DONATI, Giovanni Paolo
Figlio di Pietro, aquilano, il 20 ott. 1576 si impegnava con i procuratori della Confraternita del Rosario, esistente in S. Stefano a Pizzoli (L'Aquila), a dipingere un quadro ad olio su tela con la Beata Vergine ed i misteri del rosario, a dorarne la cornice e ad affrescare l'arco della cappella del Rosario. Tutto il lavoro doveva essere terminato per la domenica delle Palme dell'anno successivo; il 29 dic. 1577 il D. ricevette pagamenti (Chini, 1927) per detto lavoro, che risulta attualmente perduto. È possibile comunque farsi un'idea di quello che doveva essere lo stile del pittore a quell'epoca osservando l'Assunta, il S. Giovanni Battista e il S. Gerolamo, tre dipinti su tela, nell'abside di S. Maria Paganica a L'Aquila.
Il Leosini aveva letto nell'Assunta l'iscrizione "Io Paulus Donti f. MDLXXVI" (Leosini, 1848, pp. 95 s.) Successivamente altri autori, prendendo spunto da questa lettura, hanno creato la fittizia figura del pittore Giovan Paolo Donti (Bindi, 1883, Thieme-Becker); ma il confronto con le opere sicure del D. induce ad eliminare tale distinzione operata prima dal Leosini e mantenutasi viva sino ad oggi (Diz. encicl. Bolaffi), salvo qualche rara eccezione (Rivera, 1922; Galetti-Camesasca, 1950, p. 847). Benché la tela con l'Assunta sia stata notevolmente ingrandita a metà Ottocento e pesantemente ridipinta ai bordi (Leosini, 1848, p. 96), si possono intravedere i forti collegamenti con l'arte di Pompeo Cesura di cui il D. dovette essere buon seguace.
Assumendo come punto di riferimento l'Assunta, S. Giovanni Battista e S. Gerolamo di S. Maria Paganica, sono attribuibili al D. altri dipinti aquilani che mostrano chiare derivazioni dall'opera del Cesura: innanzitutto i soffitti dipinti con figure allegoriche nelle sale del palazzo di G. B. Fibbioni a L'Aquila. Inoltre Tobiolo e l'angelo, proveniente dalla sacrestia di S. Bernardino, nel Museo nazionale dell'Abruzzo de L'Aquila, ascritto sinora a G. P. Cardone (Moretti, 1968), altro seguace aquilano del Cesura, la cui pittura è più semplificata e meno definita, quanto a colore e disegno, rispetto a quella del Donati. Si è anche ipotizzato (ibid.), ingiustificatamente, un intervento del Cesura stesso nella parte alta del Tobiolo e l'angelo.
Si tratta in effetti di un'opera di buona qualità, affine alle altre riferibili al D., compiuta sotto l'influsso decisivo del Cesura, presumibile maestro del Donati. È probabile che il D. fosse entrato molto presto in contatto col Cesura, come fa pensare un mandato dell'ospedale di S. Spirito in Sassia a Roma, il primo documento che attesta la sua attività. Il 31 dic. 1571, infatti, lo stesso frate Nicolò (detto Cirillo, dal nome del suo protettore aquilano) che aveva stipulato un contratto col Cesura (febbraio 1571) per la dipintura di una cappella della chiesa di S. Spirito in Sassia riceveva 30 scudi, da consegnare al D., per un quadro che gli stava dipingendo (Arch. di Stato di Roma, Arch. d. osp. di S. Spirito in Sassia. Strumenti, vol. LIX, n. 2641).
Altre notizie documentarie relative al D. risalgono agli ami 1581 e 1582. Il 2 giugno ed il 30 ott. 1581 venne pagato per la pittura in oro all'orologio della cattedrale aquilana (Colapietra, 1978, p. 765). L'8 sett. 1582 assunse l'impegno di dipingere nella cappella Branconio in S. Silvestro a L'Aquila, per incarico dell'abate Marcantonio Branconio, la volta, con cielo azzurro e stelle dorate, e le pareti con le Storie ed i misteri della Madonna e la Nascita del Battista. Illavoro risulta concluso il 24 apr. 1586 (Colapietra, 1978, p. 978), ma già entro il 1625 la cappella era stata completamente modificata con nuovi marmi e pitture.
Nel 1585 il D. firmava il Noli me tangere, già attribuito al Cesura dal Leosini (1848, p. 39), proveniente da S. Pietro in Coppito, nei depositi del Museo de L'Aquila. Un'opera in cui l'interpretazione dei motivi desunti dal Cesura raggiunge esiti che possono talora vagamente ricordare alcune soluzioni stilistiche dell'ultimo Livio Agresti.
Nel coro di S. Chiara a L'Aquila, nella parete di fondo, è raffigurata l'Immacolata Concezione, inquadrata in una cornice architettonica sormontata da un timpano spezzato, su cui pende un ampio tendaggio. Ai lati due pannelli dipinti con nicchie aperte su fondi paesistici con, in primo piano, S. Michele e S. Giovanni Battista; al di sopra due riquadri con l'Annunciazione e la Nascita del Battista.
Nella zona inferiore dell'Immacolata sulla cornice è segnata questa iscrizione: "presens opus Ef.... abbatissa matre Francisca Antonia Pica MDLXXXVI". Al di sopra, in caratteri più piccoli, si legge un'altra scritta: "hoc opus f. f. abbas Navare". Gli affreschi realizzati nel 1586 furono attribuiti dal Leosini (1848, p. 84) a Giovan Paolo Cardone. Lo stile dei dipinti invece è molto simile a quello del D.: basti il paragone con il Noli me tangere del1585. Inoltre nella parte inferiore del riquadro con l'Immacolata corre la seguente iscrizione frammentarla "Iao. Paul. Donati et Tobia Ce ... ... si Detitto... minime finit".
Sulla parete di destra, per chi entra, si trovano altri affreschi divisi in tre ampie zone lunettate. La prima zona, adiacente alla parete con l'Immacolata, presenta una teoria di santi e sante con la parte superiore, che ospitava una scena sacra, parzialmente distrutta nel 1838 per la apertura di una finestra (Morelli, 1971, p. 111). Anche questi affreschi sono attribuibili al Donati (e aiuti).
Sebbene manchino prove documentarie (Leosini, 1848, p. 268) è stato ipotizzato che il D. fosse padre di un Giuseppe, anch'egli pittore aquilano. Giuseppe è ricordato per aver eseguito una Deposizione dallaCroce (in realtà è un Trasporto al Sepolcro) in S. Martino d'Ocre, dipinto firmato: "Iosephus Donati de / Aqla pinsit 1600". La composizione è copiata di sana pianta dalla Sepoltura di Federico Barocci per S. Croce a Senigallia.
Agli inizi dell'ultimo decennio del sec. XVI Giuseppe prometteva ad Annibale de Lala napoletano di dipingere un quadro con La Natività ed un affresco con l'Annunciazione inS. Agostino a L'Aquila (Colapietra, 1978, p. 1094). Il 23 febbraio 1604 dichiarava di aver ricevuto 22 ducati da Gaspare Floridi per l'esecuzione di un quadro con S. Silvestro ed i suoi miracoli nella cattedrale aquilana (ibid., p. 1070). Inediti documenti di archivio, non relativi a commissioni artistiche, risalgono al 14 novembre 1592: "debitus Michaele Angelo ... de terra nigra; debitus Josepho donati de Aquila, locatio Georgio mri Stephani pisani milanensi et eius uxore (Arch. di Stato de L'Aquila, Arch. notarile. Notar GiambattistaRainaldi, b. 464, cc. 957v, 958rv).
Va ricordato infine che in S. Maria Assunta di Assergi su di un altare in pietra datato 1593 è collocata un'Adorazionedei pastori recante in basso a destra la firma "Joseplius Donati / delle campane f"; è difficile che l'autore sia lo stesso che ha eseguito il dipinto sopra citato per S. Martino d'Ocre (D. Gianfrancesco, AssergieS. Franco, Roma1980, p. 189).
Fonti e Bibl.: A. Leosini, Monumenti stor. e artisticidella città di Aquila, Aquila 1848, pp. 39, 84, 95 s., 253, 268 (per Giuseppe); A. Signorini, L'archeologo nell'Abruzzo ulteriore secondo, Aquila 1848, p. 212; Id., La diocesi di Aquila descritta e illustrata, Aquila 1868, II, p. 239; T. Bonanni, La guida stor. della cittàdell'Aquila..., Aquila 1874, pp. 41, 108 (per Giuseppe); V. Bindi, Artisti abruzzesi, Napoli 1883, pp. 108 s.; M. Oddo Buonofede, Guida dell'Aquila, Aquila 1888, pp. 145 s.; L. Rivera, Raffaello e varie memorie attinenti all'Abruzzo, e a Roma, in Boll. della Regia Deput. abruzzese di storia patria, XII (1922), p. 324 (anche per Giuseppe); M. Chini, Documenti relativi ai pittori che operarono in Aquila fra il 1450 e il 1550 circa, ibid., XXVIII (1927), pp. 129 s.; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, IV, M. Gabrielli, Provincia di Aquila, Roma 1934, p. 33; M. Vanti, Mons. Bernardino Cirillo, commendatore e maestro generale dell'Ordine di S. Spirito, Roma 1936, p. 135; M. Moretti, Museo naz. d'Abruzzo, L'Aquila 1968, p. 147; M. Morelli, La beata Antonia da Firenze ed il monastero aquilano dell'Eucarestia, L'Aquila 1971, p. 111; R. Colapietra, Antinoriana, L'Aquila 1978, II, pp. 765, 978, (per Giuseppe) pp. 1070, 1094; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, pp. 427, 456 (sub voces Donati e Donti); U. Galetti-E. Camesasca, Enc. della pittura ital., Milano 1950, I, p. 847; Diz. encicl. Bolaffi, IV, pp. 183, 200 (sub voces Donati e Donti).