NAZARI, Giovanni Paolo
NAZARI, Giovanni Paolo. – Nacque a Cremona nel dicembre 1556 da Giuseppe, la cui famiglia dal 1581 appare nell’elenco dei decurioni della città, e da Lazara Lodi, discendente per parte di madre da un’antica famiglia della nobiltà imperiale cremonese.
Si possiedono poche informazioni sulla sua infanzia e adolescenza. Fu «nelle lettere d’humanità instrutto» (Bressiani, 1625, p. 192) nel vivace clima dell’umanesimo cremonese ed ebbe come maestro Pietro Ferrari. Rimase nella città natale fino ai 17 anni, imparando non perfettamente il greco e forse l’ebraico. All’inizio del 1574 chiese a Paolo Guaragni, priore del convento di Cremona, di entrare nell’Ordine domenicano in cui fu ammesso il 28 febbraio dello stesso anno, dopo aver superato l’esame prescritto de scientia et moribus.
Dopo un anno di noviziato e la professione dei voti nel marzo 1575 fu inviato presso lo Studio generale bolognese, all’epoca il principale luogo di formazione dell’ordine. Rimase a Bologna sette anni; perfezionò la sua conoscenza della lingua latina e frequentò tra il 1575 e il 1578 l’intero corso filosofico, mettendosi in luce soprattutto per la sua abilità nelle dispute teologiche. Finalmente, l’8 agosto 1580, si immatricolò nello Studio bolognese, anche grazie al successo ottenuto in seguito a una disputa pubblica tenuta davanti al capitolo provinciale. A quelle medesime settimane dovrebbe risalire anche l’ordinazione sacerdotale. Dopo aver studiato teologia per due anni, nel 1582 divenne lettore e fu assegnato al convento di Ferrara.
A partire dal 1582 si dedicò all’insegnamento della filosofia aristotelica e della teologia tomista nei conventi della provincia lombarda; si recò a Mantova, dove visse tra il 1586 e il 1587 e dove nel 1586 divenne teologo di corte e consigliere del duca Guglielmo Gonzaga.
A Mantova compose un florilegio di commenti di brani liturgici tratti dalle opere di 23 Padri greci e latini, terminato il 10 agosto 1586 e oggi perduto. Nel 1633 pubblicò un’apologia dei Padri e dei Dottori della Chiesa, il Tractatus de sanctorum patrum et doctorum ecclesiae authoritate (Bologna 1633).
Alla morte del duca nel 1587 fu inviato a insegnare presso il convento domenicano cremonese. Nel 1591 divenne teologo del nuovo vescovo di Cremona, Cesare Speciano che accompagnò in qualità di teologo nella nunziatura presso la corte imperiale a Praga a partire dal giugno 1592. Qui scrisse l’Imperialis regalisque maiestatis regimen (Praga 1593), un breve trattato «dedicato ad indagare le radici teologiche della legittimità dell’autorità» (Arici, 2003, p. 85) che servì da base della discussione per la sua promozione a maestro di teologia nell’estate del 1592 e che fu offerto all’imperatore Rodolfo II.
A Praga proseguì lo studio della teologia e si impegnò in diverse dispute.
Per incarico di Speciano, coinvolto nella raccolta di informazioni su Francesco Pucci, allora in Germania, esaminò il De Christi servatoris efficacitate e la lettera che lo accompagnava, e vi trovò «cinquanta heresie tutte condannate» (Carta, 1999, p. 74; Prosperi, 2010, p. 1281).
Il generale dei domenicani, Ippolito Beccaria, avendo sospeso il 19 gennaio 1593 il provinciale a capo della provincia domenicana di Boemia, che nel 1593 contava nove conventi e tre monasteri, nominò Nazari commissario, affinché l’amministrasse fino all’arrivo dei visitatori. Mantenne la carica fino al 27 aprile successivo (Verardo, 1949, pp. 158-161).
Nel 1594 lasciò Praga e tornò in Italia, per stabilirsi forse a Milano presso il convento di S. Maria delle Grazie e dedicarsi nuovamente all’insegnamento. Nel 1596, fu nominato lettore primario. Nello stesso anno partecipò come definitore al capitolo generale domenicano, facendo le veci del provinciale lombardo Bonifacio Borgognoni.
Tra l’8 e il 10 marzo 1597, dopo aver inizialmente rifiutato, su ordine di Clemente VIII e del cardinale Federico Borromeo partecipò, in un clima di accesa contrapposizione, una pubblica disputa con i calvinisti sul tema dell’eucarestia confessionale, a Piuro in Valchiavenna. La disputa non ebbe però alcun risultato concreto. Tornato a Milano Nazari ne scrisse, in risposta al pastore Giovanni Marzio, un resoconto, l’Apologia di frate Giovanni Paolo Nazari da Cremona (Como 1597), poi tradotta in latino e ampliata per essere inserita nel primo volume degli Opuscula varia theologica (Bononiae 1631, pp. 76-154; il secondo volume uscì a Bologna nel 1632). Tra il 1597 e il 1598 fu priore del convento cremonese di S. Domenico, per poi ricoprire la medesima carica, tra il 1599 e il 1600, presso il convento piacentino di S. Giovanni.
Il 13 ottobre 1601 fu nominato reggente dello Studio bolognese. In questo periodo gli studenti cominciarono a trascrivere le sue lezioni sulla teologia di s. Tommaso, la cui diffusione lo spinse, a partire dal 1607, a lavorare a quella che è giudicata la sua opera più importante, i Commentaria et controversiae sulle parti prima e terza della Summa theologiae, usciti a Venezia, Cremona e Bologna tra il 1610 e il 1627. Il 17 febbraio 1602 fu anche membro del Collegio teologico di Bologna, del quale fu anche decano nel 1603 e nel 1614.
Al termine del primo periodo di reggenza bolognese, dall’autunno 1604 fino al 1606 fu nominato inquisitore a Mantova. Fu anche inquisitore generale ad Ancona nel 1606-07; di questi anni è conservato un Editto generale per il S.to Officio dell’Inquisitione (Ancona 1606), firmato in calce da Nazari stesso. Subito dopo tornò verosimilmente al convento di S. Domenico a Cremona e nel 1609 fu eletto definitore del capitolo provinciale di Ferrara.
Nel 1610-14 fu nuovamente reggente dello Studio bolognese, mentre nel 1614-17 visse a Cremona, tornando poi a Bologna con l’incarico di proreggente nel 1618-19; in questo periodo pubblicò i primi quattro volumi dei Commentaria e lavorò alla revisione dei primi tre.
Il 23 settembre 1619 fu eletto oratore per Milano e il Ducato. Comunicatagli per lettera la decisione, partì per Milano il 30 settembre, dove arrivò il 15 ottobre e da dove partì il 20 novembre alla volta di Madrid; passato per Genova, Marsiglia e Barcellona, giunse a destinazione l’8 gennaio 1620. Nel corso della prima udienza, il 16 marzo successivo, presentò a Filippo III il primo di una serie di memoriali e gli regalò anche i primi quattro volumi dei Commentaria.
Quale oratore straordinario dello Stato di Milano perorò tra l’altro la causa della città davanti alla corte spagnola, affinché i soldati rispettassero gli ordini militari e alloggiassero nelle cosiddette «casas yermas», ossia le case disabitate (Buono, 2009, p. 148); suo compito era anche di rendere meno gravoso il mantenimento delle truppe spagnole, ammassate in vista della guerra in Valtellina. In un’altra occasione, il 18 giugno 1621, consegnò al nuovo monarca, Filippo IV, una «informatione» nella quale sosteneva la necessità di non imporre allo Stato milanese tributi eccessivi, «acciò si conservi ricco e potente a diffendersi et ad offendere» (Giannini - Signorotto, 2006, p. LXIII).
Deluso dagli esiti poco felici della sua legazione, chiese più volte inutilmente di lasciare Madrid, finché tra il dicembre 1621 e il gennaio 1622 comunicò a Milano la sua decisione di tornare in Italia. Dopo essersi congedato a corte, il 10 febbraio partì per Barcellona, senza aspettare la lettera di autorizzazione da parte del Consiglio generale degli oratori, e lasciando Francesco Bascapè, agente di Milano a Madrid, a trattare gli affari del Ducato di Milano. Giunse a Milano il 10 aprile 1622 e, dopo aver partecipato al capitolo generale dell’ordine, proseguì verso Cremona, dove il 14 maggio 1623 divenne membro dell’Accademia degli animosi.
Per poter lavorare ai Commentaria, dei quali furono stampati nel 1625-27 il quinto e il sesto volume, chiese di essere assegnato in perpetuo allo Studio generale bolognese, facoltà che Urbano VIII gli concesse verosimilmente tra l’aprile e il luglio 1624. Terminato il lavoro sui Commentaria, si dedicò quindi alla stesura degli Opuscula. Nel 1621-31 i sei volumi dei Commentaria furono pubblicati anche a Colonia con il titolo Disputationes et commentaria scholastica in Summam D. Thomae Aquinatis.
Morì a Bologna il 14 febbraio 1641 ( non nel 1645 o nel 1646, come invece riportato nei repertori pubblicati dopo la data di morte;Verardo, 1950, p. 44).
Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico- Biblioteca Trivulziana, Fondo Dicasteri, bb. 143 (già 246), 144 (già 247); G. Bressiani, Corona d’huomini, e donne cremonesi in santità, prelature, e virtudi, insigni, et eminenti, Cremona 1625, pp. 192-196; G. Ghilini, Teatro d’huomini letterati, II, Venezia 1647, pp. 149-151; J. Quetif - J. Echard, Scriptores ordinis praedicatorum recensiti, notisque historicis et criticis illustrati, II, Paris 1721, pp. 544 s.; F. Arisi, Cremona literata, seu in cremonenses doctrinis, et literariis dignitatibus eminentiores chronologicae adnotationes, III, Cremona 1741, pp. 152-154; A. Touron, Histoire des hommes illustres de l’ordre de Saint Dominique, V, Paris 1749, pp. 258-268; P.M. Domaneschi, De rebus coenobii Cremonensis ordinis praedicatorum, deque illustribus, qui ex eo prodiere, viris commentarius, Cremona 1767, pp. 236-254; L. Ferrari, Onomasticon. Repertorio bibliografico degli scrittori italiani dal 1501 al 1850, 2a ed., Milano 1947, p. 489; R. Verardo, G.P. N. (1556-1641). Studio bio-bibliografico, in Memorie domenicane, LXVI (1949), pp. 134-176, 244-277 e LXVII (1950), pp. 35-45; Id., Un commentatore di S. Tommaso. G.P. N. O. P. (1556-1641). Studio bio-bibliografico, Firenze 1950, p. 44; P. Carta, Nunziature ed eresia nel Cinquecento. Nuovi documenti sul processo e la condanna di Francesco Pucci1592-1597, Padova 1999, p. 74; F. Arici, Brevi cenni sulla nozione di legge al tramonto dell’Antico regime: il caso di G.P. N. (1556-1641), domenicano, maestro di teologia, consigliere di principi, in Divus Thomas, XXXVI (2003), pp. 78-96; Enciclopedia filosofica, a cura della Fondazione Centro studi filosofici, nuova ed., VIII, Milano 2006, pp. 7782 s.; Lo Stato di Milano nel XVII secolo. Memoriali e relazioni, a cura di M.C. Giannini - G. Signorotto, Roma 2006, p. LXIII; A. Buono, Esercito, istituzioni, territorio. Alloggiamenti militari e «case herme» nello Stato di Milano (secoli XVI e XVII), Firenze 2009, p. 148; Dizionario dell’Inquisizione, a cura di A. Prosperi, III, Pisa 2010, p. 1281.