PARENTI, Giovanni
– Le fonti non tramandano la data di nascita di Giovanni, frate minore e discepolo di s. Francesco, e non sono concordi sulla sua patria di origine: Tommaso da Eccleston lo dice «de Florentia», Giordano da Giano «de Civitate Castellana natus». L’opinione attualmente più accreditata è quella di Pietro Ridolfi da Tossignano, che lo vuole nativo di Carmignano in Toscana.
Fu forse studente di diritto a Bologna ed è attestato come giudice a Civita Castellana, dove decise di abbracciare la nascente esperienza di Francesco d’Assisi, anche se non si hanno prove sufficienti, come vorrebbe Luca Wadding, del fatto che sia stato lo stesso fondatore a riceverlo nell’Ordine.
Intorno al 1219 fu inviato insieme ad altri frati in Castiglia dove svolse la funzione di ministro provinciale fino al 1227, presiedendo un capitolo provinciale a Soria. Dopo la morte di Francesco nel 1227 fu eletto ministro generale e rimase in carica fino al 1232. Questo fu un periodo cruciale nello sviluppo dell’Ordine minoritico: caddero in quegli anni la canonizzazione di Francesco (1228), la stesura della prima Vita beati Francisci da parte di Tommaso da Celano (1228-29), l’inaugurazione della nuova basilica di Assisi dedicata al novello santo con la traslazione dei suoi resti mortali (25 maggio 1230). In quello stesso anno una rappresentanza di frati, con a capo lo stesso Giovanni, si recò dal papa Gregorio IX per dirimere alcuni dubbi sull’interpretazione della Regola di s. Francesco approvata da Onorio III nel 1223 e sul valore normativo del Testamento dell’Assisiate; il pronunciamento chiarificatore, la Quo elongati, fu emanata dal pontefice nel settembre del 1230. Mentre il culto di Francesco si andava estendendo oltre la Valle Spoletana, come attestato dalla topografia dei miracoli, nel capitolo del 1230 Giovanni Parenti si preoccupò di far diffondere tra le provincie dei frati Minori i breviari e gli antifonari «secondum Ordinem».
Nella Chronica XXIV generalium, durante il medesimo capitolo Arnould de Sarrant segnala l’adozione di alcune disposizioni che, sulla scia dei frati predicatori, sembrerebbero una prima bozza di costituzioni, anche se Salimbene sostiene che solo nel capitolo del 1239 si promulgarono norme che poi furono definitivamente riorganizzate da Bonaventura nelle cosiddette costituzioni Narbonensi (1260).
Le fonti registrano nel corso dello stesso capitolo del 1230 vari dissidi interni e contrasti esterni. Tommaso da Eccleston testimonia che in occasione della traslazione del corpo di Francesco dalla chiesetta di S. Giorgio al nuovo tempio a lui dedicato si verificarono tumulti e disordini, successivamente sanzionati con un interdetto del papa; ma in seno al capitolo sembrerebbe si fosse tentato di eleggere frate Elia come ministro generale e a quel punto Giovanni «coram toto capitulo se nudavit». Lo Speculum Vitae e la Chronica XXIV generalium collocano il medesimo avvenimento nel 1232, e così pure Angelo Clareno, che pur con qualche confusione cronologica elogia sempre Giovanni Parenti, considerandolo come capofila della fazione rigorista e contrapponendolo a frate Elia che rappresentava la corrente lassista. Al di là di stereotipi agiografizzanti e della confusione delle fonti, pare che il vero dissidio fosse tra i rappresentanti, in prevalenza chierici, del «francescanesimo internazionale e padano», con cui Giovanni Parenti era schierato (come prova la delegazione inviata al papa che oltre il ministro generale era composta da Gerardo Rossignol, Aimone da Faversham, Leone da Perego, Gerardo di Modena, Pietro di Brescia e Antonio da Padova), contrapposto al «francescanesimo umbro» di frate Elia e dei primi compagni di Francesco, prevalentemente laicale.
Sotto il generalato di Giovanni Parenti l’Ordine vide ampliarsi anche il numero delle sue provincie per cui il ministro fu inviato nel 1230 più volte come legato di Gregorio IX a Roma e a Firenze. Quando nel 1232 frate Elia fu eletto nuovo generale dell’Ordine le sorti di Giovanni Parenti si fanno più oscure. Secondo Umberto Zucca, sembra certo però che si sia recato prima in Corsica e poi in Sardegna dove andò predicando e diffondendo l’Ordine minoritico. Lo studioso ha provato a identificarlo con quel «Iohannes de Ordine Minorum» che appare in un documento del 1237 sottoscritto dalla regina Adelasia di Gallura. Morì molto probabilmente in Sardegna presso l’eremo di Monte Rasu (Bottida) in una data per nulla sicura (1240 o 1250).
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