PETRAGNANI, Giovanni (Mario Rosario)
– Nacque a Lanciano, in provincia di Chieti, il 21 aprile 1893, dall’avvocato notarile Giuseppe e da Giulia Anna Carusi.
Chiamato alle armi nel maggio del 1915 e rimasto sul fronte sino al maggio 1918, partecipò a tre campagne e ricevette, al termine del conflitto, la Croce al merito di guerra.
Si laureò con pieni voti in medicina e chirurgia all’Università di Bologna, nel dicembre del 1918, con una tesi su un nuovo metodo di colorazione delle ciglia batteriche. Nel 1919 fu nominato assistente di igiene presso il Regio Istituto di studi superiori di Firenze. Nel 1922 conseguì per titoli la libera docenza in batteriologia e immunologia e, nel 1923, quella in igiene e polizia sanitaria. Nello stesso anno venne invitato dalla Società delle nazioni quale rappresentante italiano al Congresso internazionale di sifilimetria a Copenaghen. Nominato nel 1924 aiuto presso l’Istituto di igiene dell’Università di Siena, diretto da Achille Sclavo, a partire dall’anno successivo Petragnani fu incaricato dell’insegnamento di batteriologia e immunologia, cui si aggiunsero i corsi di propaganda igienica organizzati per i maestri elementari delle Marche e dell’Umbria.
Nell’aprile del 1924 sposò a Lanciano Maria Pellicciotta: dall’unione nacquero i figli Giuseppe, nel gennaio del 1926, e Nicola, nel maggio del 1929.
Ternato al secondo posto nel concorso dell’ottobre 1925 per la cattedra di igiene e batteriologia della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Cagliari, Petragnani assunse l’incarico nel novembre del 1926, al momento del trasferimento del titolare, Luigi Piras. Nel dicembre del 1926 fu quindi nominato professore straordinario, assumendo parallelamente anche la direzione del servizio micrografico provinciale e di quello di profilassi antipestosa nel porto di Cagliari.
Oltre alle lezioni universitarie, l’attività didattica di Petragnani comprendeva corsi specifici sulla malaria dedicati ai medici, al personale ausiliario e agli assistenti sanitari; corsi di perfezionamento in puericultura; corsi di igiene per aspiranti ufficiali sanitari e per maestri elementari. Iscritto al Partito nazionale fascista (PNF) dal 1922, fiduciario del Gruppo assistenti e professori universitari fascisti (GAPUF) e successivamente segretario dell’Associazione nazionale insegnanti fascisti (ANIF), Petragnani si impegnò attivamente nel sostegno e nella divulgazione delle politiche di igiene pubblica del regime, intervenendo – presso le scuole e la stampa nazionale e locale – su temi quali la lotta antitubercolare, le case popolari, l’approvvigionamento del latte.
Divenuto professore ordinario nel dicembre del 1929, Petragnani ottenne nel novembre del 1930 il trasferimento presso la cattedra di igiene e batteriologia dell’Università di Siena, rimasta vacante in seguito alla scomparsa del suo maestro, Achille Sclavo; fu anche rettore per tre anni, dal 1932 al 1935. Nel luglio di quell’anno si dimise dalle sue funzioni per assumere la carica di prefetto e direttore generale della Sanità pubblica presso il ministero degli Interni, conferitagli mentre Roma era colpita da una grave epidemia di tifo.
Tra il 1935 e il 1943 Petragnani insegnò ai corsi di perfezionamento in fisiatria all’ospedale Forlanini e condusse ricerche di batteriologia e immunologia presso il Laboratorio biologico di San Gallicano, da lui stesso fondato. Nel giugno del 1943, con un telegramma ministeriale in cui si esprimevano «ringraziamenti per i lodevoli servizi resi al Paese», Petragnani venne collocato a riposo «per motivi di servizio», senza ulteriori precisazioni. Durante la Repubblica di Salò non assunse cariche né incarichi. Nel dicembre del 1944 la Commissione di epurazione dell’amministrazione civile del ministero dell’Interno deliberò «non esser luogo ad alcun provvedimento sulla richiesta dell’Alto Commissario nei confronti dell’ex prefetto Giovanni Petragnani» (Ministero della Pubblica istruzione, b. 373), in quanto collocato a riposo prima del 25 luglio 1943 e quindi non era possibile procedere a suo carico in sede di epurazione dalla Pubblica amministrazione.
Dopo aver fatto invano domanda, nel settembre del 1945, per ricoprire la cattedra di microbiologia di Roma (successivamente assegnata ad Aldo Cimmino), due mesi dopo Petragnani venne chiamato dalla facoltà medica dell’Università di Catania per la cattedra di igiene e infine fu riammesso ufficialmente in servizio nel dicembre del 1946.
Per quanto in servizio a Catania sino al pensionamento, nel novembre del 1968 Petragnani venne cancellato dall’anagrafe di Roma nel giugno del 1947 per trasferimento a San Paolo del Brasile, dove nel dicembre del 1948 sposò civilmente Violeta Andrade Junqueira. Reiscritto all’anagrafe di Catania nel gennaio del 1953, Petragnani emigrò nuovamente a San Paolo nel dicembre del 1959, restando in Brasile fino al marzo del 1960. Fondò in quegli anni a San Paolo un laboratorio farmaceutico e condusse una serie di corsi presso l’Istituto biologico Lorenzini e l’Instituto de Nutrição di Rio de Janeiro. In Italia, a partire dal 1956, Petragnani rivestì la carica di presidente dell’Associazione nazionale di igiene e sanità pubblica e, tra il 1959 e il 1961, fu vicepresidente del Consiglio superiore di sanità.
A distanza di pochi mesi dal suo collocamento a riposo, Petragnani morì ad Alessandria, il 9 maggio 1969.
Petragnani fu socio onorario della R. Accademia dei fisiocritici di Siena; della R. Accademia di medicina di Torino; dell’Accademia lancisiana di Roma; dell’Accademia medico-fisica di Firenze; della R. Società italiana di igiene; dell’Accademia delle scienze di Ferrara; della Società italiana di dermatologia e sifilografia; dell’Associazione italiana di radiobiologia. Fu inoltre membro del consiglio direttivo della Società meteorologica italiana e dell’Accademia imperiale tedesca dei naturalisti di Halle.
Per quanto riguarda la produzione scientifica, i primi studi di Petragnani si concentrarono sui metodi della colorazione in istologia patologica e sui temi dell’alimentazione con cibo devitaminizzato e della termoresistenza delle vitamine. Un secondo filone di ricerche, di carattere immunologico, riguardò l’anafilassi e deanafilassi per la via nasale, l’asma anafilattico, l’interpretazione della reazione di Arthus. Opponendosi alle tesi sostenute soprattutto da Vittorio Puntoni, Petragnani attribuì inoltre l’eziologia del colpo di sole a cause di origine termica e non all’azione dei raggi attinici, riconducendo sostanzialmente il colpo di sole al colpo di calore.
I contributi più significativi di Petragnani furono tuttavia dedicati alla biologia e alla cultura dei bacilli di Koch (porta il suo nome un noto terreno di cultura, introdotto nel 1923), nonché alla preparazione dei vaccini per la profilassi della tubercolosi. Sviluppando le ricerche di Ettore Maragliano, nel 1926 Petragnani – ostile all’adozione di vaccini vivi – introdusse un vaccino che conobbe una certa fortuna a livello nazionale, l’anaturbecolina Petragnani, ottenuto da estratti del bacillo tubercolare umano ucciso. Tenace e polemico oppositore della forma filtrante del bacillo di Koch, Petragnani si dedicò successivamente allo studio di un vaccino integrale e facilmente diffondibile (Fenolo Batterico, Fenlattocin, Anafenlatt) con particolare dispersione di corpi bacillari con acido fenico.
Impegnato direttamente nella lotta antimalarica e antitubercolare e deciso sostenitore dell’importanza dei fattori ambientali nella gestione e nella cura delle 'malattie sociali', Petragnani giunse a concepire il razzismo di Stato, negli anni Trenta e Quaranta, come un prolungamento e un potenziamento delle politiche del regime fascista nel campo dell’igiene pubblica e della medicina sociale. La Mostra della sanità e della razza, concepita in vista dell’Esposizione universale del 1942 e coordinata da Petragnani in qualità di direttore generale della Sanità pubblica, avrebbe dovuto rappresentare plasticamente il nesso di continuità tra le politiche medico-sanitarie del regime e i provvedimenti legislativi in materia razziale. Su questa stessa linea, Petragnani, vicino alle posizioni teoriche del costituzionalismo pendiano, si oppose fermamente al progetto – avanzato nel 1940 dalla Lega italiana per l’igiene mentale (LIPIM) – di istituire a Roma, presso l’Ufficio statistico per le malattie mentali, un Centro di genetica psichiatrica ispirato al modello nazionalsocialista. L’introduzione di eventuali «disposizioni di ordine repressivo sulla riproduzione dei malati di mente affette da forme ereditarie» – sostenne Petragnani in occasione della riunione del Consiglio direttivo della LIPIM, il 28 gennaio 1940 – sarebbe stata «assolutamente inammissibile» in Italia (Cassata, 2006, p. 268). Membro del Consiglio superiore della demografia e razza, Petragnani approvò, nelle sedute del 15 e del 25 aprile 1942, un documento dal titolo Dichiarazione sul concetto della razza italiana: il testo, che seguiva sul tema l’impostazione nazionalistico-spiritualistica sostenuta politicamente da Giacomo Acerbo, era finalizzato a sostituire, nelle intenzioni degli estensori, il Manifesto degli scienziati razzisti del luglio 1938.
Nel quadro di una concezione 'eugenico-geriatrica' della medicina, basata sulla prevenzione degli stati di malattia dalla nascita al decesso, nel secondo dopoguerra Petragnani si occupò soprattutto di dietologia e gerontologia, oltre che di amministrazione sanitaria (funzionamento delle centrali del latte, illuminazione e ventilazione delle abitazioni, ruolo della medicina sociale nelle professioni).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica istruzione, Direzione generale Istruzione universitaria (1940-1970), Fascicoli professori universitari, b. 373 (Richiesta di riammissione in servizio del Prof. Petragnani al Ministero della Pubblica Istruzione; Decisione della Commissione di epurazione dell'Amministrazione civile dell'Interno, 14 dicembre 1944).
G. Petragnani, Attività scientifica e didattica del prof. P. G.: 1919-1944, Roma 1945.
T. Gregory, E 42 Utopia e scenario del regime. Ideologia e programma dell’Olimpiade della civiltà, Venezia 1987; G. Israel - P. Nastasi, Scienza e razza nell’Italia fascista, Bologna 1992; M. Raspanti, I razzismi del fascismo, in La menzogna della razza. Documenti e immagini del razzismo e dell’antisemitismo fascista, a cura del Centro Studi F. Jesi, Bologna 1994, pp. 73-89; G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità nell’Italia contemporanea, Roma-Bari 1994; R. Maiocchi, Scienza italiana e razzismo fascista, Firenze 1999; A. Gillette, Racial Theories in Fascist Italy, London - New York 2002; S. Luzzi, Salute e sanità nell’Italia repubblicana, Roma 2004; F. Cassata, Molti, sani e forti. L’eugenetica in Italia, Torino 2006.