MUCANZIO, Giovanni Paolo
– Nacque a Roma intorno al 1557. Ebbe tre fratelli, Francesco (m. 1592), Bartolomeo (1548-1629) e Biagio, e tre sorelle, Ottavia, Prudenza e Caterina.
Poiché tutti i fratelli furono gesuiti e dai suoi scritti trapela una costante ammirazione per la Compagnia di Gesù, si può pensare che sia stato educato in un collegio di quell’Ordine. Nulla sappiamo tuttavia della sua formazione, né dove conseguì la laurea in utroque iure che risulta dai documenti; neppure è nota la data dell’ordinazione sacerdotale.
Pronipote «ex latere materno» (Vat. lat., 12291, c. 1) di Biagio Martinelli da Cesena, maestro delle cerimonie nella prima metà del Cinquecento, eseguì e firmò le copie di molti dei suoi diari. Nella lettera di dedica al cardinale Benedetto Giustiniani (in data 1° ottobre 1603) nel Vat. lat. 12421 (Diari degli anni 1518-32), si lamenta del «charactere satis obscuro, et ad legendum satis difficile» (c. [III]r) dell’originale autografo di Biagio e dichiara di avere soppresso nel testo ciò che gli sembrava piuttosto riferirsi alle sue vicende personali che alla storia delle cerimonie. Nella prefazione del Barb. lat. 2806 riferisce che il fratello Francesco fu nominato maestro delle cerimonie nel 1573 e rimase in tale carica fino alla morte. A Francesco si deve un opuscolo De sanctorum apostolorum Petri, et Pauli imaginibus (Roma, Er. A. Blado, 1573) e la prefazione della stampa Venezia, P. Dusinelli, 1582 del trattato di Paride Grassi De caeremoniis cardinalium et episcoporum in eorum diœcesibus.
Fu Francesco a inserire Giovanni Paolo nel mondo dei cerimonieri. Nel Vat. lat. 12291, diario steso da Mucanzio per gli anni 1592-96, egli riferisce di essere stato nominato coadiutore del fratello da Gregorio XIV, quindi tra l’8 dicembre 1590 e il 16 ottobre 1591, ma che aveva cominciato a far pratica nell’ufficio di cerimoniere già prima. Dichiara di avere cominciato ad annotare eventi del cerimoniale al tempo di Sisto V, «mentre stetti in Roma» (Vat. lat., 12291, c. 1), e che quelle note erano servite a Francesco per redigere i diari «summatim notata», che egli si era preso l’incarico di stendere poi in bella forma, con grande dispendio di tempo. Lo stesso ribadisce anche nella lettera di dedica al cardinale Odoardo Farnese del ms. Chigi L.II.31 (cc. III-V). Si ricava perciò l’impressione che Francesco non abbia mai veramente compilato Diari sistematici e che abbia lasciato questo compito ai suoi due coadiutori, il fratello Giovanni Paolo e Paolo Alaleona. I Diari o le copie firmate da Mucanzio, escludendo quelle dei diari di Biagio da Cesena, si estendono dal 1590 al 1612. Al 1595 risale la prima pubblicazione di una delle sue relazioni più importanti: la Relatione della reconciliatione, assolutione, et benedittione del Serenissimo Henrico quarto Christianissimo Re di Francia, et di Navarra. Fatta dalla Santità di N.S. Papa Clemente ottavo nel portico di S. Pietro, domenica alli dicisette di Settembre 1595 (Viterbo, A. Colaldi a istanza di O. Gabrielli).
Tra il 1596 e il 1597 cade la missione in Polonia al seguito del cardinale Enrico Caetani, che nominato legato il 3 aprile 1596 partì da Roma il 25 aprile e giunse a Cracovia il 16 giugno. Mucanzio lo raggiunse solo il giorno 29 perché trattenuto a Napoli al servizio del cardinale Alfonso Gesualdo di Conza che entrava come arcivescovo nella città. Sulla legazione in Polonia Mucanzio compose una relazione conservata in numerose copie manoscritte, alcune delle quali dedicate a influenti cardinali, come lo stesso Caetani, Pietro Aldobrandini, Alfonso Gesualdo, Odoardo Farnese, dal quale ultimo Mucanzio si augurava specialmente di ottenere favori. L’Itinerario ovveroRelatione in forma di diario di tutte le cose occorse tanto nel viaggio, come in Cracovia, et in Varsavia, all’Ill.mo e Rev.mo Cardinale Enrico Gaetano legato Apostolico al Serenissimo Re e Regno di Polonia (secondo il titolo del Barb. lat. 5189) copre il periodo della legazione dal 3 aprile 1596 al 23 giugno 1597, ma per i primi mesi, non essendosi Mucanzio ancora aggregato, il resoconto si basa sui racconti degli altri membri. In seguito ricavò informazioni dal cardinale Giorgio Radziwill, vescovo di Cracovia, e da personaggi conosciuti sul posto, polacchi, lituani, ruteni.
Il diario avrebbe dovuto essere scritto in latino, ma Mucanzio abbandonò l’idea, pur proponendosi di darne in seguito un’edizione in quella lingua. Nella dedica al cardinale Aldobrandini dichiara di voler redigere il suo diario «conforme alla sua professione» di maestro di cerimonie, annotando cioè tutto quanto riguardava incontri, ricevimenti, cerimonie alle quali partecipava il legato. Nella delicata trattativa politica al centro della missione (il tentativo di convincere il re di Polonia Sigismondo III Vasa a formare, insieme con l’imperatore, una lega contro il Turco) il ruolo di Mucanzio fu dunque marginale: venne escluso dagli incontri aventi come oggetto la lega e su quelle occasioni si limita a riportare notizie e commenti di altri. Non si limita tuttavia a registrare il cerimoniale con puntigliosa precisione, ma aggiunge anche note sugli usi e costumi polacchi, sulla città, sulle chiese e su qualsiasi particolare che lo colpisca. Grazie a queste osservazioni il diario acquista un interesse peculiare, anche in confronto con quello molto più arido lasciato per un viaggio simile dal suo collega cerimoniere Paolo Alaleona, al seguito del cardinale Radziwill dal 23 maggio al 24 luglio 1592. La descrizione di Cracovia, ancora capitale proprio mentre il re stava trasferendo la corte a Varsavia, è vivace e interessante. Mucanzio nota l’abbondanza di cibo e di merci anche esotiche nei mercati, lo sviluppo della città fuori le mura e osserva con sorpresa che gli ebrei non erano costretti a portare alcun segno distintivo e che potevano esercitare mestieri diversi dal prestito di denaro e dalla compravendita. Osserva il livello elevato di istruzione e la libertà di manifestare il proprio pensiero senza essere infastiditi da alcuno. Per la parte religiosa, non gli sfugge l’influenza dei gesuiti, molto attivi e protetti da Sigismondo III. Nota inoltre come le usanze liturgiche della Chiesa polacca non abbiano accolto le nuove norme nel cerimoniale romano, mantenendo vecchie forme liturgiche e di tradizione locale, sulle quali formula critiche anche severe. Altre annotazioni sono interessanti per la storia dell’arte, così la descrizione delle molte chiese della città e del mausoleo di S. Giacinto.
Dopo un primo periodo, dal 29 giugno al 1° settembre, Mucanzio soggiornò a Cracovia a due riprese. La prima dal 12 novembre 1596 all’8 febbraio 1597, mentre Caetani si trovava a Varsavia nella speranza di concludere finalmente con successo la sua missione diplomatica. Ebbe così occasione di descrivere le liturgie del Natale e di notare come i fedeli polacchi fossero molto più devoti di quelli italiani. Fallito il negoziato, Mucanzio si riunì a Caetani e passò di nuovo per Cracovia sulla via del ritorno, il 13-14 aprile 1597.
Il 22 settembre 1596, in occasione dell’incontro a Varsavia di Caetani con Sigismondo III Vasa, segnala che il re conosceva bene sia l’italiano sia il latino e si meraviglia di quanti in Polonia conoscano entrambe le lingue. Anche di Varsavia, città allora agli inizi del suo sviluppo, Mucanzio lascia un ritratto colorito. Constata come sia piccola all’interno della cerchia delle mura, come siano angusti e scomodi gli alloggi, per la mancanza di locande e osterie; descrive poi il castello che era stato degli Jagelloni. Le materie trattate nel diario offrono anche spunti più strettamente politici: l’ambasceria dei tartari presso il re; la delegazione dei vescovi ruteni dopo il concilio di Brest che aveva riconosciuto l’autorità di Roma sulla Chiesa rutena; i ragionamenti sulla Russia; i ragguagli sulla composizione del Senato, della Dieta e degli uffici e funzionari del regno di Polonia. Sfuggono però a Mucanzio la complessità della struttura politica del Paese, l’articolarsi dei rapporti sociali, la situazione di privilegio e arbitrio della classe nobiliare. Si augura che il re riconduca tutti al cattolicesimo. Pur essendo un personaggio minore della missione diplomatica, con l’immediatezza delle sue osservazioni, Mucanzio rende così il suo diario una delle relazioni ufficiali migliori del tempo. Infine, come nota personale, accenna alla sua infelice condizione economica, con liti e debiti lasciatigli per eredità dal fratello e si lamenta degli scarsi proventi dell’ufficio di maestro di cerimonie. Il diario crebbe talmente che, al ritorno a Roma, gli furono necessari dieci mesi per riordinarlo: fu ultimato nel marzo 1598.
Nello stesso 1598 accompagnò Clemente VIII a Ferrara, appena acquisita dallo Stato pontificio. Dedicò, come era in uso presso i cerimonieri fin dal tempo del suo avo Biagio da Cesena, uno dei suoi diari esclusivamente a questo evento (Barb. lat., 2847) e pubblicò anche la Relatione dell’entrata solenne fatta in Ferrara à dì 13. di Novembre 1598. per la Serenis. D. Margarita d’Austria Regina di Spagna. Et del concistoro publico con tutti li preparamenti fatti dalla Santità di N.S. Clemente Papa VIII. per tal effetto... (Roma, N. Muzi, a istanza di O. Gabrielli, 1598). Sempre in quell’anno pubblicò la Relatione della solennissima entrata fatta in Ferrara dal Serenissimo Duca di Parma il dì 29 Giugno 1598 (ibid., Stamperia camerale) e Paolo Mandosio cita altre due opere manoscritte sullo stesso evento che nel XVII secolo si trovavano nella biblioteca di Francesco Maria Febei (1616-80), anch’egli cerimoniere pontificio e arcivescovo di Tarso dal 1667: Lettere scritte al Cardinale d’Aragona, con distinto ragguaglio di ciò che successe nel viaggio e dimora di Clemente VIII in Ferrara e De itinere Clementis VIII. P.O.M. Ferrariam versus, rebusque gestis in eadem Civitate, et de eius reditu ad Urbem, et reliquis quae acciderunt per totum annum 1598. Al 1605 risale la pubblicazione in due edizioni, una italiana e una latina, di un’opera Dell’uso, et varietà delle vesti di Nostro Sig.re e de Cardinali per tutto l’anno; e di molte altre cose degne à sapersi quali spettano alle chiese, titoli, e diaconie dell’istessi cardinali, e cappelle ordinarie, che si fanno fra l’anno in Roma... (Roma 1605).
Per impulso del cardinale Alfonso Gesualdo, uno dei suoi protettori, che era anche prefetto della sacra congregazione dei Riti, il 10 giugno 1602 fu nominato prosegretario della congregazione dei Riti e cominciò a redigere diari nei quali notava lo svolgimento delle sedute di quella congregazione. Il cardinale intendeva promuoverlo all’ufficio di primo segretario, ma trovò l’opposizione del segretario in carica, Giovanni Battista Stella, che aveva forti protezioni nel Sacro Collegio e Mucanzio fu costretto ad attendere a lungo il sospirato ufficio. Solo il 9 luglio 1609 ottenne il posto. Fu il primo a essere nominato a quell’ufficio con bolla pontificia e il primo che tenne in modo scupoloso il regesto della congregazione. Nel Vat. lat. 14090, c. 9, in data 30 maggio 1614, risulta la copia dell’autentica notarile di Mucanzio della causa di beatificazione di Caterina de’ Ricci, fiorentina. Nello stesso anno, a Roma, pubblicò un Sermo in ascensione Domini.
Morì a Roma, nella sua casa di via del Corso 98, l’11 dicembre 1617 (Vat. lat., 7901, c. 74).
I suoi manoscritti passarono alla biblioteca di Febei. Tra di essi Mandosio cita le seguenti altre opere e compilazioni: De itineribus summorum pontificum; De dignitate decani Sacri Collegii cardinalium; De quibusdam observationibus caerimonialibus circa annum Iubilaei; Promptuarium rerum notabilium seu repertorium ex scriptis a Francisco Mucantio fratre, a Diariis iam collectam, demum ordine alphabetico facilitatum; Trattati diversi spettanti alle cerimonie pontificie e varie osservazioni circa esse.
Fonti e Bibl.: P. Mandosio, Bibliotheca Romana, I, Roma 1682, p. 196; Bibliografia romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori romani dal secolo XI fino ai nostri giorni, Roma 1880, pp. 188 a.; L. von Pastor, Storia dei papi, XI, Roma 1929, pp. 402-405; G. Caetani, Domus Caietana. Il Cinquecento, San Casciano in Val di Pesa 1932, pp. 303-312; J. Władysław Woś, Contributo per la pubblicazione del «Diario» del viaggio in Polonia (1596-1597) di Giovanni Paolo Mucante, in Bull. senese di storia patria. LXXIII-LXXV (1966-68), pp. 252-277; P. Marchesani, La Polonia tra Cinquecento e Seicento nei diari di viaggio di G.P. Mucante e Giacomo Fantuzzi, in Barocco fra Italia e Polonia, Warszawa 1977, pp. 325-347; J.W. Woś, Il soggiorno a Cracovia del card. E. Caetani nella relazione di G.P. Mucante, Napoli 1978; Id., Itinerario in Polonia del 1596 di G.P. Mucante cerimoniere pontificio (parte prima: Cracovia), Roma 1981; Ch.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, V, Hildesheim 1998, p. 11; S. Franchi, Le impressioni sceniche. Diz. bio-bibliografico degli editori e stampatori romani e laziali di testi drammatici e libretti per musica dal 1579 al 1800, II, Roma 2002, pp. 25, 43.