondità dell'ingegno e le innumerevoli opere prodotte, ad un mare immenso da cui tutti i poeti possono attingere.
Nel 1634 a Lecce il D. diede alle stampe il Discorso intorno al Tancredi, Poema Eroico del Sig. A. Grandi in cui difese la prolissa opera del Grandi; successivamente si dedicò ad una vasta produzione di componimenti encomiastici in lingua latina: Galathea ad Fabium Chisium (Lecce 1635), Virgilianus Cento ad Caietanum Cossum (ibid. 1636), Arnus ad Cardinalem Ant. Barberinum (ibid. 1636), Parnassus ad Aloysium Card. Caietanum (ibid. 1636). E. D'Afflitto afferma (p. 209) che il D. scrisse pure un poema De Bello Hydruntino Libri V, sulla conquista di Otranto da parte dei Turchi nel 1480.
Morì a Galatone il 2 ag. 1647.
Bibl.: N. Toppi, Biblioteca napoletana, Napoli 1678, pp. 149, 317; D. De Angelis, Le vite de' letter. salentini, Napoli 1713, p. 152; G. M. Mazzuchelli, GliScrittori d'Italia, I, 1, Brescia 1753, p. 458; E. D'Afflitto, Mem. degli scrittori del Regno di Napoli, Napoli 1782, pp. 205-209; J.-C.-T. Graesse, Trésor de livres rares et précieux, I, Dresde 1859, p. 68; C. Minieri Riccio, Notizie biogr. e bibliografiche degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, Milano-Napoli-Pisa 1875, p. 17; G. J. Ferrazzi, T. Tasso, Bassano 1880, p. 282; E. Narducci, Giunte all'opera Gli Scrittori d'Italia del conte Gio. M. Mazzuchelli, Roma 1884, p. 16; A. Borzelli, G. P. D. difensore dei cavaliere Marino, Napoli 1892 (rec. in Giornale stor. della letter. ital., XXI [1893], p. 20; in Arch. stor. per le prov. napol., XVIII [1893], p. 180; in Giorn. stor. della letter. ital., XXIV [1894] p. 258); A. Solerti, Vita di T. Tasso, I, Torino 1895, pp. 462, 844; III, ibid. 1895, p. 149; C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi, Trani 1904, pp. 21, 1194; M. Regillo, L'Accademia degli Oziosi ed un poemetto eroico di G. P. D., in Studi in onore di F. Torraca, Napoli 1922, pp. 421-433 (recens. in Giornale storico della letteratura italiana, LXXXIII [1924], p. 197); A. Belloni, Il Seicento. Milano 1955, ad Indicem; Id., Il poema epico e mitologico, Milano s. d., p. 266.